Donne in piazza domenica 13 febbraio 2011 con appuntamento a Roma per le 14 alla Terrazza del Pincio. Lo slogan è “Se non ora quando?” e l’ambizione è quella di rappresentare tutto il gentil sesso italico. In questi giorni si pubblicizza sui media, e corre su Facebook, un appello che chiama le donne in piazza “senza simboli politici e segni di riconoscimento” e la cui parola d’ordine riassuntiva potrebbe essere: dignità per le donne. L’appello è stato lanciato da un gruppo di donne, trasversale, composto da donne del Pd e Idv, ma anche di Fli (Futuro e Libertà), della Cgil, donne dello spettacolo e della cultura, donne dell’associazionismo, del volontariato, donne laiche e cattoliche, intere amministrazioni comunali, testate giornalistiche, ad esempio l’Unità.
All’appello “trasversale” hanno aderito, completamente appiattiti e senza nessun distinguo o approccio critico, altre forze della sinistra come Sel (Sinistra e Libertà) e la Federazione della sinistra (Rifondazione e Pdci). Anche le nostre donne sono chiamate a manifestare per ricordare all’Italia che abbiamo tutti una dignità da difendere; infatti la Presidente del PD, Rosa Pepurato, ci ha fatto pervenire la seguente lettera aperta rivolta alle nostre donne: “Carissime, in questo tempo di grande confusione, sento la necessità di scrivere alle donne, per metterci tutte in attenzione perché ancora una volta molte donne vengono calpestate, utilizzate, sfruttate e che “proiettate a cercare plausi, quattrini e attenzioni, per il risultato mediatico e fotogenico, sacrificano se stesse, obbediscono alle intimazioni, alla lussuria e sottostanno ai capricci della frivolezza”. Vi chiedo di riflettere su quanto sta avvenendo, innanzitutto per voi stesse, per la vostra inalienabile dignità ma anche per le nuove generazioni, alle quali dobbiamo parlare, alle quali dobbiamo far comprendere la grande, cattiva e scivolosa china che si sta percorrendo.
In questi giorni, in questa “schifezza” che ci tocca vivere a causa di alcune persone che non hanno alcuna coscienza personale, tantomeno civica, su di un piano di menzogne, nello svuotamento delle parole continuamente ripetute dai massmedia fino al rimbambinendo che deve convincerci che quel che è, non è così come si vede ma è sicuramente diverso. Al di là, del colore politico o del credo religioso, le donne devono scendere in campo e dire “basta”, mettendo in evidenza la nostra dignità, l’altezza del nostro dover essere. Dobbiamo credere che in ognuna di noi risiedono “cose grandi” che non possiamo farci portare via, che non possiamo assolutamente “vendere” in un continuo mercimonio nè tantomeno lasciar passare tutto, perchè ormai si ci è fatta l’abitudine. Pertanto chiedo alle donne di Vittoria di aderire giorno 13 febbraio alla manifestazione nazionale, partecipando in massa”.