Il nostro turista Fai da te, affascinato da Palermo e Catania, ha deciso imperterrito di continuare il suo viaggio alla scoperta delle provincie regionali della bella Isola.
Il suo riposo, in B&B confortevoli ed economici, gli ha permesso di riprendersi dalla sua marcia alla scoperta della bella città di Messina. Fiero della sua abbronzatura dorata,” regalata” dal mare e del sole sia di Mondello a Palermo sia dell’ incantevole La Playa di Catania, ora si rimette in cammino con il suo zaino colorato, pantaloncini e magliettina fresca di cotone bianco.
Deciso che vuole conoscere almeno tutte le nove provincie regionali dell’Isola italiana, perla del Mediterraneo, ha con se cartina e macchina fotografica per ricordarsi di queste meraviglie quando d’inverno, nelle serate fredde, godrà del colori e “sentirà” il sapore di una terra che ha di magico e di inconfondibile bellezza.
Quindi, sotto il sole e con cappellino in testa, percorre la città di Messina alla scoperta della sua storia e dei suoi monumenti.
La città di Messina è una delle 14 città metropolitane italiane, la cui area metropolitana conta circa 648,062 abitanti.
Detta anche “porta della Sicilia” e anticamente Zancle e Messana, sorge nei pressi dell’estrema punta nordorientale della Sicilia (Capo Peloro) sullo Stretto che ne porta il nome.
Il suo porto, scalo dei traghetti per il Continente, è il primo in Italia per numero di passeggeri in transito e sesto per traffico crocieristico. Il porto di Messina, tra i più grandi ed importanti del Mediterraneo, è oggi, con oltre 10 milioni di passeggeri trasportati all’anno, il primo in Italia nel settore.
Il porto, che si apre sulla sponda occidentale dello Stretto di Messina, è costituito da un’ampia insenatura racchiusa dalla tipica falce naturale, che delimita una superficie portuale di circa 820.000 m². Le aree portuali a terra, invece, occupano circa 50 ettari. La città di Messina si affaccia sul porto con il suo centro storico, sviluppatosi sin da prima dei tempi della colonizzazione greca sull’orlo del porto, tanto che l’originario nome siculo della città, Zancle (“falce”) richiama proprio la forma del braccio portuale.
L’imboccatura del porto, orientata a NW, è larga circa 400 metri e si estende tra il Forte San Salvatore e la sede operativa della capitaneria di Porto.
La profondità media del bacino (a circa 100 metri dalle banchine) è di 40 metri, mentre i fondali in banchina sono ricompresi tra i 6,5 e gli 11 metri; questo consente l’accesso e l’attracco anche a navi di grosso tonnellaggio.
Le undici banchine, attrezzate con gru, fisse e mobili, e dotate di binari per i collegamenti ferroviari, si estendono per un totale di circa 1.770 metri.
Il porto di Messina è anche tra i principali scali turistici del Mediterraneo, con un traffico annuo crescente di croceristi.
Nell’ambito portuale di Messina sono compresi anche gli approdi della rada San Francesco, utilizzati per l’imbarco degli autoveicoli sui traghetti verso Villa San Giovanni; gli approdi di Tremestieri, utilizzati per l’imbarco dei mezzi pesanti verso Villa San Giovanni e Reggio Calabria; il porto turistico “Marina del Nettuno”, con una disponibilità di 160 posti barca.
I servizi ferroviari di attraversamento dello Stretto sono assolti dalla Stazione di Messina Marittima, contigua alla Stazione di Messina Centrale. Il molo Norimberga, il più esteso tra quelli del porto messinese, è invece destinato all’attracco delle navi dell'”Autostrada del mare” per Salerno.
Antica città, Messina ha raggiunto l’apice della sua grandezza fra il tardo medioevo e la metà del XVII secolo quando contendeva a Palermo il ruolo di capitale siciliana.
Messa a ferro e fuoco nel 1678 dopo una storica rivolta antispagnola che comportò l’annientamento della sua classe dirigente, un primo devastante terremoto l’ha semidistrutta nel 1783. Fu assediata nel 1848, durante una storica rivolta contro Ferdinando II di Borbone, finendo semidistrutta, prima che il successivo sisma e maremoto del 1908 la radesse al suolo mietendo 80.000 vittime.
“Tra i più disastrosi terremoti della storia
Il disastroso terremoto e maremoto in Sicilia e in Calabria del 28 dicembre 1908 che devastò Messina e Reggio Calabria.
