“Durante i venerdì di Quaresima 2020 proveremo a fare dialogare la Passione di Gesù con le esperienze quotidiane dei numerosi ammalati presenti nei nostri ospedali, nelle Rsa e nelle case di cura. La Croce di Gesù entra anche nelle esperienze più quotidiane e più personali della vita. E’ il motivo per cui quest’anno ho voluto ripetere l’iniziativa della Via Crucis itinerante del malato che prova a trasformare in racconto e preghiera l’esperienza dei molti ammalati presenti nei nostri ospedali”.
E’ il direttore dell’ufficio diocesano per la Pastorale della salute di Ragusa, don Giorgio Occhipinti, a chiarirlo, spiegando che il primo appuntamento del “Cammino di speranza, sollievo e solidarietà” si terrà venerdì 29 febbraio alle 16 nei reparti Rsa e Suap di piazza Igea a Ragusa. Il cammino proseguirà il secondo venerdì di Quaresima, il 6 marzo, alle 16 nei reparti dell’ospedale Giovanni Paolo II.
E, ancora, venerdì 13 marzo, alle 16, nei reparti della clinica del Mediterraneo, il 20 marzo alle 16 nei reparti dell’ospedale Maria Paternò Arezzo, il 27 alle 16 nei reparti Rsa di villa San Giorgio e, infine, il 3 aprile, sempre alle 16, al Consorzio siciliano di riabilitazione. “I testi che utilizzerò – sottolinea don Occhipinti – non si ispirano a una singola persona reale ma a situazioni che in forme anche tra loro diverse ho avuto modo di incontrare durante gli anni di assistenza religiosa ai malati. Da un esame all’altro, da uno specialista all’altro, da un reparto all’altro. No, non è esagerato paragonarlo a un Calvario.
Quante attese faticose, quanta burocrazia, quante procedure macchinose per poter vedersi riconosciuto il diritto a un’esenzione. E poi quanti tentativi anche solo per riuscire a prenotare una visita. Non c’è solo il dolore fisico della malattia, c’è anche tutto quello che in nome dei bilanci da far quadrare gli abbiamo costruito intorno. Lo so, non è facile gestire un servizio sanitario e sono grato ai tanti Cirenei che mi aiutano a orientarmi in questo servizio. Ma resta comunque una strada in salita. Se c’è una cosa che la malattia ti insegna è il valore delle piccole cose, dei gesti che tendiamo a dare sempre per scontati. Non è umano pretendere di vivere la propria malattia da soli”.