e scrittrice canadese, ha trascorso parecchi mesi nei campi profughi del Pakistan, ascoltando le storie di tante bambine e donne afghane.
La scrittrice con questa trilogia ha ritenuto opportuno diffondere il messaggio di sofferenza delle donne afghane…
Editore: Fabbri Editori
Luogo e anno di pubblicazione: Milano, gennaio 2002
Genere: romanzo
“Sotto il burqa” è il primo libro della “trilogia del burqa” ed è stato pubblicato per la prima volta nel 2001 da “Groundwood Books”, mentre l’edizione in italiano, la cui traduzione è curata da Claudia Manzolelli, da “Fabbri editore”.
Il racconto è ambientato nella Kabul attuale, tra bombardamenti e violenza, tra soldati col turbante e la barba lunga in giro per i vicoli del mercato e tra le donne coperte da un’enorme prigione di stoffa. La protagonista di questa storia è una ragazzina di undici anni: Parvana, che vive con la sua famiglia a Kabul, nella capitale dell’Afghanistan, durante l’occupazione dei talebani.
Il padre, uomo istruito, che ha studiato all’estero viene fatto prigioniero per motivi sconosciuti, ma alla fine torna a casa, mentre la madre è una scrittrice, la quale nel periodo suddetto viene costretta così come tutte le donne a rimanere a casa ed uscire solamente accompagnata da un uomo e indossando il burqa.
Il libro racconta l’arte di queste donne rimaste sole riescono ad arginare le leggi talebane per potersi sostentare.
I personaggi che vengono introdotte aiutano la famiglia a poter sopravvivere e a credere in loro stesse.
Oltre alla protagonista principale girano attorno ad essa delle figure importanti, tra cui: Shauzia, l’amica di Parvana, ex compagna di scuola, come lei si traveste da maschio per poter guadagnare qualcosa per la sua famiglia.La signora Weera, insegnante di educazione fisica che aiuta la famiglia di Parvana stravolgendole la vita; ed è proprio questa insegnante che dà l’idea alla protagonista di travestirsi per poter svolgere il lavoro del padre.
Le sorelle di Parvana, Nooria, la maggiore e Maryam, la più piccola, e il fratellino di appena un anno, Alì.
Un altro ed importante personaggio da non sottovalutare è la misteriosa “principessa prigioniera” . La donna non viene descritta ma di lei si dice solo che ogni giorno lancia un regalo dalla finestra a Parvana. La donna rappresenta la speranza e la voglia di continuare a combattere.
Il linguaggio usato è di tipo informale e colloquiale dato che tutti i personaggi sono noti alla protagonista. Il racconto è ricco di parole di origine arabe, infatti l’autrice ha inserito un vocabolario alle ultime pagine del libro per chiarire il significato di alcune parole.
Il racconto è in terza persona come se l’autore narrasse la storia come se fosse solo una voce fuori campo.
Il messaggio della scrittrice è quello di sensibilizzare tutto il mondo sulla continua richiesta d’aiuto delle donne afgane. I diritti umani sono ormai riconosciuti a livello planetario ma poi si legge un libro o si guarda un telegiornale e ci si accorge che non è così, perché se lo fosse veramente le donne medio-orientali non sarebbero costrette a una prigionia eterna sotto un velo nero.
Leggendo questo libro abbiamo capito cosa vuol dire non avere paura, avere il coraggio di andare avanti senza abbattersi, abbiamo capito qual è il vero valore della libertà. A volte soffermandoci in alcune pagine abbiamo avuto una tale angoscia e non nascondiamo di dire che abbiamo pure pianto perché ci siamo immedesimate in questa tragica situazione. Abbiamo capito che non stavamo leggendo un semplice romanzo ma la storia di tante ragazze che come noi si trovano a lottare ogni giorno per affermare i principi più elementari di libertà. Chiunque sia questa Parvana, speriamo abbia la forza di voler essere come Malali e di non perdere mai la speranza. Perciò consigliamo la lettura di questo libro che non è un libro di storia o di filosofia, perché questo è il libro di vera storia e di vera filosofia di vita.
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Recensione redatta da:Melissa Taborre,Valeria Lo Presti, Marta Pipitone
Classe 2bt
ITET “ G. Garibaldi” Marsala
Referente del progetto: prof.ssa Teresa Titone
Autore: Deborah Ellis, assistente sociale