SVILUPPO DEL TERRITORIO

                  Voluto dal Presidente della Camera di Commercio  di Ragusa, l’incontro, svoltosi il 3 aprile scorso con la partecipazione delle associazioni datoriali di categoria e delle organizzazioni sindacali, sulla questione delle opere infrastrutturali rappresenta una importante occasione per fare il punto sullo stato dell’arte delle dotazioni infrastrutturali, che, programmate per il nostro territorio negli anni settanta, fra qualche mese – speriamo – potranno trovare completa realizzazione, in particolare alcune di esse. La scelta di far sinergia, sotto la regia della Camera di Commercio di Ragusa, tra tutte le forze imprenditoriali e sociali intorno agli interessi collettivi del territorio riteniamo possa assolvere ad un significativo ruolo di accelerazione di un processo che da tempo soggiace a procedure di lentezze lunghe decenni, che hanno determinato negativamente le speranze di un territorio da più parte ritenuto dinamico e laborioso, condizionandone in maniera forte il modello di sviluppo pensato per quelle stagioni.

            Plaudiamo quindi l’iniziativa, ma riteniamo che sia il momento per una riflessione più attenta, più adeguata e di maggiore prospettiva, in linea con i tempi. Ci stiamo sempre più convincendo che incentrare gli sforzi per portare a compimento ciò che è stato programmato negli anni passati sia ancora uno sforzo necessario ed ineludibile, ma riteniamo anche che non sia più risolutivo, se esso non verrà accompagnato da una potente riflessione sulla idea possibile di sviluppo di questo lembo di territorio, viste le nuove e diverse direttrici lungo le quali oggi si situano e prendono avvio i processi di creazione dello sviluppo.

            Il nostro è un territorio che non offre più spazi in senso lato. Ha perso nel corso degli ultimi decenni spazi imprenditoriali e di sviluppo economico, che altro non hanno fatto se non riversarsi in maniera compromissoria sul destino dei suoi cittadini, soprattutto su quelli più giovani. Oggi è un territorio che ha una configurazione manifestante in pieno le fattezze di un tessuto defraudato, depredato, non solo per i ritardi accumulati nel dotarlo di infrastrutture materiali e per la perdita dei storici siti industriali, ma soprattutto per un ritardo di ordine culturale, nell’accezione più profonda del termine. Ci sembra oggettivamente non controvertibile la tesi secondo cui negli ultimi venti anni la sua classe dirigente non abbia sposato una visione di prospettiva, ma di mantenimento di un modello che oggi non può più essere quello su cui costruire il futuro.       

            Realizziamo quanto ancora è rimasto incompleto sul versante infrastrutturale, ma il Presidente si faccia promotore di un incontro, nei prossimi mesi, con tutti i soggetti interessati al destino di questo territorio e dei suoi figli, per capire cosa intendono elaborare per il futuro, o meglio se dal confronto ne potrà uscire una idea, un  modello, una impostazione che abbia la capacità di incrociare il futuro.

            Pensiamo alle infrastrutture materiali ed immateriali a supporto delle eccellenze del nostro territorio e alla possibilità di individuare nuove vocazioni imprenditoriali in luogo di quelle che sono oggi sono ad esaurimento.