RETE DEGLI STUDENTI MEDI IN SICILIA: IN PIAZZA CON I LAVORATORI

Allo sciopero del 6 dicembre annunciato dai lavoratori si sono uniti anche gli studenti per rivendicare ancora una volta il diritto e la dignità della scuola pubblica nel nostro paese.

«Grazie alle nostre battaglie è stato respinto il progetto di legge Aprea che prevedeva la distruzione della democrazia nelle scuole e l’ingresso dei privati nei consigli di istituto. Abbiamo difeso i nostri diritti, conquistati in anni e anni di battaglie, che ci garantiscono la possibilità di esprimerci con i nostri spazi democratici. Una vittoria di tutti gli studenti che non si sono mai arresi e sono scesi in piazza per difendere la propria scuola, il proprio futuro. Ma questo non ci basta perché i problemi della scuola rimangono immutati». 

Non esiste ad esempio una legge nazionale e regionale sul diritto allo studio che garantisca l’accesso al sapere a tutti; una scuola su due non è a norma per non parlare della didattica che è ancora ferma agli anni ’50.

«La nostra generazione viene considerata la generazione perduta, quella senza futuro, quella che avrà l’accesso al mondo dell’università sbarrato dai test d’ingresso e dal numero chiuso, quella che se avrà un lavoro lo avrà precario e senza garanzie, quella che non avrà una pensione».

 In questo momento in moltissime scuole del paese si stanno svolgendo occupazioni, autogestioni e assemblee per discutere un nuovo modello di scuola da cui ripartire, un modello democratico e partecipativo che dia voce a chi ha pagato in questi anni una crisi che non ha causato.

«Siamo stati e continueremo ad essere nelle piazze perché sentiamo la responsabilità di dover far vedere il cambiamento che vogliamo come alternativa concreta e sostenibile, con idee forti e proposte concrete. La nostra mobilitazione non si ferma perché perché siamo stanchi dei continui tagli alla scuola pubblica e dell’assenza di un progetto di vero cambiamento. Scendiamo in piazza proprio con i lavoratori perché  abbiamo le loro stesse rivendicazioni, perché i diritti che vogliono togliere a loro sono gli stessi diritti che vogliono togliere a loro e perché insieme vogliamo difendere la democrazia sia nelle scuole che nei luoghi di lavoro».