Quando ci si trova ad affrontare un conflitto, l’atteggiamento più spontaneo è di pretendere una soluzione che risponda totalmente ai propri interessi, senza rendersi conto se tale soluzione è condivisibile o comprensibile dalla controparte. Poiché la prospettazione che ognuno di noi ha della realtà dipende dal vissuto, dall’educazione, dalla cultura, dalla sensibilità di ciascuno di noi, il risultato è che la nostra opinione divergerà quai sempre e totalmente da quella di controparte. Il risultato sarà che il conflitto sfocerà in un litigio e i problemi, piuttosto che risolversi, si aggraveranno.
Ma c’è un’alternativa a tale approccio? Si, affrontando i conflitti con un approccio non contenzioso, riservato e rispettoso della dignità dei soggetti coinvolti, soprattutto per la gestione delle questioni attinenti la separazione o il divorzio, l’affidamento dei bambini, la revisione degli accordi e le altre questioni di diritto di famiglia, si possono produrre soluzioni efficaci e conformi al migliore interesse delle parti.
Stiamo parlando di quello che si definisce il processo collaborativo, una alternativa extra giudiziaria al processo di divorzio per limitare lo stress, i costi e l’imprevedibilità tipica della soluzione giurisdizionale. Il ricorso all’autorità giudiziaria avviene solo all’esito dell’iter extragiudiziale, per conseguire con decreto o sentenza l’omologazione o la ratifica delle condizioni dell’accordo raggiunto.
Penserete che in ciò non vi è nulla di nuovo perché la maggior parte degli avvocati cercano di perseguire in via preventiva un tentativo di risoluzione consensuale della separazione/divorzio: il diritto collaborativo rappresenta uno step più evoluto perché formalizza la pratica conciliativa.
La caratteristica del processo collaborativo sta proprio nella regolamentazione del relativo percorso e nelle particolari regole che ad esso sovrintendono. In un processo collaborativo ciascuna parte è rappresentata dal proprio Avvocato di fiducia. Lavorando insieme nelle sessioni congiunte le parti, i loro Avvocati e i Consulenti Tecnici cercano di identificare i bisogni e gli interessi di ciascun membro della famiglia e nello stesso tempo le aree su cui non vi è accordo.
Le parti saranno assistite con strategie di “problem solving” per ridurre o eliminare le aree di disaccordo, allo scopo di pervenire ad una soluzione del problema a misura delle esigenze del singolo membro della famiglia.
L’avvocato di diritto collaborativo è affiancato da nuove figure, quali lo “specialista delle relazioni familiari” (Coach), lo “specialista del bambino” (Child Specialist), lo “specialista finanziario” (Financial Specialist), e a questi specialisti può essere aggiunto anche il mediatore familiare.
In definitiva, il ‘processo collaborativo’ è un metodo innovativo di regolamentazione non contenziosa dei conflitti che si avvale dell’arte di quegli avvocati che operano in diritto di famiglia che sanno individuare soluzioni pacifiche, senza essere strumenti di battaglia per ottenere la vittoria del cliente o la sconfitta dell’avversario.
Secondo le statistiche il processo collaborativo genera grande soddisfazione nelle parti e alta probabilità di riuscita che si protrae nel tempo. Si può dire, pertanto, che il processo collaborativo produce un particolare clima di fiducia che coinvolge direttamente le parti interessate (coniugi o partner) e favorisce la conclusione di accordi condivisi, maggiormente rispondenti ai bisogni delle persone.