Lo studio ha impegnato i ricercatori della Nottingham Trend University con la dottoressa Sara Curtis che ha spiegato come cogliere i primi sintomi di una malattia che impegna pazienti e famiglie in un lento declino cognitivo fino all’annullamento mentale della persona. Gli studiosi hanno rilevato che dapprima di segnali di un’Alzheimer o di altre forme […]
Sono 44 le coppie che finora hanno scelto il doppio cognome per i figli a Ragusa
12 Apr 2025 06:35
La recente proposta di legge presentata dall’ex ministro Dario Franceschini, finalizzata a dare il solo cognome della madre ai figli, ha in massima parte offuscato ciò che in un certo tal senso si può fare: il doppio cognome ai neonati. Una sentenza della Corte Costituzionale consente dall’1 giugno 2022 la possibilità per le coppie di iscrivere all’anagrafe i nuovi nati con il cognome del papà seguito da quello della mamma. Ne avevamo scritto nel nostro giornale proprio allora (articolo)
Secondo i dati forniti dal responsabile dell’ufficio anagrafe del Comune di Ragusa, Vincenzo Bracchitta, tra il giugno 2022 e il 31 dicembre 2024, sono state 44 le coppie che hanno optato per questa scelta. Nell’anno della sentenza della Consulta, il 2022, sono stati iscritti 14 bambini appena nati con doppio cognome; l’anno dopo sono stati 13, lo scorso anno 17. “Si tratta di coppie italiane”, spiega Bracchitta. Il dettaglio non ha alcunché di sospetto razzismo. Spesso le coppie straniere hanno difficoltà a stare al passo con la legislazione italiana, altre – per cultura e tradizione – non contemplano tale possibilità, come nei Paesi islamici.
Il doppio cognome è previsto in Paesi del Sud America, come Colombia, Cile e Perù. In Europa è possibile in Danimarca, Belgio, Cipro, Croazia, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Malta. In Austria è possibile il doppio cognome composto, ma limita il numero di elementi per evitare complessità amministrative. Se i genitori non si mettono d’accordo, il figlio assume automaticamente il cognome materno.Intanto martedì scorso la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del ministero dell’Interno contro una sentenza dello scorso anno, emessa dalla Corte d’Appello di Roma, secondo cui sulla carta d’identità di un minore si poteva anche non utilizzare la dicitura “padre” e “madre” e preferire quella di “genitori”.
La sentenza numero 9216, ha confermato la correttezza della sentenza emessa l’anno scorso dalla Corte d’Appello di Roma: secondo la Corte di Cassazione l’indicazione di “padre” e “madre” sulla carta d’identità di un o una minore è discriminatoria, perché non rappresenta tutti i tipi di famiglie che esistono oggi e le relazioni al loro interno: per esempio le famiglie formate da figli o figlie con due madri o con due padri. La dicitura “padre” e “madre” era stata reintrodotta nel 2019 da un decreto approvato da Matteo Salvini, che all’epoca era ministro dell’Interno. Il decreto aveva sostituito proprio la dicitura “genitori”, che era in vigore dal 2015, per volontà del governo retto da Matteo Renzi.
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