Abbiamo parlato dei progetti di riforma governativi e abbiamo visto come siano inutili al fine di una ripresa dell’efficienza della giustizia in Italia. Quando si parla di giustizia dobbiamo distinguere tra la giustizia penale, relativamente efficiente perché presidiata da termini rigorosi di prescrizione, e la giustizia civile, quella la cui efficienza (o inefficienza) è maggiormente percepita dai cittadini perché incide sui rapporti economici e sulla produttività complessiva del sistema. Purtroppo, l’attenzione della politica è rivolta prevalentemente alla prima, probabilmente a causa delle disavventure giudiziarie del Premier, e molto di meno alla seconda.
Un’analisi della funzionalità della giustizia in Italia si può elaborare a partire dai dati dell’ultimo rapporto della Commissione Europea per l’Efficienza della Giustizia (Cepej, Commission européenne pour l’efficacité de la justice), la commissione istituita appositamente in seno all’Unione europea per monitorare i dati sul funzionamento della giustizia, che confronta tra di loro i dati relativi al funzionamento della giustizia nei paesi europei e nei paesi Ocse.
Partiamo dalla durata di una controversia civile che in Italia dura in media complessivamente 1.210 giorni, mentre nei paesi europei dura 549 giorni e nei paesi Ocse 510 giorni. Solo in primo grado, una controversia civile che in Italia dura in media 480 giorni, in Germania dura 157 giorni, 250 giorni in Francia e Spagna. Ma i 480 giorni medi sono diversi nelle varie parti d’Italia: sono 306 giorni nel nord ovest e 590 nel mezzogiorno.
Tale inefficienza non è dovuta certamente ad insufficienza di spese: l’Italia spende per la giustizia 70 euro per abitante contro, ad esempio, i 53 della Francia, ma il 70% della spesa se ne va in stipendi.
Vediamo come vengono spesi questi soldi. In Italia ci sono 1.292 tribunali contro i 595 dell’Inghilterra, 703 della Spagna, 773 della Francia, 1.136 della Germania. Facendo il rapporto per abitanti, ogni 100 mila abitanti la Francia ha 11,9 giudici, la Spagna 10,1, l’Inghilterra 0,7, la Danimarca 6,6, l’Irlanda 3,1, l’Italia 13,7.
Il personale amministrativo in Francia ammonta a 15.199 unità, in Olanda a 5.160, in Italia a 27.067; in pratica, in Italia per ogni magistrato ci sono 4,2 unità di personale amministrativo, quando in Germania ce ne sono 2,9.
In Italia ci sono poi 236 mila avvocati, in Spagna 155 mila, nel Regno Unito 140 mila, in Germania 147 mila, in Francia 48 mila (meno che nella sola Roma), in Svezia soltanto 4503 avvocati. Il costo di una causa ammonta al 29,9% del valore della causa (e il 21,8% solo di parcelle agli avvocati), quando in Germania s’attesta al 14,4%, in Austria al 18%, in Francia al 17,4%, in Finlandia al 10,4%.
Si può sintetizzare che il numero dei giudici e dei pubblici ministeri italiani, se rapportato al numero di abitanti, non è così alto, anzi è nella fascia bassa della graduatoria; e la stessa cosa vale per il personale di cancelleria e amministrativo. Si rileva però che i procedimenti che ogni anno arrivano sulle scrivanie dei magistrati italiani sono molti di più di quelli affidati ai colleghi di quasi tutti gli altri Paesi europei; è tuttavia non altrettanto elevato il numero di quelli che ogni anno vengono esauriti dai nostri giudici. Come è possibile? Accade quindi che il numero di casi risolti, in rapporto a quelli che arrivano, sia del 94% dei contenziosi e del 96% per i non contenziosi. Quanto poi al capitolo retribuzioni, i magistrati italiani si collocano poco oltre la metà classifica rispetto agli altri Paesi dell’UE (in graduatoria ci sono i però magistrati dell’Est europeo che sono remunerati con stipendi molto bassi che risentono delle condizioni economiche di quei Paesi); mentre ad esempio i nostri giudici e pm sono meno pagati dei colleghi francesi, spagnoli e anche greci, per non parlare di quelli inglesi, specie considerando gli stipendi al netto delle tasse. Siamo tuttavia ai primi posti per la spesa globale per la giustizia; ma anche qui il dato cambia del tutto se rapportato alla spesa per numero di abitanti (dove siamo nelle posizioni di metà classifica) e al trend della spesa, che è in netta diminuzione.
La prima risposta che viene in mente a chi si chiede perché allora la produttività della giustizia sia così bassa è che sono le procedure a ingolfare la macchina giudiziaria; gli addetti ai lavori sanno però che, negli ultimi sessant’anni, le riforme e le modifiche ai codici di procedura non si contano più e mai sono riuscite a migliorare l’efficienza della giustizia. Sicuramente inciderà pure l’altissimo numero degli avvocati che ha interesse ad una durata maggiore dei processi per alimentare i propri redditi. La risposta più idonea, a mio parere, è invece che la giustizia risente della inefficienza organizzativa della burocrazia italiana, con qualche particolare in più relativo alla specificità del settore. Di ciò parleremo la prossima volta.
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