STIPENDI, CREDITORI, CRISI E URGENZE

Non c’è alcun dubbio che le forze sindacali abbiano ragione nell’affermare che il pagamento degli stipendi debba stare tra le priorità di ogni buon amministratore.

Ma nell’elenco delle urgenze, quando si hanno a cuore le sorti socio-economiche della propria città, specie nei momenti di crisi come quelli che si stanno vivendo, si deve aggiungere anche quella della salvaguardia dei posti di lavoro. Posti di lavoro precario nel settore pubblico e posti di lavoro nelle ditte private che hanno contratti con gli enti pubblici.

 

E allora come Partito Democratico e forza di maggioranza al Comune di Modica, vorremmo far notare che tra i compiti che spettano a un’amministrazione responsabile, com’è quella che noi sosteniamo, c’è anche quello di affrontare quelle scadenze che contribuiscono a determinare la crisi di liquidità, a cui va imputato il ritardo nel pagamento degli emolumenti. Primi fra tutti gli impegni transattivi con i grandi creditori dell’Ente (alcuni dei quali – come la più gravosa: quella nei confronti di Enel – sono stati sottoscritti dinanzi alla Prefettura), la cui violazione darebbe luogo all’immediato dissesto finanziario, con conseguente “macelleria” sociale nei confronti dei lavoratori pubblici non garantiti dalla stabilità del posto di lavoro o dal coefficiente dipendenti/popolazione.

E, ancora, sempre a proposito dell’ineludibilità di alcune incombenze, vi è poi quella di onorare i fornitori dell’Ente, perché in caso contrario si avrebbe il duplice effetto di privare i cittadini dei servizi, per ottenere i quali pagano le tasse, e di mettere in difficoltà i titolari delle imprese con conseguente ricaduta negativa sui loro lavoratori.

 

Come bene si capisce e senza cedere alla logica del “benaltrismo”, facendo un tanto opinabile quanto lungo elenco di priorità, i doveri da cui l’amministrazione non può sottrarsi sono molteplici. E sono tutti da tenere nella massima considerazione, provando anche – questa è la nostra opinione – a contemperarli tra loro.

Sinora l’amministrazione Buscema ha proceduto nell’unica direzione che potesse garantire da un lato il giusto equilibrio tra le varie esigenze e dall’altro quel risanamento finanziario senza il quale non si potrebbe neanche più parlare di programmazione delle priorità ma solo di sopravvivenza.

 

La scelta che anche noi del PD abbiamo fatto a inizio legislatura è stata proprio quella di non dichiarare il dissesto e di procedere, al contempo, alla sua gestione politica, chiedendo una compartecipazione dei sacrifici e la lungimiranza politico-economico delle forze sindacali che ci consentisse di scampare tutti insieme al baratro finanziario.

Non di meno, il risanamento finanziario è un percorso in atto che ha richiesto – e ancora richiede – lo sforzo di tutti. Ma non si può negare che esso sia (e sia stato) perseguito tutelando i lavoratori. È alla garanzia della tenuta sociale, messa a rischio anche da un momento di difficoltà globale che attanaglia tutte le famiglie, e al rispetto per la dignità delle persone che crediamo di aver dato e di dover dare assoluta priorità

 

Ad ogni modo, noi del PD cittadino ci permettiamo di far notare che le politiche per il diritto al lavoro e alla retribuzione condotte da quest’amministrazione, nonostante la gravità della situazione finanziaria e nonostante la crisi di liquidità che ancora permane,  sono state e sono nettamente migliori rispetto al passato, quando si sono sfiorate vere e proprie crisi sociali. Crisi che la nostra sensibilità politica ci ha portati e ci porta a scongiurare con ogni sforzo possibile, come i fatti di questi quattro anni dimostrano ampiamente.

 

In conclusione, come partito di maggioranza, siamo comunque aperti al confronto e chiediamo pertanto alle forze sindacali di indicarci le loro proposte. Purché non siano irricevibili, come l’idea di non pagare le transazioni con i grandi creditori, abbandonando il Comune al dissesto, con conseguenti tagli di personale; o che si paghi solo il personale di ruolo,  mollando al loro destino gli altri lavoratori perché di serie inferiore.

Garantiamo, insomma, la massima attenzione a ogni indicazione che riceveremo ma chiediamo che siano univoche perché non è più ammissibile che le stesse sigle si presentino a tutela di categorie di lavoratori diversi, di ruolo o per i precari o per i dipendenti delle cooperative e delle società partecipate, sostenendo i diritti degli uni a scapito degli altri.