“Penso che tutti dovremmo abbassare i toni per dare un contributo intelligente per un progetto di sanità migliore in provincia di Ragusa. La quale, vorrei ricordare, non è stata immune dai mali storici e cronici della sanità siciliana: prestazioni generalmente tra il mediocre e lo scarso (senza ovviamente generalizzare); costi vertiginosi da grandi cliniche americane; invadenza della politica a tutti i livelli (dai primariati al precariato; dalle gare di affidamento alle convenzioni con strutture private). Non dimentichiamo che sulla sanità è caduto il governo Cuffaro con condanna confermata in appello. Pertanto la sanità iblea è stata per troppo tempo luogo di scorribande politiche a cura dei “padroni” delle aziende sanitarie. Ora, se un segnale di svolta si vuole dare, esso potrebbe consistere in una concertazione reale con il territorio, soprattutto in una terra intelligente come la nostra (certamente più intelligente della propria classe dirigente) nella quale, tra l’altro, non si registra un investimento regionale pro capite particolarmente esoso, anzi al contrario. Ma se ci si chiude nel silenzio o si fanno cadere dall’alto (ma da dove?) provvedimenti e direttive sconclusionate, si dà l’impressione di procedere con tagli, modifiche, mortificazioni che non apportano né un bene a i cittadini né un risparmio di risorse. Cioè, si fa la cosa più insensata che si potrebbe immaginare: si smantellano strutture importanti (Comiso e Scicli) per distruggere le altre assolutamente non attrezzate a ricevere ulteriori decine e decine di migliaia di prestazioni (Vittoria e Modica). Fermiamoci, quindi, mettiamoci attorno ad un tavolo e cerchiamo di capire dal di dentro (quindi né dalle scrivanie di Palermo né da quelle di Ragusa) che cosa stiamo facendo e dove stiamo andando. Altrimenti, altro che riqualificazione della sanità siciliana! Avremo solo tagliato nel modo più scriteriato immaginabile con una spesa poco contenuta e soprattutto inutile e dannosa per la salute dei cittadini”.