Le urla avevano allertato il vicinato che prontamente aveva segnalato al numero unico europeo 112 del comando provinciale carabinieri di Ragusa quanto stava accadendo.
Nella tarda serata di ieri, a Comiso, Alfonso Russo, classe 1979, già noto alle forze dell’ordine per pregresse vicende, stava litigando furiosamente con la moglie, quando alla vista dei Carabinieri intervenuti per sedare gli animi, si è barricato in casa minacciandoli di morte.
Tra le strade limitrofe all’abitazione del soggetto si è subito diffuso il panico. Erano presenti anche numerosi minori. Mentre i Carabinieri stavano cercando di convincere il malintenzionato a calmarsi, questo dalla porta di casa, continuando a inveire contro le forze dell’ordine, ha impugnato un’arma e fatto fuoco nella direzione dei militari. Prontamente i due componenti della pattuglia dell’Arma hanno fatto il possibile per mettere prima in salvo i bambini e gli altri adulti presenti sulla pubblica via e hanno predisposto immediatamente un dispositivo di sicurezza per fronteggiare la minaccia. Sono intervenute sul posto anche altre pattuglie in ausilio, compresi due volanti dei commissariati di p.s. di Vittoria e di Comiso.
Fortunatamente, dopo svariati tentativi di persuasione, il soggetto è stato immobilizzato e messo in condizione di non nuocere. I militari hanno quindi scoperto che la pistola con la quale aveva fatto fuoco era una fedele replica in metallo, a salve, ma priva del tappo rosso, quindi perfettamente identica ad un’arma vera in dotazione alle forze dell’ordine.
La freddezza dei militari e la preparazione professionale, applicate all’evento, hanno fatto sì che non ci sia stato spargimento di sangue. Un’eventuale reazione a fuoco da parte delle forze dell’ordine, seppur legittima, avrebbe potuto dare un finale molto tragico alla storia.
L’arrestato, durante l’ammanettamento è riuscito a scalciare verso un agente che ha riportato fortunatamente solo lievi ferite.
Condotto inizialmente presso la Stazione Carabinieri di Comiso, dopo che è stato dichiarato in arresto e fotosegnalato, d’intesa col pubblico ministero di turno, dott.ssa Valentina Botti, è stato tradotto presso la casa circondariale di Ragusa a disposizione dell’autorità giudiziaria, davanti alla quale dovrà rispondere dei reati di resistenza, violenza e minaccia a pubblico ufficiale.