Nella mia attività di psicoterapeuta mi capita spesso di incontrare coppie in crisi in fase avanzata e non più recuperabile. Poiché di questo sempre mi dispiaccio, perché la separazione è causa di dolore sia per i due coniugi che per i figli nati dalla loro unione, con questo articolo propongo di fare attenzione, a chi si trova in vicende di questo tipo, in quanto, più tardi si interviene, meno sono le probabilità che si riesca a salvare il matrimonio. Il tentativo di risolvere da soli un momento di tensione, in se e per sé, non è da evitare, ma occorre stare attenti ai casi in cui il problema non venga superato, ma solo momentaneamente messo da parte con la convinzione che non ci sia più. Cosa fa la differenza fra un problema risolto e uno accantonato? Nel primo caso il conflitto si supera con un accordo serenamente accettato da entrambi e non si ripresenta più, nel secondo, la coppia si ritrova in modo ricorrente a discutere delle stesse questioni, segno che per un po’ si fa finta (o si crede) che il problema non ci sia, ma che poi, quando si ripresentano le stesse circostanza, questo riemerge.
L’aspetto più pericoloso in questo caso non è la tensione che di volta in volta la coppia si trova a dover affrontare, quanto piuttosto l’effetto corrosivo che questa ha sul sentimento d’amore. Il ripetersi di conflitti, a lungo andare, danneggia il sentimento fino al punto da sostituirlo con il risentimento e il rancore. Per evitare che questo accada, quando le situazioni si complicano e si ripetono con cadenza periodica, può essere utile affrontarle con l’aiuto di un esperto. Il vantaggio che si ricava da un tipo di supporto del genere è quello di poter vedere chiaro ciò che da soli, i due della coppia, non riescono a vedere e cioè gli aspetti sotterranei al conflitto, che possono riguardare sia elementi della comunicazione a loro non immediatamente evidenti, ma anche aspetti inconsci che appartengono a uno di loro, o a entrambi, e alla storia personale.
Quando l’intervento è tardivo a volte accade che uno dei due sia ancora innamorato, mentre l’altro non provi più nulla e non ne voglia più sapere di salvare il legame. La rottura del rapporto sarà traumatica per entrambi: il partner che si è disinnamorato proverà un senso di fallimento per non essere riuscito ad impedire che questo accadesse, l’altro proverà senso di fallimento per non essere riuscito a impedire che il compagno/a lo lasciasse. Questi sentimenti potranno essere più o meno coscienti, oppure mascherati, a livello coscio, da accuse reciproche con le quali si dicono che, se il matrimonio è fallito, non è colpa loro, ma dell’altro.
Dott.ssa Sabrina D’Amanti psicologa e psicoterapeuta
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Studio di psicoterapia a Vittoria e Ragusa