Il ruolo delle donne, nella società e nell’economia italiana, merita una riflessione, in quanto queste, intendiamo le donne, sono centrali nel rinnovamento della società, delle aziende, dell’istruzione, essendo in numero maggiore in questo settore, ad esempio, nella rigenerazione dei partiti, dove risultano più organizzate, meno corrotte, o dedite alla corruzione, più pronte a recepire il nuovo, e l’alternativo, rispetto agli uomini, più aperte alla diversità. Però, sono meno valorizzate da un mondo fatto da uomini, intendiamo nei fatti non nelle parole.
Ancor oggi, assistiamo a dover far valere gli articoli della Costituzione, che riguardano la parità di genere, e, per esempio, la tanto auspicata Doppia preferenza di genere è passata per i Comuni, passerà, si spera alla Regione Sicilia, è passata alla Regione Campania, ma non nella Nazione.
D’altronde , non è neanche passata la Riforma elettorale:troppi gli interessi dei partiti in tal senso, in termini di poltrone sicure da mantenere, e da non mettere in discussione. Per quanto riguarda questo ultimo fatto, nelle trasmissioni tenute a Teleiblea, a Ragusa, nell’incontro tenuto alla Provincia Regionale di Ragusa sulla Riforma elettorale, lo avevamo predetto,noi dell’Osservatorio Interpartitico Pari Opportunità ibleo, sotto forma di Cassandre del territorio . In quella occasione avevamo parlato della Doppia Preferenza di Genere, e sapevamo a priori, che piace poco ai politici, anche se le quota rose sono garantite per legge, ma non per vocazione: le donne sono generalmente messe in lista come riempitivi, e raramente appoggiate nonostante le loro competenze e capacità. Nelle parole tutti sono d’accordo sulla meritocrazia, ma i fatti generalmente smentiscono: questo vale per gli uomini e per le donne. E’ una triste realtà!
Riempie di speranza, quindi che l’Agenda di Monti”Cambiare l’Italia riformare l’Europa” per la prossima legislatura auspica, di raggiungere , per quanto riguarda la rappresentanza femminile, il traguardo fissato dal Trattato di Lisbona, come ha stimato la Banca d’Italia, per l’occupazione femminile al 60%: il prodotto interno lordo aumenterebbe del 7%.