RAUSA PROVINCIA E MUORICA STA…

Inutile nascondere che, di buon mattino, tanti Direttori di testata e responsabili di redazione pensano, per un attimo, come riempire le pagine del giornale. Gli articoli, come ogni giorno, non mancheranno, dalla politica locale alle dichiarazioni e ai comunicati di partiti, la manifestazione, i comunicati delle organizzazioni datoriali, il sindacato, l’associazione culturale,  la protesta davanti alla prefettura, l’acqua che manca, qualche operazione della Polizia, della Finanza o dei Carabinieri, il più è fatto. Ma quello che attanaglia la mente del Direttore è il pezzo ‘forte’, quello per cui il giornale viene cercato anche da chi non lo legge abitualmente.

In questo periodo è stato facile perché, fra le quotidiane imprese di Crocetta e i biltz nei vari assessorati, le elezioni nazionali e i tentativi per formare un nuovo governo che ci potranno intrattenere fino a Pasqua, l’elezione del nuovo Pontefice per cui anche i non credenti hanno qualcosa da dire, non è mancato il materiale importante.

Ma con le pagine ancora grondanti di cronaca nazionale, anche sui giornali locali, in un periodo di sovrabbondanza di notizie, si profila all’orizzonte, per non dire che è entrato prepotentemente alla ribalta, un argomento che alimenterà le pagine e le colonne alla stregua del miglior propellente per aerei.

Sono state abolite le province in Sicilia: ma non è questo l’argomento !

La questione che, pensiamo, costituirà apertura giornaliera è la riorganizzazione territoriale dei vari Comuni.

Dal momento che siamo italiani e, come se non bastasse, anche siciliani, tutto è stato fatto in maniera eccessiva e plateale, battendo sul tempo anche il governo nazionale che, per colmo dell’ironia, magari, non arriverà all’abolizione delle province. Sarebbe stato opportuno, pur commissariando le province per evitare le elezioni previste dalla legge, stabilire prima la riorganizzazione dei territori e la distribuzione delle competenze fra regione e comuni, verificare le sorti di tutti gli uffici periferici dei vari ministeri, prefetture, questure, tribunali, forze dell’ordine, istituzioni scolastiche e quant’altro prima di pertinenza provinciale, per poi procedere all’abolizione delle province, in presenza di un contestuale piano di risparmio della spesa che deve costituire il motivo fondante dell’abolizione.

Invece si è proceduto prima all’abolizione, ancorchè, al  momento, necessariamente solo teorica, in funzione della futura riorganizzazione in liberi consorzi di comuni da attuare entro la fine dell’anno in corso.

Quindi tutto da vedere e da discutere. Con i politici, in testa il Presidente della Regione, che, ove fossero interrogati, non sono in grado di delineare il futuro, in maniera esauriente, sull’argomento.

Non si sa a cosa si andrà incontro, si spera solo che sarà risparmiata una barca di soldi e tutti siamo contenti.

Come si vede non mancheranno contenuti, per lungo tempo, sui giornali, anche perché è scattata prontamente la corsa alle nuove egemonie sui territori, antichi campanilismi e mai sopite aspirazioni di crescita amministrativa sono già ai blocchi di partenza.

E quale migliore occasione per i novelli Masaniello, per i politici dalla data di scadenza ormai superata, per i fuoriusciti dalla scena politica, di tentare il ritorno sul palcoscenico attraverso il solleticare l’orgoglio campanilistico represso per anni ?

Non mancano in Sicilia situazioni di questo genere: già Marsala pensa di staccarsi da Trapani, Gela da Caltanissetta,  Piazza Armerina da Enna, Caltagirone da Catania, Taormina da Messina, Lentini da Siracusa. Sarà un turbinio di abbandoni e di nuove unioni, paragonabili agli squilibri ormonali, maschili e femminili, che spesso consigliano di abbandonare il compagno o la compagna di una vita per provare nuove emozioni, magari con l’aiuto del citrato di sildenafil.

