Un tuffo nella storia attraverso una fine ricerca, tra fonti e leggende, per andare “Sulle tracce della Dea”. Ieri sera ai giardini iblei lo spettacolo promosso dall’associazione Edrisi, con il patrocinio del Comune di Ragusa e di alcuni sponsor, per andare alla scoperta della dea Hibla. Uno spettacolo che precede di una decina di giorni la nuova edizione del festival degli artisti di strada, Ibla Buskers, che torna dopo due anni di stop a causa della pandemia.
E quest’anno si va proprio alla ricerca della dea e alla scoperta di alcuni luoghi dove le varie compagnie si esibiranno. Ieri sera, in sold out, lo spettacolo che narra, con immagini, suoni, visual e numerosi attori guidati da Massimo Leggio, le trame più nascoste di una storia che ci riporta nell’abisso del passato.
Come spiegato anche sulla pagina social, è un viaggio all’interno di un “grande contenitore di narrazioni, tra fonti contraddittorie ed indizi da decifrare, in un ammasso indistinguibile di pietrame. Ci siamo affidati a quanti, con sagacia e perseveranza, hanno individuato una traccia fra storia, memoria e leggenda!
Siamo giunti a voi, dopo instancabile ricerca, per offrire in dono una verità nuova e mille altri dubbi ancora…SULLE TRACCE DELLA DEA”.
Ma come si è arrivati a ritrovare queste tracce? Un lavoro di ricerca incredibile, condotto da Antonio Lacognata che con Ciccio Pinna organizza Ibla Buskers. Da appassionato e cultore di storia locale, Lacognata ha cercato fonti e notizie. Tanti indizi. Di generazione in generazione, di secolo in secolo, la voce popolare è giunta fino a noi. La riporta nel 1928 Eugenio Sortino Trono nella sua “Ragusa Ibla sacra”: racconta dell’esistenza di un tempio, dedicato alla dea Hibla, e lo posiziona nel cuore dei Giardini Iblei, vicino la porta della cinta muraria della città che in epoca feudale veniva chiamata “Balena”, una chiara corruzione del nome Hiblena.
Nei pressi del luogo in cui la tradizione colloca l’antico tempio dedicato alla Dea, è presente un’area archeologica. Siamo ai giardini iblei. Le tracce di una capanna di epoca protostorica (X sec. a.C.), i resti di due case di età ellenistica (III sec. a.C.) e di un insediamento romano (IV sec. d.c.) raccontano le origini della città, le popolazioni che si susseguirono: l’indigena, la siculo-greca, la romana.
Nell’area urbana storica di Ragusa Ibla notiamo la presenza di una necropoli protostorica. Si tratta di diversi gruppi sepolcrali a grotticelle artificiali, le cui caratteristiche ci consentono di azzardare una stima. Possiamo datarle all’età del ferro e più precisamente tra la fine del IX e la fine del VII secolo a. C.
Se tre indizi fanno una prova, è ora di chiedere aiuto alle fonti. Sperando siano attendibili.
“Sembra fuori dubbio che pria dei siculi non vi fossero ancora le Ible città, ma solo i santuari della dea che sorgevano in molti luoghi.”, è Raffaele Solarino a parlare, possiamo fidarci. Lo spettacolo sarà riproposto all’interno di Ibla Buskers.