SI SPACCA? NON SI SPACCA?

 

Giorni di grande “fibrillazione”, come suole dirsi di questi tempi linguisticamente poveri. Il governo sembrava appeso a un filo sottilissimo e, bum!, ecco l’evento storico, imprevisto (imprevedibile?): il PDL accenna ad una incrinatura, può persino scindersi. Quelli con Berlusconi sempre e comunque. Quelli che hanno la tentazione di cavarsi fuori dalla tirannia dinastica, magari per rifare, perché no?, un centro alla vecchia maniera, una nuova DC.

Siamo grandicelli. Siamo un po’ stufi del teatrino della politica. E dunque ci riesce difficile credere che notabili di peso del partito/azienda decidano di cancellarsi dal libro paga di un padrone che ha sempre premiato profumatamente i suoi dipendenti. Potrebbe forse qualche nome di secondario rilievo. Qualche rampante non soddisfatto. Insomma: merce di scarto.  In tutta onestà: ad Alfano che si prende la metà del partito e se lo porta a Palazzo Chigi non crediamo granchè, anche se dovesse accadere qualcosa che sembri proprio tale.

Cosa abbiamo imparato in questi lunghi anni di medioevo politico e culturale? Cosa possiamo ritenere acquisito di questi lunghi 20 anni di declino morale e ideologico? Semplice: nessuna personalità degna di una qualche nota ha aderito allo stemma berlusconiano. O, se lo ha fatto, se n’è andato. A volte anche in modo fragoroso (vedi Fini). O vogliamo considerare personalità degne di nota la Santanchè, o la Carfagna, o Cicchitto, o lo stesso Alfano, comodamente in braccio ad un cavaliere ventriloquo?

La degenerazione parte da molto lontano. La materia che si riversò dalla distruzione della DC alle pattumiere di Forza Italia era quella generata dalla supremazia di personaggi come Andreotti e Forlani, non certo da gente come De Gasperi o Fanfani o Moro. Vale a dire l’anima nera, cupa, concupiscente del partito cattolico.  Per non parlare di tutto ciò che transitò da quello che del Partito Socialista aveva fatto quell’eroe di Craxi, che qualche buontempone oggi vorrebbe riscattare in nome di una indiscutibile grandezza di statista!

Poi, per rifare la DC serve anche la parte di PD che viene da lì, da quella galassia immane che si è riprodotta – riveduta e corretta ma sostanzialmente simile – proprio nel partito di Letta e di Dalema.

E poi ancora: cosa ce ne viene da un’eventuale scissione del PDL? O da un’ancora più eventuale rifondazione di un centro-centro che raccolga, che so?, dal PDL, dal PD, da Monti, da Casini?

Qualcuno direbbe: ce ne viene intanto una grossa semplificazione! Poi anche un progressivo isolamento della destra (se ha ancora senso parlare di destra nel caso di Berlusconi). Forse addirittura un ridimensionamento ulteriore della Lega, che potrebbe contare, per le sue alleanze,  solo sui falchi rimasti del partito/azienda.

E così via, e così via.

Prima ancora che alla scissione del PDL, noi siamo interessati ad un’altra storica operazione di chiarimento:  chi, nel PD, vuole riportare la politica ad un rango accettabile di autonomia dalle lobbies economico-finanziarie, vuole ricompattare una sinistra vera, vuole praticare in tutti i modi possibili una complessiva strategia di livellamento sociale e di riduzione della mostruosa forbice che separa i ricchi dai poveri, chi vuole questo lasci andare la zavorra che in questi anni ha flirtato con Berlusconi, ha impallinato Prodi e ha di fatto impedito l’eliminazione del Porcellum.

Che vadano a fare quello che vogliono: il centro-centro, un centro-destra, poco più avanti, aspetta….a destra, indietro, 30 centimetri………stop.