Se Carlo e Camilla vedessero “Mazzarelli Square” rimarrebbero a vita in Sicilia

La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola

I had a dream. Hanno lasciato la Casa Reale per venire a vivere in c.da Cerasella. A Marina di Ragusa. Carlo e Camilla. Non chiedetemi why. Dopo la visita trionfale tra colossei e parole dantesche e illustri ciceroni (Alberto Angela, mica cotiche), hanno inteso virare alla volta della Sicilia profonda in una fulminea e agevole e assai confortevole trasferta di sedici ore in aereo, treno e pullman e carrozza.

Li hanno avvistati già in zona, laggiù, sulla pista ciclabile, al royal porto. Mentre gli operai, sovranamente ignari, puntellavano la pista.Subito poi, dalla terrazza del porto, da lassù i due hanno ammirato l’intero Regno che si estende dalle lande della Nunziata alle colline di Cisternazzi. Nessuno sinora ha avuto il coraggio di raccontare tutta la verità sulla clamorosa fuga dei due membri della Royal Family. Non lo fanno per social vanità. Sono rimasti folgorati dal sole di gennaio sulla ciclabyl pista del porto turistico che si apre sull’Oceano Tunisino. Abbacinati da un cono ricotta e pistacchio lei, nocciola e ananas lui (sì, ananasso, come nella pizza, pur sempre inglese est!).

Sverneranno nel Castello di Donnafugata. Non dentro. Nel labirinto (in sacco a pelo). Hanno trovato chiuso.E dunque, dopo la Brexit fu la Rexit. Hanno rinunciato ai titoli e al blasone e a Windsor. E infine s’innierru. Chi di noi non lo farebbe? Li capisco. Anche io ho scelto di rinunciare ai miei privilegi nobiliari per essere indipendente. È stata una decisione dolorosa. La libertà prima di tutto! Se non avessi abdicato al mio titolo di ultimo discendente del Viceré di Sicilia, oggi non potrei scrivere impunemente boiate sui social con volgarità plebee! A un Ferreri non sarebbe concesso. Mai! Tra la freedom e la realtà io ho scelto la vita. Io ho scelto voi.

A dire il vero, anche mia nonna, Sua Maestà Concettina Sortino, disapproverebbe la mia abdicatio. Anch’Ella proclamerebbe in un summit, urbi et orbi, quanto può essere zaurdo suo nipote. E tuttavia, ne sono certo, subito dopo, Ella  ricorderebbe con lucidità alla stampa che non bisogna farne uno psicodramma: siamo nel cuore di varie tragedie e di recente siamo stati forse ad un passo dalla Terza Guerra Mondiale e, tutto sommato, se Carlo e Camilla nei miei sogni notturni vogliono trasferirsi qui, saranno pure dazi loro!  Per inciso, io ho scoperto di nutrire ora una certa simpatia per i reali britannici. Questa versione recente nella visita romana li ha illuminati. Meritano sinceramente stima. Respect. Respect. 

Ricordo che, quando io ho solennemente abdicato, neppure le galline del gallinaio di mio zio se ne sono accorte. E il mio cane ha continuato a sollevare regalmente la sua regale zampa sulla ruota della mia regale vettura con la nonchalance di sempre. E, vi dirò, se fa la pipì su ciascuno dei miei improperi e sorrisi (nessuno dei quali è cambiato), mentre lo fisso dal mio Trono di Asparagi, a me va bene così. Lo reputo un privilegio imperiale. Un patrimonio inestimabile di quelle cose minime, eppure irrinunciabili. Un’eredità di virgole semplici. In frasi di una bellezza che non ha il blu del sangue ma l’azzurro del cielo. Su un altopiano illustre. E se un cane fa la pipì su ogni cosa e sulla mia stessa vita, ecco, questa è la vita che voglio e il trono che adoro.

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