Leggiamo sulla stampa locale – sempre pronta nel dare queste importantissime notizie – che alcuni addetti alle pulizie della chiesa di San Nicolò ed Erasmo a Modica Alta hanno fatto una eccezionale (a Modica tutto è sempre eccezionale) quanto del tutto casuale scoperta.
Nell’ambito dei lavori di pulizia e sistemazione della chiesa – destinata dal Comune a sede delle rappresentazioni teatrali della Accademica Clarence – sono stati ritrovati alcuni rotoli, in un primo momento scambiati per stracci, tanta era la polvere, lo sporco e lo stato di abbandono. Ma aperti, quei rotoli sono subito apparsi per quello che sono in realtà: antiche tele dipinte, la gran parte con scene sacre, e altre con figure di aristocratici. È stata la stessa Accademia a stirare e ripulire le tele, con un “lavoro molto faticoso” – come dichiarato da Francesco Silvestri, direttore artistico della Clarence – che ha riportato alla luce quelle tele “che si credevano – è sempre Silvestri a dichiararlo alla stampa (vd La Sicilia cronaca di Modica) – perse, bruciate dallo scoppio di una bombola negli anni ‘60”.
Questa la cronaca. Bella notizia. Non c’è che dire. Siamo tutti contenti perché in tal maniera si arricchisce il patrimonio artistico e cultura dell’intera collettività, favorendo quel turismo d’elite che è sempre molto appetito dal momento che non conosce, o conosce meno, i morsi della crisi economica. E speriamo anche che non succeda come per i libri del Classico Campailla. Non vorremmo, cioè, che nei prossimi giorni l’assessore comunale alla cultura, la bravissima Anna Maria Sammito, dovesse presentare alla stampa un bel documento col quale dichiara che quei quadri, quelle tele, sono a conoscenza dell’amministrazione da cento anni, che di essi tutto si sapeva e che giacevano abbandonati in quello stanzino della San Nicolò ed Erasmo solo per una provvisoria dimenticanza. È perché dico questo? Come perché, perché solo quindici giorni fa sempre nell’ex capitale comitale i professori e gli alunni del glorioso Liceo Classico Tommaso Campailla avevano fatto una clamorosa scoperta: oltre cinquecento preziosi volumi dimenticati da tutti e trovati per puro caso all’interno dell’edificio scolastico. Per poi scoprire che nei giorni immediatamente successivi l’assessore Sammito, “presa visione con i responsabili della Biblioteca comunale dei testi antichi rinvenuti, sono parte integrante del fondo di proprietà del Comune, come tutti quelli che in epoca post-unitaria transitarono dalle biblioteche ecclesiastiche a quelle statali. La Biblioteca comunale era già a conoscenza dei volumi come si evince dagli atti d’ufficio: si tratta di un fondo importantissimo, che è già per la gran parte entrato nell’effettivo possesso della biblioteca.”
Quindi viene da pensare alcune cose. La prima: che la Biblioteca comunale, cioè l’amministrazione comunale, era già a conoscenza del fondo. E allora perché lasciarlo di fatto abbandonato, tanto che professori e studenti del Liceo Classico hanno per un attimo pensato addirittura ad una clamorosa scoperta? Speriamo che tra un trasloco ed un altro nulla si sia perduto dell’”importantissimo” fondo. E speriamo che con i quadri di San Nicolò ed Erasmo non si successo lo stesso. In tal caso aspetteremo l’assessore Sammito che spiegherà come quelle tele sono da tempo conosciute e solo casualmente sistemate in uno sgabuzzino. Ci rimane da sperare che si tratti di tele di pochissimo conto, di scarsa o nessuna importanza sul piano artistico. In tal caso, infatti, la scoperta casuale di chi ha ripulito la chiesa sarebbe solo e soltanto un simpatico avvenimento da raccontare e a dimostrazione di quanto ricco sia – almeno quantitativamente – il nostro patrimonio artistico e culturale. A proposito: quando si trovano tele (ma vale per qualunque altro manufatto antico) la fondamentale opera di restauro, ma anche di semplice pulizia, dovrebbe essere affidata a restauratori professionisti (che dalle nostre parti sono tanti e tutti bravissimi).