Sergio Cimbali nasce a Vittoria il 3 settembre 1980. Nel 1999 consegue il diploma all’I.P.S.I.A. di Vittoria, ed è cresciuto lavorando in un’officina che produce strutture in acciaio dove ha imparato a lavorare i materiali e a sfruttarne le potenzialità in modo alternativo. Già da bambino inizia ad avvertire il bisogno di esprimersi attraverso il processo creativo e, nel corso degli anni, si interessa a varie forme d’arte come disegno, pittura, musica, scenografia e la scultura. Nel corso del 2005 decide di dedicarsi in modo più approfondito alla scultura riuscendo a trovare, dopo molte sperimentazioni, un proprio linguaggio espressivo iniziando a realizzare le proprie opere utilizzando materiali di riciclo.
Le prime opere sono caratterizzate da una forte matericità dove i diversi materiali vengono selezionati e inseriti in funzione del soggetto rappresentato. Nelle opere più recenti si può notare un’evoluzione del concetto di riciclo in cui è lo stesso oggetto da riciclare a fornire all’artista sia l’ispirazione che tutti i materiali necessari.
Diverse le esperienze artistiche sin dal 2006, tra le più importanti : “Agrigento Arte” nelle edizioni del 2007 e 2011; Collettiva in occasione dello spettacolo teatrale “Corti in Progress”,Amedeo Fusco Group, nel 2008 a Ragusa e a Comiso;” Notti al Castello” nel 2010 al castello di Donnafugata a Ragusa; Nel 2011, “ XXI Istanbul Art Fair” , (Turchia) con la partecipazione di : Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero degli Affari Esteri, della Gioventù Ambasciata d’Italia in Turchia, Esposizione di Arte Contemporanea nel padiglione “Immagine Italia” Direttore Amedeo Fusco. Nel 2011 la sua prima mostra personale “L’Arte Cerca la Gente” tenutasi a Ragusa in Via Roma. Nel 2012”Visioni dall’Arte Contemporanea”, di Amedeo Fusco e Rosario Sprovieri, collettiva tenutasi a Roma presso il Teatro dei Dioscuri al Quirinale, a Buccino (SA) presso il Museo Archeologico di Buccino e a Ragusa presso il Castello di Donnafugata.Tra gli Artisti presenti alla mostra: Silvio Amelio, Arturo Barbante, Silvano Braido, Ennio Calabria, Bruno Caruso, Annalisa Cavallo, Sergio Cimbali, Arturo Di Modica, Piero Guccione, Lillo Messina, Alfio Mongelli, Domingo Notaro, Pino Reggiani, Donata Scuccess, Turi Sottile, Lino Tardia e Aldo Turchiaro. Sempre nel 2012 ha realizzato le scenografie per la manifestazione “Ragusani nel Mondo” tenutasi a Ragusa. Nel 2013 “L’arte cerca la gente” nel Centro Commerciale Le Masserie di Ragusa e la mostra “Due Punti di Vista” a Pozzallo presso lo “Spazio Cultura Meno Assenza” in cui erano presenti le sue opere e quelle di Silvano Braido. Nel 2014 “Sculture” mostra personale presso il Centro Commerciale “Le Masserie” di Ragusa.
