Quando ho cominciato la mia attività professionale,sotto la guida saggia di mio Padre, era tanto raro visitare in Ambulatorio una od un ottantenne (in genere comunque donne, a dimostrazione di quale sia il vero sesso forte) che Papà veniva dalla sua stanza nella mia e mi diceva “mi raccumannu ca chista avi ottantanni” a voler con ciò significare che arrivare a quella venerabile età era stato comunque già un successo ed una rarità da “tutelare”.
Stamattina ho fatto circa una decina di Visite Domiciliari di controllo e guardando le date di nascita a fronte della più longeva che è del 15 quindi 96 anni, il più giovane è del 34 quindi un ragazzo di 77 anni; ne è passato quindi di tempo e il quadro epidemiologico, come dicono quelli tecnici e bravi dell’Università, è di certo mutato.
Quello che purtroppo è di certo cambiato, in peggio direi, è il “welfare” vale a dire il sistema delle tutele sociali che devono essere garantite all’anziano e non solo ovviamente. Famiglie sempre più allargate, il ruolo sempre più sociale e sempre meno solo familiare delle nostre mogli e sorelle che comunque sono a fronte di sacrifici personali il perno dell’assistenza di infanti ed anziani, il venir meno anche delle opportunità di contorno (sempre rifacendomi all’inizio della carriera non era infrequente vedere che “Ronna ciuzzida” o “Don Giuanninu” era accompagnato dalla vicina di casa,” a vaneda” quale soggetto del welfare), le più che note ristrettezze economiche degli Enti Locali con la continua contrazione dell’offerta dei servizi Sociali sono le cause principali delle difficoltà che si incontrano nel campo.
Coppie di anziani che “perdono colpi” e non fanno o la fanno a modo proprio terapie Mediche spesso delicate, famiglie che implodono in assistenze dolorose e costose (con la crisi che come si dice “morde” indipendentemente dai Ristoranti o dagli aerei pieni del nostro beato lui miliardario ex premier), Case di Riposo a volte ben tenute e gestite con il doveroso rispetto per gli ospiti paganti, a volte da “no comment”, badantato che non sempre è di qualità, queste alcune delle esperienze che quotidianamente viviamo nella gestione dell’assistenza dell’anziano, almeno per il versante che ci riguarda.
Cosa fare? In attesa di scelte politiche più attente a queste esigenze quali il finanziamento più volte annunciato, a volte fatto poi dismesso del fondo per la non autosufficienza (però alcune Regioni vedi la Toscana lo finanziano e lo sostengono), in attesa che decollino le Mutue integrative con la giusta collocazione per le long term care potrebbe ad esempio servire un piccolo impegno nella formazione professionale delle badanti, che non credo saranno d’ora in poi solo straniere visto il bisogno di lavoro che c’è, e magari nella tenuta da parte del Comune di un elenco con garanzia cui possano fare riferimento le Famiglie che cercano, così come potrebbe essere un’idea quella di formare i responsabili delle Case di Riposo prima di rilasciare l’apposito nulla osta. Il tutto in attesa che anche l’Urbanistica si accorga della Cittadinanza che invecchia e pensi anche agli Anziani del Domani.