L’unica riserva, a voler per forza trovare qualcosa da ridire, è proprio nella indicazione della iniziativa: “reading” di poesie.
Ma perché reading quando si potrebbe benissimo dire “letture” e, volendo essere ancora più precisi ed eleganti oltre che italianissimi (nel 150mo anniversario dell’Unità sarebbe anche il caso) “incontro di letture di poesie”? Non oso chiederlo perché temo che la risposta sia: “per capirci meglio, per intenderci ad un più ampio livello, per essere alla moda”. Sia come sia, alla Libreria “Saltatempo” di Ragusa si è consumato il secondo dei tre atti di una bellissima iniziativa del gruppo che ha promosso un calendario di eventi nel sessantesimo anniversario dalla scomparsa di Giovanni Antonio Digiacomo, il poeta Vann’Antò.
Si è trattato appunto di una lettura, vabbè, di un reading, di poesia in lingua e in dialetto organizzato e gestito da Pippo Di Noto, poeta ibleo che ha riunito quelli che lui ha voluto chiamare “gli amici di Vann’Antò”. Ed in tanti si sono presentati, leggendo ciascuno due o tre proprie opere, in dialetto come in italiano, e tutte belle, alcune bellissime (e chi scrive non è assolutamente esperto in poesia, e si affida pertanto, volendo giudicare, al solo primo impatto, all’istinto puro, alle sensazioni suscitate dalla lettura di “haiku”, le brevissime poesie giapponesi, e di poemetti in vernacolo, gustosissimi e sovente anche umoristici, alla faccia di chi dice che la poesia sia sempre e solo triste, di melanconici quando non di depressi cronici).
Tanti i poeti e tante le poesie lette nel salone della Saltatempo, impossibile riferire di tutti, e pertanto, certi di fare grave sgarbo a chi non potrà essere citato (ma si chiede perdono per evidenti motivi di spazio), ricordiamo soltanto alcuni tra i partecipanti. Certamente quelli che hanno fatto da estremo anagrafico. Insomma, il poeta più giovane e quello più anziano. Enrico Massari, otto anni, con due poesie di cui una stupenda nella quale paragona il sole ad un pizza col bordo bruciacchiato e piena di patatine fritte, e Turi Vicari, oltre ottanta anni, anch’egli con due belle poesie, soprattutto quella nella quale ricorda la scomparsa di Papa Giovani Paolo Secondo. Tra gli altri anche Giovanna Vindigni e Giuseppe Tumino (che ha letto una eccezionalmente divertente poesia in dialetto che già dal titolo è tutto un programma e che riferiamo con qualche disagio: “u scruoppu nto culu”). E poi Peppino Bugio con una lirica declamata a memoria, quasi recitata, per dire che “ppi mia nunnè ciù scuru i menzannotti nun po’ fari”. E ancora Giovanni Vicari e Francesco Mazza, Ciccio Licitra e e Giovanni Marletta, poeta dialettale di Palazzolo Acreide con una stupenda “A ronna ri oru”.
Prossimo appuntamento con gli amici poeti di Pippo Di Noto alle ore 18,30 di venerdì 6 maggio sempre nei locali della Libreria Saltatempo in via Giambattista Hodierna a Ragusa.