“L’arte è ancora uno dei modi migliori per ingannare il consumismo sfrenato della civiltà dei giorni nostri. E’ sempre interessante accostarsi alle espressioni d’arte e al lavoro degli artisti. Le opere d’arte, nate da cose o da materie oggetto di riciclaggio poi, oltre che a sollecitare istintivamente la nostra immediata curiosità, ci fanno riflettere sul nuovo valore acquisito, attraverso le manipolazioni degli artisti. La poetica della ri-creazione ha radici ricche di contaminazioni, che si sono nutrite e sviluppate per oltre cinquant’anni. Nel primo periodo post bellico, le creazioni artistiche vennero realizzate con ammassi di spazzatura, scarti, rottami e cianfrusaglie. Pittori e scultori plasmavano le materie e, riproponevano le loro creazioni, in nuove forme, animate o assemblate. Si ampliano le potenzialità dell’arte, così prende vita, un nuovo modo di dar corpo e forma, al sentire dell’arte. Le opere nuove non sono più, frutto esclusivo dei colori, della tavolozza e dei pennelli, ma vere e proprie rigenerazioni, ri-creazioni affidate a tecniche assolutamente diverse: assemblaggi, collage e installazioni. Gli artisti riescono a sfruttare le potenzialità espressive di oggetti e dei frammenti abbandonati dalla società che li circondano. Quella che nasce e’ una vera e propria “arte dei detriti” Le creazioni d’arte di Sergio Cimbali gravitano in questo universo, attraverso le opere, che egli plasma con le proprie mani, l’artista intende mettere l’accento e, esternare simbolicamente, la sua presa di posizione nei confronti del sistema e del contesto sociale di oggi. Cimbali, con genialità, usa i rifiuti e il materiale destinato alla demolizione, prediligendo tematiche politico sociali, senza mai però, abbandonare il proprio intimo sentire. Gli scarti, le scorie, i reperti, il superfluo del mondo naturale o industriale, che possiedono un valore estetico o evocativo, diventano per l’artista una specie di talea, un innesto fisico all’umano. Appare nelle opere di questo sperimentatore Ibleo, la materializzazione del dolore umano, le sfere della percezione e quella dell’emozione risultano totalmente coinvolte. I rifiuti per l’estroso artista Ibleo, assumono valenza di testimonianza, e come succede per la fotografia, portano dentro di sé la forza evocatrice della memoria. La poetica del ri-creare proposta da Sergio Cimbali, è intimamente legata anche alle ineludibili esigenze ecologiche del nostro tempo, ma soprattutto alla storia e al territorio isolano. Così egli plasma e modella una figura femminile in un ammasso di anelli di catena e, ci propone una donna che eleva al cielo una preghiera muta: “La libertà”. “La libertà”, costretta e aggrovigliata dalle atrocità che si consumano sull’isola, il profilo femminile che si delinea è contemporaneamente donna, madre, figlia incatenata di questa terra di Sicilia. L’opera diviene il riassunto poetico della condizione umana, che il Cimbali innesta dal cuore in quelle forme ondose dell’opera. Quella “Libertà”, che ha attivato nel cervello le aree della corteccia frontale, legate al pensiero astratto, che hanno poi sintonizzato il muscolo cardiaco dell’artista sulle frequenze, sulle assonanze e sulla metrica di Clemente Rebora: “Tra le catene libertà mi ride/ e nell’ore mediocri viene l’eterno”. Così intenso è il grido del Cristo trafitto dalla corona di spine, realizzato nella povertà dei materiali (plastica riciclata), Cimbali esterna al mondo, la sua personale disperazione e il suo stato d’animo d’artista tormentato. Nell’immagine del “Cristo”, egli imprime e da forma, alla profonda religiosità che la tradizione popolare ci ha tramandato e che è sopravvissuta sino ai nostri tempi:
Re di spini ‘ncurunatu
cu na canna sbrigugnatu,
gran duluri nne sta prova
foru i spini comu chiova.
O Gran Vergini Maria
la to’ pena ‘n-cori a mia,
o Gran vergini Maria
assistitimi all’agunia. I DOLORI DI MARIA – Terzo Mistero
E’ un urlo muto, infinito, che pervade l’uomo e la natura, un vuoto incolmabile che erutta da dentro. Bianco, senza altre tonalità di colore. Cimbali mette volutamente in scena solo con il bianco, il groviglio di radici e di vene dell’intimo, per questo prende in prestito la luce del bianco, il simbolo della purezza, dell’innocenza e del pudore. Esprime così, un sentimento puro e sincero immortalando l’umana sofferenza. Se volgiamo il nostro sguardo verso “il contrabbasso” di Cimbali poi, sovviene sicuramente alla nostra memoria quella chitarra ritagliata da un cartone, piegato agli estremi, con le corde tese, pronta per suonare un flamenco che ideò Pablo Picasso. Nell’opera di Sergio Cimbali, dunque, lo scarto è ombra concreta della cosa-esistita, il rifiuto diventa parte dell’opera d’arte, in quanto testimonianza di un vissuto. L’artista, lancia cosi un monito a chi dovrebbe garantire l’ecosistema, un autentico appello veicolato attraverso i suoi fruitori d’arte, ai quali egli dimostra che è possibile riciclare rifiuti per farne autentiche opere d’arte. La parola ri-creazione è qui, intesa nel senso di una nuova creazione, che si esprime attraverso il riciclaggio dei materiali di scarto, riscattati dalla propria condizione di rifiuti, grazie alla potenza e alla rivitalizzazione dell’arte. E’ un’arte libera da schemi, quella di Sergio Cimbali pronta a riconoscere la magia della vita, anche nelle cose più semplici e quotidiane”. (Rosario Sprovieri)