Scomparsa Daouda Diane, il magistrato Giordano propone: “Dedicare il 2 luglio alla giornata nazionale contro lo sfruttamento del lavoro”. Intanto si è svolta la manifestazione ricordo promossa da Usb

Dedicare il 2 luglio alla giornata nazionale per la sicurezza del lavoro: la proposta del magistrato di Cassazione Bruno Giordano arriva nel giorno del secondo anniversario della scomparsa di Daouda Diane, l’ivoriano di 37 anni di cui non si hanno più notizie dal 2 luglio 2022.

Di Daouda si sono perse le tracce dopo una mattinata di lavoro trascorsa in un cementificio. Da quel momento nessuno lo ha più visto: nessuno si è accorto della sua uscita, né lo ha più visto per le strade di Acate. Sembra svanito nel nulla.

 Oggi il sindacato Usb ha organizzato una manifestazione che si è tenuta nei pressi dell’abitazione dove, fino a due anni fa, aveva vissuto Daouda Diane. Lo slogan era “Noi non dimentichiamo”, con l’obiettivo di mantenere alta l’attenzione sulla vicenda di Daouda. Alla manifestazione era presente, in rappresentanza dell’amministrazione, il vicesindaco di Acate Gianfranco Ciriacono.

Una manifestazione dell’Usb davanti alla sua abitazione

“Ci siamo ritrovati gli amici di Daouda – spiega il segretario dell’Usb provinciale, Michele Mililli – con una raccolta fondi per la sua famiglia. Non vogliamo spegnere i riflettori, anche se l’inchiesta non è approdata a nulla e nessuno oggi sa chi siano i responsabili della morte di Daouda”. Anche il segretario provinciale della Cgil, Peppe Scifo, ha scritto una lettera per ricordarle Daouda Diane.

Anche il sindaco, Gianfranco Fidone, ha fatto sentire la sua voce: “Oggi è il secondo anniversario della scomparsa di Daouda Diane – afferma Fidone – Un anniversario tristissimo per la nostra comunità, per la Acate che lavora onestamente con passione e nel segno dell’inclusione. Due anni senza verità sono troppi e come amministrazione siamo stati e saremo sempre al fianco di chi chiede giustizia e verità su quanto è accaduto a un giovane uomo venuto in Italia per lavorare e per sostenere la sua famiglia. La mancanza di verità su quanto accaduto a Daouda è una ferita profonda per Acate e spero vivamente che si possa fare piena luce”.

L’attenzione non si è spenta sulla vicenda di Daouda. 

A tenere alta l’attenzione è anche la proposta di Bruno Giordano, magistrato di Cassazione, fino a un anno e mezzo fa direttore dell’Ufficio Nazionale del Lavoro. Giordano, in un articolo su “Repubblica”, ha proposto di proclamare il 2 luglio “Giornata nazionale per la sicurezza del lavoro”. 

E spiega: “Una giornata per insinuare il dubbio e farci riflettere, per evitare l’oblio e chiedere verità, per rivendicare dignità”. E aggiunge: “Tocca a noi pretendere la verità, avere il dovere della memoria di Diane, come quella di Satnam Singh trucidato a Latina, e di ridare dignità a tutti gli uomini e le donne che ogni giorno sono costretti ad andare nei nostri campi, a qualsiasi temperatura, per arricchire la filiera commerciale, ad arrampicarsi sui ponteggi, a scaricare pacchi, a lavorare nelle nostre case. La certezza dei diritti del lavoro è diventata un lusso inesigibile nelle campagne per i braccianti. Come nelle città per riders, fattorini, colf, badanti, come in eleganti studi professionali per i tirocinanti, stagisti, praticanti, free lance, sfruttati da chi abusa della loro ambizione ad essere ciò per cui hanno studiato”.

La storia di Daouda Diane, la scomparsa, le indagini senza esito

 Daouda scomparve in un caldissimo sabato 2 luglio del 2022: l’ivoriano aveva fatto dei video all’interno del cementificio, inviandoli ad un amico e al fratello in Costa d’Avorio. Poi scomparve nel nulla. Nella sua casa c’erano i suoi oggetti, i soldi, il biglietto areo già acquistato perché il 21 luglio sarebbe dovuto ritornare in Costa d’Avorio per riabbracciare la moglie e il figlioletto che non vedeva da cinque anni. 

 L’inchiesta avviata dalla Procura di Ragusa, affidata ai carabinieri e coordinata dal sostituto procuratore Silvia Giarrizzo, ha portato all’iscrizione di quattro persone nel registro degli indagati (una alla Procura di Catania perché minorenne). Ma si trattava di un atto dovuto per permettere di effettuare dei rilievi e dei controlli in alcuni terreni di proprietà dei titolari della ditta dove Daouda ha trascorso le sue ultime ore. Ma non è mai stato trovato nulla. Nessuno è mai stato formalmente imputato e non c’è ancora la conclusione delle indagini.

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