Della nostra provincia non resteranno che brandelli: si vocifera che Vittoria potrebbe unirsi a Gela, ma è Modica che avrà l’occasione di riscattare l’onta mussoliniana del secolo scorso che la relegò ad ancella del paese dei minatori e dei massari, lei erede, pur anche con abbondanza di massari ma anche con buona dote di tradizione culturale e di aristocratiche famiglie, dei nobili fasti della antica Contea.

E nella desolazione di una classe politica decimata dalla vicende giudiziarie, nelle nebbie di un deficit comunale che esonda nel dissesto finanziario, emerge la voce dell’ex sindaco Torchi che, con la perizia e la maestria, anche verbale, che gli vanno riconosciute, sale al volo sul cavallo imbizzarrito della riforma crocettiana per incitare i suoi concittadini al risveglio dopo anni di tollerante moderazione.

Via da Ragusa, accogliere i piccoli comuni limitrofi, sottomettere Noto per dare vita ad una nuova entità territoriale e amministrativa che ponga Modica come capoluogo per ricostituire  i crismi della indiscussa superiorità della capitale della Contea.

Stolto, anzi, Crocetta che parla di Liberi Consorzi invece di restaurare il nome e le divisioni amministrative di Contea, così il processo sarebbe perfetto.

Peccato, però, che sarà difficile ritrovare fra le parole Libero Consorzio di Comuni la rima per poter restituire il dileggio perpetrato per decenni dai ragusani.

Ma si avvertono già i primi segnali di una appassionata condivisione dell’entusiasmo di Torchi, che dovrà, però, necessariamente, superata l’iniziale necessaria foga dialettica, aggiustare il tiro su alcuni particolari, su cui, invero, è scivolato: vada per la “candidatura naturale per dimensione storica e per omogeneità del territorio interessato” ma azzardato pare rivendicare, nello stesso, “prospettiva di sviluppo”.

Legittimo parlare di “territorio che da sempre è rimasto unito per sentimento e per afflato culturale”, ma pretestuoso “riprendere e vincere la battaglia per riavere il Tribunale, per dotare il comprensorio di tutti i servizi nel tempo perduti in nome di una “spending review” dissennata”, pretese che forse andranno a cozzare con gli intendimenti di contenere ed eliminare spese inutili o doppie, senza dire che è impossibile non notare un eccessivo entusiasmo che, giocoforza, porta chi legge a pensare al delirio, quando si dice: “ricostruendo quel tessuto sociale ed istituzionale che aveva reso, negli anni, Modica provincia di fatto, all’interno delle province ufficialmente riconosciute”.

Enigmatica e inspiegabile, alla fine del tentativo di trascinamento di Torchi, l’esortazione alla classe politica della provincia, considerata “più illuminata e lungimirante” e l’auspicio della collaborazione dei parlamentari regionali. Non si comprende perché Torchi giudichi la classe politica della provincia (che brutto riferimento parlare ancora di provincia) più illuminata e lungimirante di quella del comprensorio, una mancanza di tatto nei confronti dei politici che resteranno, ancora di più suoi conterranei, e non si comprende quali parlamentari regionali dovrebbero perorare la causa del costituendo Consorzio del Sud Est.

Per quanto riguarda noi poveri ragusani, abbandonati ad oriente e a occidente, è auspicabile che manterremo la dignità della moglie abbandonata, senza plateali reazioni ma con la legittima aspirazione a rifarci una vita, insieme ai comuni che ci resteranno affidati, verso l’unico sbocco che ci resta all’interno, nella provincia etnea dove potremmo ritrovare energia, vitalità, sviluppo e sicurezza economica, senza dire che ritroveremmo l’aeroporto perché, di certo, quello di Comiso sarebbe perso, spostato sull’altipiano modicano.

Perché ? Ma vuoi mettere una Contea senza aeroporto !

Principe di Chitinnon