Se centinaia di migliaia di scioperanti sono stati a Roma per la manifestazione dei metalmeccanici, allo sciopero generale, “minacciato” ma non molto da Epifani (tanto che la delegazione del Pcl ha abbandonato il corteo) durante il comizio finale in Piazza San Giovanni a Roma e uno egli slogan più gridati dai manifestanti , verranno almeno un paio di milioni di persone.
Così diceva un manifestante siciliano che di metalmeccanico aveva poco: era infatti un cosiddetto precario che dopo 12 ore di viaggio è arrivato di buon mattino nella capitale per condividere il grave disagio dei lavoratori, dei disoccupati, degli studenti, dei precari in questo nostro strano Paese che vede negli ultimi tempi serenità, dignità, capacità di inventiva e produttività ridotti al lumicino. E’ un momento difficile, molto difficile quello attuale che in Italia oltre alla crisi globale vede anche scelte sbagliate come quella che genera precari e taglia risorse all’istruzione: un danno le cui conseguenze ancora più drammatiche si vedranno nei prossimi mesi e nei prossimi anni, perché un Paese che taglia sulla ricerca, sulla scuola, sul sapere è destinato al fallimento.
Qui a Roma Epifani (pur fischiato) nel suo ultimo comizio da segretario generale della Cgil (aveva cominciato, ironia della sorte otto anni fa, il 18 ottobre con uno sciopero, appunto) ha rimarcato la condizione del lavoro nel nostro Paese ed ha chiesto a tutti, Governo, classe politica, istituzioni, un cambiamento di rotta nel modo di gestire questa risorsa che potrebbe fare del nostro Paese un modello di sviluppo europeo e di avanguardia economica se ben coniugato con le decisioni dell’imprenditoria italiana. Insomma siamo in ginocchio secondo Epifani ed occorre fare ogni sforzo per uscire dalla profonda crisi del nostro Paese, ma per uscirne davvero al di là delle chiacchiere cui ormai siamo abituati.
Ma siccome siamo venuti a Roma per parlare degli scioperanti siciliani e soprattutto ragusani dobbiamo dire che non siamo delusi della rappresentanza iblea, ma i quattro gatti coraggiosi (tra operai , precari e studenti) che si sono sobbarcati 24 ore di viaggio in poco meno di 36 ore in totale meritano indubbiamente più rispetto di quanto si possa pensare per tanti motivi ma soprattutto perché nel profondo sud uno sciopero costa veramente fatica e questo sacrificio hanno fatto anche per quelli che per tanti motivi non son potuti andare a Roma e sono rimasti a Ragusa ma che ci saranno per l’eventuale ma probabile sciopero generale.