RISPETTO DELLE REGOLE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

A seguito delle preoccupazioni espresse dalle principali organizzazioni sindacali per l’allarmismo creatosi lo scorso mese intorno alla vicenda, poi smentita, dell’inquinamento della fonte Mirio-Paradiso ad opera dell’Eni, Confindustria Ragusa non solo condivide quanto affermato dalla triplice, ma propone,  alcuni spunti per un’attenta e necessaria riflessione sul tema degli investimenti e dello sviluppo sostenibile per il territorio ibleo.

“Opinione pubblica disorientata, tessuto sociale diviso, investimenti bloccati. Se da un lato l’inquinamento della fonte Mirio-Paradiso ad opera dell’Eni esiste solo nelle accuse che si sono rivelate poi del tutto infondate, dall’altro lato l’intolleranza dei fautori del ‘no comunque e a prescindere’ all’attività di ricerca petrolifera ha provocato – questa sì – danni al nostro territorio creando un allarmismo che di certo non ha aperto spiragli di luce nelle penombre della crisi attuale”.

A denunciare i rischi di un’ennesima ‘guerra santa’ contro l’industria ‘nemica’ dell’ambiente è il presiedente di Confindustria Ragusa, Enzo Taverniti, che vede nell’allarme lanciato da alcuni ambientalisti in merito alla trivellazioni a lato della provinciale S.Croce-Malavita-Ragusa “il ritorno ciclico nella nostra collettività di un’opposizione pregiudiziale contro le trivellazioni che da oltre 60 anni caratterizzano il nostro territorio con danni finora pari a zero e lauti benefici sia economici che occupazionali, per non parlare della moneta sonante confluita nelle  disastrate casse della Regione Sicilia. Ogni occasione di sviluppo diventa un’occasione per bloccare attività che oggi, in Sicilia e soprattutto nella nostra Provincia, possono portare nuovi investimenti produttivi, liquidità e posti di lavoro, diretti e indotti, senza per questo pregiudicare l’integrità e la qualità dell’ambiente”.

L’industria, insomma, non antepone lo sviluppo al territorio, “e non rappresenta ‘un male necessario’. Il sistema produttivo oggi si pone con atteggiamento responsabile rispetto a soluzioni moderne e adeguate, affronta i problemi di eco-compatibilità dei processi, di utilizzo efficiente delle risorse, di ottimizzazione delle materie prime, di riduzione degli scarti e di un loro avvio al riciclaggio e al recupero. Riteniamo – sottolinea il presidente Taverniti – che non giovi a nessuno offuscare l’immagine di un modello di sviluppo produttivo da sempre legato al ciclo di trasformazione delle materie prime disponibili nel territorio. In questo momento, infatti, gli unici investitori sono i grandi gruppi privati: è venuto meno il ruolo della Regione come imprenditore, mentre il Governo nazionale non mostra segni di interesse a cantierare o completare le grandi infrastrutture che potrebbero fungere da volano per la nostra economia. La creazione di ricchezza quindi dipende in larga misura dalle produzioni di tipo manifatturiero, e l’industria continua ad essere fattore imprescindibile dello sviluppo economico sostenibile”.

“Proprio in questi giorni – conclude il presidente di Confindustria Ragusa – il sindaco Nello Dipasquale ha intitolato una strada all’ingegner Donato Rondinone, pioniere dello sviluppo ibleo, ricordato come artefice del miracolo del nostro territorio realizzato grazie alle attività di ricerca e sfruttamento degli idrocarburi da parte della Gulf Company. L’auspicio è allora che tutta la collettività adotti un sistema di regole quale quadro  comune di chiarezza e trasparenza e che ciascuno, nel rispetto del proprio ruolo e delle proprie competenze, si adoperi affinché quelle regole possano continuare a garantire occupazione e sviluppo”.