Mercoledi sera alle 19,30 ospitato del Circolo Nautico “Andrea Doria” l’associazione Itinerari ha organizzato un incontro con il prof. Domenico Cersosimo docente di economia presso l’Università della Calabria e autore di una ricerca sull’imprenditoria giovanile in agricoltura da cui è nato il suo ultimo libro “TRACCE DI FUTURO – Un’indagine esplorativa sui giovani Coldiretti”.
Dopo i saluti del presidente dell’associazione Itinerari, Salvo Di Fini e del presidente del Circolo Nautico Riccardo Roccella, il prof. Francesco Raniolo ha prima presentato l’autore definendolo un economista poco ortodosso perché invece che approfondire la ricerca su modelli teorici astratti ha sempre privilegiato la ricerca economica sul campo, lo studio dell’economia “dal basso” dei fenomeni economici e delle sue implicanze sui territori partendo dalle esperienze imprenditoriali concrete, peraltro il prof. Cersosimo è anche persona abituata alla concretezza essendosi anche impegnato in prima persona nell’amministrazione della propria regione, la Calabria rivestendo il ruolo di assessore regionale.
Francesco Raniolo ha posto una serie di domande all’autore che gli hanno permesso di esprimere sia le motivazioni della scelta di interessarsi di questo campo specifico, sia del metodo di indagine (le interviste) sia dei principali temi trattati nel libro.
L’agricoltura e i giovani sono entrambi due ambiti tenuti ai margini della nostra società, e proprio per questo un binomio preso ad oggetto della ricerca, specie in momenti di crisi infatti costituiscono una fonte di sorprese positive e di comportamenti economici virtuosi, in quanto portatori di una progettualità “lunga”, non di breve periodo.
Il comparto dell’agricoltura che nel nostro Paese rappresenta sicuramente un elemento di prospettiva in un momento di crisi sconta dal punto di vista strutturale il problema della “limitatezza della terra” che è un bene difficilmente reperibile in quanto le leggi italiane fanno prevalere la tutela della proprietà della terra sul principio della tutela della continuità aziendale, per esempio nella trasmissione ereditaria, non viene tutelato in nessun modo l’eventuale erede che vorrebbe continuare l’azienda ma spesso si fraziona la proprietà della terra andando al di sotto della soglia di sostenibilità dal punto di vista economico.
Un altro ambito toccato su sollecitazione di Raniolo è stato quello del totale scollegamento tra formazione e lavoro e che in Italia è un problema assolutamente generalizzato, la scuola è vista come una fase della vita “a se stante” rispetto alla prospettiva dell’attività di impresa, per certi aspetti ”inutile”, salvo poi apprezzarla in una fase successiva quando il bagaglio di conoscenze “riemerge” nelle altri fasi di evoluzione dell’attività imprenditoriale, Cersosimo contesta il modello italiano che non prevede una contemporaneità dell’esperienza formativa e di quella lavorativa come avviene in tanti altri paesi, da noi le competenze pratiche e operative sono “dimenticate” dal percorso formativo!
La scuola poi in generale, la formazione in generale e la ricerca sono state selvaggiamente depauperate negli ultimi anni rivelando una totale mancanza di respiro progettuale in chi è stato chiamato a gestire la nostra società … “mio nonno contadino nei periodi di crisi su tutto tagliava, tranne sulle sementi” … chi taglia sui “semi” del futuro condanna una società all’assenza di prospettiva e di speranza.
Il lavoro nell’agricoltura ha una particolarità che lo rende particolare dal punto di vista economico, è duro, totalizzante, faticosissimo, ma non è quasi mai considerato come una “voce di costo”, non rientra tra i calcoli dell’imprenditore agricolo per quantificare la redditività marginale, in effetti la manodopera che quasi sempre è familiare e che coinvolge sempre tutto il nucleo parentale (anche i bambini hanno il loro piccolo ruolo), non è percepita come un elemento economico, ma come un modo di vivere e questa costituisce anche la forza economica intrinseca dell’impresa agricola.
Interessantissime le chiose di Francesco Raniolo che hanno stimolato con le domande le riflessioni dell’autore, cui è seguito il dibattito che ho avuto il piacere di moderare dopo aver citato alcuni dati sull’economia agricola siciliana: 220.000 imprese (il 13,6% del totale nazionale), di cui il 76% proprietaria dei terreni; il 94% di esse sono ditte individuali e bel il 74% utilizza manodopera familiare: è la fotografia di un comparto estremamente duttile e abbastanza “resistente” alla crisi perché mediamente più capitalizzato di altri comparti e perché come giustamente osservato da Cersosimo abituato alla “flessibilità” lavorativa.
Il dibattito ha avuto inizio con l’intervento del commissario della Camera di Commercio On. Sebastiano Gurrieri che ha parlato dell’alta densità di produzione di eccellenza nella nostra provincia e dell’occasione di promozione del territorio offerta dalla vetrina sul mondo costituita dall’Expo 2015 e dall’avvio dell’operatività dell’aeroporto di Comiso, invitando il prof. Raniolo a collaborare con il territorio per creare delle occasioni di formazione mirata al contesto locale di livello elevato con ricadute positive sull’economia iblea. E’ seguita un’esperienza locale del delegato dei giovani imprenditori di Coldiretti Tramontana che ha confermato quanto sia importante e costituisca un elemento di crescita l’innesto dei giovani nella conduzione delle aziende agricole grazie anche alle reti di confronto e di comunicazione messe a disposizione dalle associazioni di categoria.
Dopo gli ottimi interventi di Emanuele Occhipinti e del dott. Cicero che ha portato la sua esperienza di funzionario regionale e sulle refluenze, non sempre rispondenti alle intenzioni di partenza, delle politiche incentivanti in agricoltura, il Prof. Cersosimo ha risposto stimolando il nostro territorio a interrogarsi prima in modo sinergico e profondo sui bisogni e sulla loro prioritizzazione per poi utilizzare le scarse risorse e a non fare invece tanti interventi spot poco organici e soprattutto spesso non rispondenti a una visione complessiva di cosa vuole essere il nostro territorio fra 30/50 anni, solo partendo da una prospettiva lunga si può progettare uno sviluppo che sia fruttuoso nel tempo.
Particolarmente intrigante il momento conviviale successivo che grazie agli sponsor si è concretizzato in una degustazione di eccellenti prodotti locali preparati in modo egregio dallo staff che gestisce il Circolo Nautico.