TANTE MANIFESTAZIONI PER IL PERIODO NATALIZIO

 

L’accademia cattolica della Santa Croce di Gerusalemme organizza una serie di manifestazioni anche per il prossimo Santo Natale sia a Roma che in tutte le parti del mondo ove ci sia bisogno di rinforzare” la fede o dove la fede cristiana viene ogni giorno messa in discussione da elementi esterni a volte anche istituzionali con azioni proditorie che tutti hanno condannato ed il Papa recentemente anche in forma decisa e netta Di questa Accademia vogliamo seguire non solo per il periodo natalizio le iniziative e le gesta in modo da indirizzare  di tutto il mondo verso un cammino di fede e dei cristiani  e dei cattolici .

 

Intanto riproponiamo il nostro servizio del 12 novembre in occasione della ricorrenza della giornata della strage di Nassiriya nella quale l’Accademia ha partecipato con le proprie insegne e con la presenza di tanti accademici fra i quali ovviamente il presidente nazionale avv. Giovanni Intravaia

Ecco il servizio:

 

Nella strage di Nassiriya del 12 novembre 2003 furono barbaramente uccisi  12 carabinieri, 5 soldati dell’esercito e due civili.  Alle ore 10.40, ora locale (le 08.40 in Italia), l’inferno – ricorda Giovanni Intravaia  Presidente dell’Accademia Cattolica della Santa Croce di Gerusalemme-   un camion cisterna pieno di esplosivo scoppiò davanti la base MSU (Multinational Specialized Unit) italiana dei Carabinieri, provocando l’esplosione del deposito munizioni della base e causando la morte di 19  persone tra Carabinieri, militari e civili. Il tentativo di un Carabiniere, di guardia all’ingresso della base “Maestrale”, di fermare – con il fucile AR 70/90 in dotazione –   i due attentatori suicidi riesce, tant’è che il camion non esplode all’interno della caserma, ma sul cancello di entrata: senza quella azione fulminea ed eroica ,   la strage sarebbe stata sicuramente di ben più ampie dimensioni. I primi soccorsi furono prestati dai Carabinieri stessi, dalla nuova polizia irachena e dai civili del luogo. Nell’esplosione rimase coinvolta anche la troupe del regista Stefano Rolla che si trovava sul luogo per girare uno sceneggiato sulla ricostruzione a Nassiriya da parte dei soldati italiani, nonché i militari dell’esercito italiano di scorta alla troupe, che si erano fermati lì per una sosta logistica .

A Roma >> – continua Intravaia –  l’Arcivescovo Ordinario Militare d’Italia Mons. Vincenzo Pelvi ha presieduto la S. Messa nella Basilica Aracoeli al Campidoglio. Alla presenza delle famiglie dei caduti, di rappresentanti delle istituzioni politiche, militari e civili l’Ordinario ha sottolineato la necessità di pregare per evitare il rischio di rendere anemica la fede . San Luca evangelista – ha affermato il presule – insegna che la preghiera insistente fa della fede una relazione quotidiana con il Signore. Preghiera e fede stanno in un rapporto inscindibile: credere significa pregare e viceversa. E se noi possiamo pregare solo grazie a una fede viva, è anche vero che la nostra fede resta viva grazie alla preghiera. A noi che spesso ci chiediamo: «Dove sei, Dio?», risponde il Signore che chiede conto della nostra fede: «Dov’è la tua fede!» (Lc 8,25). ” La morte dei nostri giovani militari  – ha continuato mons. Pelvi – ci fa vivere giorni oscuri e non si riesce più a riallacciare il filo di una realtà che la sofferenza fa apparire grigia, vuota, insensata, se non addirittura ostile e paurosa. Anche la fede conosce la sospensione dolorosa del vuoto, quando tutto, dentro e fuori, perde di significato e le lacrime si stendono sotto il cuore come un giaciglio. Eppure la preghiera e la fede sono le mani sicure che ci sostengono per non impazzire e aiutano a superare il dolore cercando di cogliere frammenti di luce in mezzo all’oscurità”.  Anche il dolore può diventare cattedra di speranza che rinnova la potenza dell’amore in ogni situazione della storia. La nostra speranza è figlia dell’amore divino e delle lacrime umane. Il seme cade in terra, muore ma rinasce.  “Di qui  – ha concluso l’Arcivescovo – la preghiera e la fede di voi mamme e papà, spose e figli, i più esposti al dolore ma anche più capaci di amare, perché con la vostra passione generate futuro e senza temere le piaghe manifestate quella tenerezza introvabile lontano da Dio. Nel nostro tempo, in cui in vaste zone della terra la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento, voi, amate famiglie, rendete Dio presente in questo mondo e aprite agli altri l’accesso a Dio.