L’avventura è finita ancor prima dell’inizio, la giuria di selezione, riunitasi a Roma, incaricata di valutare le candidature delle città italiane per l’attribuzione del titolo di Capitale europea della cultura 2019 ha pre-scelto le candidature di Lecce, Matera, Perugia-Assisi, Ravenna e Siena. Escluse dalla valutazione finale Siracusa e il sud-est, come pure Palermo ed Erice.
Non è il caso di affliggersi troppo, considerando che fra le città a cui sarà precluso di esprimere progetti, ‘sistemi civici’ e il meglio dal punto di vista culturale, ci sono Urbino, considerata fino ad oggi la favorita finale, Mantova e Venezia, per non parlare della nostra Palermo. Una maniera per capire l’imprevedibilità di una scelta operata da 13 esperti di varia nazionalità.
Se città con un patrimonio consolidato di attività, realizzazioni culturali di alto profilo, una proiezione internazionale ed un tessuto organizzativo e civico di consolidata esperienza, non sono riuscite a produrre profili, orizzonti strategici e strutture progettuali adeguate, verrebbe da chiedere quale lavoro ideativo e progettuale sia stato messo in campo da città come Cagliari per potere surclassare le rivali.
Una prima considerazione porta a pensare che sulla esclusione, in toto, delle candidature siciliane possano aver pesato le tante immagini critiche e negative di una Sicilia scarsamente affidabile dal punto di vista istituzionale, impantanata nella melma di scandali indecenti, molti dei quali proprio nel settore della cultura e dei beni culturali, fra cui quello attualissimo che ha colpito al cuore appunto la città di Siracusa e la sua istituzione culturale più famosa, l’Istituto del Dramma Antico.
Ma si potrebbe anche fare una considerazione più ‘terra terra’, in tema di affronto alla cultura, guardando i giornali che relegano in disparte questa notizia per dare spazio alle più quotate vicende sulle elezioni dei segretari provinciali del Partito Democratico, una misura della collocazione della cultura nel paesaggio intellettuale siciliano.
Non possono essere escluse dal computo delle valutazioni negative i controlli della Commissione Cultura dell’Unione Europea che hanno avuto modo di chiedere conto della produttività turistica di eventi, lautamente finanziati, come il Presepe di Custonaci, il ballo pantomima della Cordella di Petralia Sottana, scruscio note di Sicilia di Cinisi o la settimana della danza di Caltavuturo, Sclafani bagni e Scillato, il cous-cous fest o ‘Luci a Siracusa.
Di questa avventura ci resta solo l’elenco delle città che si fregeranno del titolo, da ora fino al 2018: Marsiglia (Francia) e Kosice (Slovacchia) quest’anno, Umea (Svezia) e Riga (Lettonia) nel 2014, Mons (Belgio) e Plzen (Repubblica ceca) nel 2015, Wrocaw (Polonia) e Donostia-San Sebastián (Spagna) nel 2016, Aarhus (Danimarca) e Paphos (Cipro) nel 2017, La Valletta (Malta) e Leeuwarden (Paesi Bassi) nel 2018.
Per il 2019 ci saranno una città italiana e una bulgara.
Ancora possiamo essere gratificati dalle parole di Androulla Vassiliou, Commissaria per l’Istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù, : “Il solo fatto di essere iscritte nell’elenco ristretto per l’attribuzione del titolo può arrecare alle città interessate importanti benefici a livello culturale, economico e sociale, a condizione che la loro offerta sia inserita in una strategia di sviluppo a lungo termine basata sulla cultura”.
I primi commenti non sono improntati, purtroppo a considerazioni di questo tipo, sulle opportunità di sfruttamento della candidatura, non ultimo attraverso l’utilizzo di qualche iniziativa presentata nel dossier progettuale.
Da subito è iniziato il tiro al bersaglio sulle colpe e sulle responsabilità, sia a Palermo che a Siracusa: in quest’ultima città, roboanti le dichiarazioni dell’on.le Vinciullo che senza mezzi termini ha lanciato accuse al vetriolo contro il Sindaco, responsabile del progetto.
Questi alcuni passi del suo intervento: “Di chi la colpa e la responsabilità? Sicuramente della Giunta Comunale che con arroganza e supponenza ha pensato di gestire da sola questo progetto, rinchiudendosi in una torre d’avorio dalla quale volutamente ha escluso la Deputazione regionale e nazionale, i sindacati, tutto l’associazionismo che poteva concorrere al raggiungimento di un traguardo che invece è stato utilizzato, scioccamente, solo per mera pubblicità personale, quando era noto a tutti che siamo partiti con anni di ritardo senza la dovuta concertazione con quanti, come un sol uomo, avrebbero dovuto concorrere al raggiungimento di questo obiettivo.
Più volte, insieme ad altri colleghi deputati, abbiamo manifestato la nostra disponibilità e la nostra volontà a cooperare, nel rispetto dei ruoli di ognuno e senza offuscare la visibilità di quanti hanno pensato che il raggiungimento di questo obiettivo fosse un fatto, puramente, personale e non collettivo, ma nessuno ha ascoltato la nostra disponibilità. La deputazione, almeno per quanto mi riguarda, è stata volutamente ignorata, come se il destino della città di Siracusa non la riguardasse. Oggi con le “pive nel sacco” tornano a Siracusa accusando il destino cinico e baro!
Non devono accusare il destino, devono prendere atto che sono assolutamente inadeguati al ruolo, a cui una minima parte della città, li ha chiamati. Estrarre le dovute conseguenze che sono solo due: o le dimissioni immediate per ritornare a votare oppure devono apprendere ad ascoltare i consigli di quanti, spassionatamente e senza altri fini, pur stando sempre all’opposizione, sono disposti a dare nell’interesse esclusivo della città”.
E’ stato considerato il caso di Siracusa perché la nostra città era aggregata, nell’ambito del Sud-est alla candidatura poi bocciata.
Si sapeva che un delegato del Sindaco aveva partecipato alle riunioni, ma anche a Ragusa non sono circolate molte notizie sul progetto. Non sono stati fatti passi per conoscere l’iter progettuale e quale fosse il contributo della nostra città, comprendendo che, in una fase delicata, quale quella propedeutica alle valutazioni, non fosse opportuno sollevare questioni che, inevitabilmente e facilmente, avrebbero potuto innescare polemiche.
A questo punto, ora che rimangono solo carte sul tavolo, sarebbe auspicabile che di tutta l’iniziativa fosse dato ampio resoconto, rendendo noto e illustrando, almeno nelle linee generali il dossier progettuale nonché le strategie, i progetti e le proposte presentati da Ragusa nell’ottica di un possibile futuro utilizzo in un normale contesto turistico culturale.
Sarebbe altresì importante apprezzare i contenuti delle riunioni per poter giudicare le scelte, considerando che da una ‘navigazione’ sul sito siracusasudest2019.eu, non si percepisce eccessivamente il peso di Ragusa nell’ambito del progetto e che sarebbe opportuno conoscere le fonti delle parti redazionali relative alla nostra città che risultano, per certi aspetti, lacunosi e imprecisi.
Opportuno sarebbe anche conoscere gli impegni che erano stati presi dalla nostra e dalle altre città partecipanti all’iniziativa in un’ottica di condivisione e di eventuale futuro sfruttamento.