RECRUDESCENZA DI ATTI DI MICROCRIMINALITA’ NEL CENTRO STORICO

Le associazioni culturali “Ragusa in Movimento” ed “Area iblea – Peppe Marino”, preso atto della invivibilità del centro storico superiore e della recrudescenza di atti di microcriminalità che vengono perpetrati sia nel capoluogo che nelle frazioni del capoluogo, chiedono all’Amministrazione comunale, premesso che la stessa è rimasta molte volte sorda alle richieste di aiuto provenienti dai cittadini che lavorano e abitano soprattutto il centro storico, che nella prevista riunione del comitato provinciale dell’ordine pubblico in programma per martedì in Prefettura si chieda l’istituzione del poliziotto e/o del carabiniere di quartiere che rappresentava un ottimo deterrente e funzionale rimedio ai fenomeni di microcriminalità. Pertanto, si chiede all’Amministrazione comunale di farsi carico dei problemi dei cittadini su sicurezza e vivibilità, provvedendo a dislocare più vigili urbani nelle zone a rischio, anziché tartassare di multe i cittadini ragusani. Inoltre, il presidente di “Ragusa in Movimento”, Mario Chiavola, interviene nello specifico sul caso di piazza San Giovanni. “Oltre ai complimenti di circostanza che, in casi del genere, vanno doverosamente rivolti ai rappresentanti delle forze dell’ordine – dice – per avere saputo fornire una rapida risposta al grido d’allarme sollevato da commercianti e residenti della zona, non possiamo esimerci dall’avanzare una serie di riflessioni che, purtroppo, addebitano una serie di grosse e pesanti responsabilità alla politica e a chi, in particolare, ha amministrato e amministra questa città”. La zona, da qualche tempo, è diventata ricettacolo di spacciatori di ogni nazionalità che non hanno remora alcuna a cedere le sostanze stupefacenti, hashish o marijuana soprattutto, alla luce del giorno e davanti agli occhi di gente comune. “Secondo noi, il problema è che il centro storico superiore – continua Chiavola – è stato ghettizzato in forza di scelte che non hanno per nulla rivisto l’aspetto urbanistico di questa parte della città. Aspettiamo ancora l’attuazione del Piano particolareggiato che avrebbe dovuto fornire un certo vigore a tutte le intenzioni di recupero decantate dai vari amministratori che si sono succeduti a palazzo dell’Aquila e che invece sono rimaste un puro esercizio di stile. Per cui le vecchie case, le abitazioni fatiscenti, sono diventate il punto di ritrovo di una varia umanità che, spuntando prezzi di favore, ha messo su casa da queste parti. Sì, lo diciamo a chiare lettere, il centro storico superiore di Ragusa è diventato un ghetto. Ci sono soprattutto persone disperate, ci sono soprattutto stranieri, che, per sbarcare il lunario, non si fanno il minimo problema. Anche delinquere, per loro, è un modo per cercare di superare le difficoltà e salvare il salvabile. Negli ultimi dieci anni questa parte di Ragusa, mentre la città si andava espandendo nelle periferie, ha conosciuto l’avanzare di un degrado senza precedenti. Con tutte le conseguenze negative che tale circostanza ha comportato. Un degrado che ha continuato ad avanzare come se nulla fosse e, soprattutto, senza che niente e nessuno abbozzasse qualche tentativo di contenimento. Oggi la città vive con una piaga purulenta nel proprio corpo che non riesce a sanare nella maniera dovuta. Non servono solo le retate delle forze dell’ordine. Sono necessari nuovi modi di intendere la riqualificazione e la conversione urbanistica di questa parte del territorio. Solo così possiamo sperare in una inversione di tendenza che, oggi, purtroppo risulta essere lontana anni luce”.