Una volta era chiaro a tutti che la democrazia presuppone necessariamente la partecipazione.
Dopo l’avvento del berlusconismo la partecipazione è stata relegata e si sostanzia solamente nella facoltà di andare a segnare in una scheda elettorale un simbolo con su scritto il nome di un qualsiasi signore.
I candidati sono scelti da questi signori e, forse in qualche compagine politica, con il consiglio di altri.
In questi mesi,e anche ora, avendo compreso la nefandezza che tale sistema elettorale ha ingenerato,si sta cercando di mettervi riparo, tanto che si auspica addirittura un governo tecnico avente in agenda anche e solamente il fine di cambiare il c.d. “Porcellum”.
La partecipazione sta finalmente recuperando il suo naturale e indispensabile ruolo di anima della democrazia.
La partecipazione richiede passione politica e tale passione non può assolutamente prescindere dall’attività politica, la quale a sua volta non è necessariamente correlata al numero dei voti ottenuti in qualche competizione elettorale (spesso con sponsorizzazione del padrino poli-tico di cui si è amico e mezzadro) ma è sicuramente azione concreta nel quotidiano e non nella ricorrenza di una competizione elettorale o, come si dice volgarmente, “a ogni morte di papa”.
Di converso, chi ottiene un gradimento elettorale e poi si eclissa per anni omettendo di partecipare alla vita democratica della propria compagine politica, fa scempio del gradimento ottenuto perchè vanifica la partecipazione degli elettori e ingenera la disaffezione politica,atteggiamento che è esattamente la negazione della partecipazione e, quindi, della democrazia.
Chi sconosce questo, generale e a tutti chiaro, concetto della partecipazione politica non può avere passione po-litica e,conseguentemente, non sa cosa sia la democrazia.
Allora si è obbligati a dedurre e a concludere che sia un ignorante della politica.
(s.l.m.)