RICORDANDO FILIPPO PENNAVARIA

Non è stato l’unico a dare la vita per la libertà di stampa.

Molte sono state le vittime di mafia per avere denunciato la verità.

Mauro Rostagno: giornalista famoso per la lotta contro la mafia e per la sua voglia di verità, che lo ha portato a denunciare gli affari illeciti della criminalità organizzata. Ha osato parlare, manifestando il proprio pensiero pubblicamente, sia nelle radio che nelle piazze, ma anche nelle TV private.

E’ stato un personaggio apprezzato da tutti, proprio per aver detto le cose come stanno. Non si è dedicato soltanto alla lotta contro la mafia, ma ha deciso di aiutare le persone disagiate. La sera del 26 settembre 1988, appena uscito dalla sede di RTC, tv privata di Trapani presso cui lavorava, venne seguito da un’auto con a bordo i suoi assassini. Il delitto fu commesso in contrada Lenzi, a Trapani, in una strada isolata. Come lui anche molti altri sono stati uccisi per la lotta contro la mafia e per la tutela della libertà di stampa. Il 26 Settembre 2013 si è ricordato il venticinquesimo anniversario della sua morte. In memoria di questo coraggioso giornalista è intervenuto il Presidente del Senato Pietro Grasso, per rinnovare ai familiari e agli amici la sua partecipe vicinanza. Le sue parole hanno colpito i giovani, soprattutto quando ha ricordato il coraggio del giornalista “nell’aperta denuncia di malaffari e soprusi e nell’esporsi sempre in prima persona, apparendo sugli schermi televisivi delle case dei siciliani”. Mauro Rostagno ha dato luogo al più grande dei sacrifici, quello della vita, e si è così aggiunto ad un lungo elenco di onesti che hanno denunciato le collusioni tra mafia e politica. Rimane l’esempio delle sue parole e delle sue azioni, che possono servire da incitamento a tutti coloro che vogliono costruire una società migliore.

Articolo redatto da :Romeo Rosalba

Classe: Classe IIIC SIA  Istituto Tecnico Statale ” G. Garibaldi” Marsala

docente che ha curato la correzione: M. Bellafiore

docente referente del progetto: T.Titone

 

Ogni volta che vengo a Ragusa mi fa sempre piacere recarmi a visitare il Museo Civico ” L’Italia in Africa 1885-1960 “. Anche stavolta ci sono andata ed ho incontrato il direttore Mario Nobile.

 

Come va, signor direttore, ci sono novità nel Museo ?

Si, di novità ce ne sono parecchie. Altro materiale coloniale si è aggiunto a quello già   esistente nel Museo che, quindi, si è arricchito di nuovi oggetti, tra cui alcuni addirittura “pezzi unici“.

 

Dove trova tutto questo nuovo materiale coloniale ?

In tutta Italia. Si, ci sono gli innumerevoli amici collezionisti sparsi in tutta Italia che conoscono questo nostro Museo attraverso le fotografie, via internet o per passaparola tra “addetti ai lavori” che si congratulano con me e con l’ Amministrazione comunale che ha dimostrato sensibilità culturale sia per l’apertura e sia per il mantenimento di questo Museo che, a loro giudizio, è non solo molto interessante, ma è anche “unico” in Italia nel suo genere.

Questi amici collezionisti, dicevo, spesso mi chiamano proponendomi oggetti vari in loro possesso da poter inserire nel Museo.

 

E tra queste proposte trova qualcosa d’interessante ?

Non sempre, perché gran parte del materiale proposto già esiste nel Museo che, come dicevo prima, è molto ricco di pezzi. Però, qualche settimana fa, un grosso collezionista di Brescia, l’amico Paolo Canesella, mi ha telefonato apposta per dirmi che di recente aveva acquisito, da una famiglia di Roma, un casco coloniale appartenuto ad un personaggio, molto importante, nato a Ragusa.

 

Le ha detto chi era questo personaggio ?

Certo. Mi disse che era appartenuto al senatore Filippo Pennavaria.

 

Lei certo conosceva questo Senatore Filippo Pennavaria . Vuole raccontare chi era?

Si. Fu deputato nella XXVII Legislatura. Era nato a Ragusa il 6 agosto 1891. Si era laureato in Scienze Sociali, studioso e competente in materie giuridiche ed economiche. Durante la I Guerra Mondiale fu un valoroso combattente, con tre medaglie al valore e tre ferite di guerra riportate in combattimento.

Dal 1926 al 1932 fu attivo e apprezzato sottosegretario di Stato alle Comunicazioni (Poste, Telegrafi, Telefoni prima, Ferrovie dello Stato poi). Nel 1926 riuscì a far istituire la provincia di Ragusa, con Ragusa capoluogo dove, dal 1927 in poi, fece realizzare tantissime opere pubbliche.

Nel 1958 i ragusani, per l’affetto che avevano per lui e per ringraziarlo per tutto quello che aveva fatto per loro e per Ragusa, lo elessero senatore con circa 12.000 voti ( ottenuti solo nella città ).

Morì a Roma il 7 marzo 1980 e la salma venne traslata a Ragusa nel marzo 1982 per essere tumulato nella tomba di famiglia.

 

Questo casco coloniale, quindi, è un cimelio molto importante. . .

Certo, e l’esistenza di questo oggetto mi ha fatto venire in mente una certa idea. . .

 

Può portare a conoscenza di questa sua idea anche i lettori di RagusaOggi?

Certamente. Trattandosi di un casco coloniale vorrei  esporlo nei locali del Museo Civico “L’Italia in Africa 1885-1960” perché i visitatori e i ragusani possano vederlo; d’altronde il Museo riguardante l’Africa è il sito naturale per l’esposizione di un oggetto coloniale.

 

 Praticamente lei vorrebbe organizzare una mostra per l’esposizione al pubblico di tale pezzo. Ma non le sembra riduttivo organizzare una mostra solo per far vedere un copricapo ?

No, questa Mostra non sarebbe fine a se stessa, solo per far vedere un casco coloniale, ma sarebbe l’occasione per ricordare alcuni avvenimenti importanti, per Ragusa e i ragusani:  ricorderemmo il 26 dicembre 1926 , data della unificazione dei Comuni di Ragusa Superiore e Ragusa Inferiore (o Ragusa Ibla) e il 2 gennaio 1927 data dell’istituzione della Provincia di Ragusa con Ragusa capoluogo. Questi avvenimenti hanno avuto come protagonista Filippo Pennavaria.

 

E quale sarebbe la data scelta per questa Mostra ?

La stiamo valutando in questi giorni. Appena stabilita la comunicheremo agli organi di Stampa e televisivi che informeranno i cittadini ragusani tutti.

 

Bene. Che cosa direbbe ai lettori di RagusaOggi?

Di venire a visitare questa Mostra che dovrebbe avere per titolo ” Filippo Pennavaria e l’Africa “. Sarebbe anche l’occasione per visitare il Museo che, tra l’altro, è unico in Italia nel suo genere. Lo visitano turisti stranieri e di tutta Italia….e absit iniuria verbo (sia detto senza offesa) non vorrei che per noi ragusani fosse NEMO PROPHETA IN PATRIA !