Con riferimento all’invito rivolto dall’ex consigliare comunale Calabrese all’amministrazione di dar corso al programma di trivellazioni petrolifere per beneficiare delle relative royalties, il segretario del II circolo del Pd invita ad una riflessione ponderata rispetto all’aut-aut proposto in termini assoluti.
Il tema dello sfruttamento del sottosuolo non va affrontato solo in termini di valutazione del ritorno economico immediato o, all’opposto, solo in termini di pregiudiziale valutazione negativa della attività estrattiva.
Si tratta di un tema complesso per il quale sarebbe miope e controproducente, al pari di quanti accade per tutte le attività industriali di rilevante impatto comprese quelle relative alle energie rinnovabili, utilizzare le categorie del si o del no “a prescindere”, e per il quale invece occorre sempre valutare e comparare gli opposti interessi, e scegliere caso per caso, l’interesse prevalente da tutelare.
Il territorio ibleo è oggi economicamente rilevante non per le scelte di industrializzazione pesante assunte nell’immediato dopoguerra, comprensive delle prime concessioni di estrazione, ma per l’agricoltura e la zootecnica di qualità, e per la altissima valenza paesaggistico-culturale, tale da essere annoverato tra i Patrimoni UNESCO.
Orbene, poiché agricoltura, cultura e turismo sono i settori di sviluppo della nostro territorio, e poichè l’attività estrattiva non è realizzata da imprese locali, la buona politica impone l’onere di valutare, anche economicamente, se la previsione di nuovi campi di ricerca e correlato sfruttamento di idrocarburi possa pregiudicare, o limitare, lo sviluppo dei settori portanti del nostro tessuto economico.
Infatti l’introito economico immediato in termini di royalties potrebbe non essere comunque sufficiente a compensare le perdite di beni di inestimabile valore, non riproducibili, o le perdite di reddito diffuse, laddove l’attività dovesse comportare riduzione di produzioni di eccellenza.
Occorre quindi procedere ad un esame, caso per caso, delle singole richieste, da effettuare in relazione alla rilevanza della singola area di intervento, quale premessa per una complessiva attività di valutazione delle interferenze di tutti gli interventi proposti, che potrebbero essere singolarmente ammissibili ma che, complessivamente considerati, potrebbero comportare quei danni generali in precedenza indicati.
La valutazione quindi della scelta che il Comune deve operare non deve e non può essere solo quella, come dal più parti suggerito, sull’ammontare delle royalties, ma deve tenere conto piuttosto di un quadro di insieme che consenta di non dismettere i settori portanti della economia ragusana, scongiurando in tal modo il rischio di ottenere una ricompensa per un territorio definitivamente mutilato.
Le royalties quindi ben vengano per incrementare la spesa comunale per investimenti sul territorio, senza per questo lasciare che la nostra economia sia solo affidata alle imprese petrolifere, con grave danno per gli operatori agricoli, zootecnici e turistici.