A cura di Michele Squillaci, tratto da: www.cronologia.it
E
Così veniva descritto il più terribile terremoto e maremoto che rase al suo la splendida città di Messina.
Ricostruita a partire dal 1912, la città moderna si presenta con una maglia ordinata e regolare con vie ampie e rettilinee in direzione nord-sud. Negli ultimi anni, sono in corso progetti mirati alla riqualificazione della città attraverso opere come il waterfront ed una nuova sede per la stazione ferroviaria.
Importante e storica sede universitaria, fondata nel 1548, Messina è una città con un’economia basata sui servizi, i commerci, il turismo e una rilevante attività industriale nella cantieristica navale da diporto.
Messina è una bella cittadina siciliana, spesse volte sottovalutata dalle rotte turistiche. A Messina appartiene il più importante monumento normanno esistente, voluto da Ruggero II e costruito durante la prima metà del XII secolo. Si tratta del Duomo normanno, consacrato a Santa Maria. Oggi il Duomo, dopo aver rischiato più volte a causa di terremoti e guerra mondiale, è ripristinato nel suo antico splendore. Alla sua sinistra si eleva un famoso campanile, famoso in particolare per il sofisticatissimo meccanismo del suo orologio, che da vita al movimento delle figure scultoree, al calendario perpetuo e alle fasi lunari. A mezzogiorno, le figure si animano nella rappresentazione di allegorie storiche riguardanti la città, accompagnate da una diffusione di musica sacra. Molte sono le chiese: oltre al Duomo, ricordiamo la Chiesa di San Francesco d’Assisi (prima chiesa francescana in Sicilia) ma meglio nota come “l’Immacolata” per via di una statua d’argento della Vergine. E ancora le chiese di Sant’Annunziata dei Catalani, di San Giovanni di Malta, di Santa Maria della Valle e di Santa Maria Alemanna.
È possibile rivivere il periodo normanno e svevo visitando l’importante Museo Regionale, dove si ritrovano busti, sculture, tavole e lavori risalenti a quel periodo, comprese un paio di importanti lavori del Caravaggio come la Resurrezione di Lazzaro e l’Adorazione dei pastori.
La patrona della città di Messina è La Madonna delle Lettere.
Per quanto riguarda le bellezze naturali, lo Stretto di Messina è uno spettacolo di rara bellezza, spesso solcato da venti che si agitano in continuazione.
A tal proposito è famosa la leggenda di Scilla e Cariddi:
Scilla e Cariddi erano due mostri marini che vivevano nello stretto di Messina.
La leggenda narra che Scilla era una splendida ninfa, figlia di Forco e Crataide. Trascorreva i suoi giorni nel mare, giocando con le altre ninfe e rifiutava tutti i pretendenti.
Quando il dio del mare Glauco si innamorò di lei, andò dalla maga Circe a chiedere un filtro d’amore, ma Circe a sua volta si invaghì di lui.
Rifiutata da Glauco, rosa dalla gelosia, trasformò la rivale Scilla in un mostro con dodici piedi e sei teste, nelle cui bocche spuntavano tre file di denti. Secondo alcuni, intorno alla vita aveva appese teste di cani che abbaiavano e ringhiavano ferocemente. Scilla era immortale e l’unica maniera per difendersi da lei era quella di invocare l’aiuto di sua madre, la ninfa del mare Crataide.
Il mostro si nascose in una spelonca dello stretto di Messina, dal lato opposto a quello di Cariddi, e quando i naviganti si avvicinavano a lei, con le sue bocche li divorava.
Venne infine trasformata in roccia, e in questa forma la trovò Enea passando dallo stretto.
Cariddi è un mitico gorgo dell’estremità settentrionale dello stretto di Messina.
Descritto come un mostro figlio di Poseidone e di Gea, succhiava l’acqua del mare e la risputava tre volte al giorno con tale violenza da far naufragare le navi di passaggio.
Odisseo, dovendo passare necessariamente tra i due mostri, preferì avvicinarsi a Scilla poiché Cariddi avrebbe portato sicuramente la distruzione delle navi. Più tardi, dopo che i suoi uomini erano stati uccisi da Zeus per aver catturato gli armamenti di Elio, la nave di Odisseo venne attratta dal gorgo di Cariddi, e l’eroe sopravvisse soltanto perché riuscì ad aggrapparsi ad un fico che sbucava dall’acqua. Quando, ore dopo, ricomparve la nave, Odisseo s’aggrappò ad un albero riemerso, ed ebbe salva la vita.
Affascinante no! Il Turista Fai da te rimane a bocca aperta! Quanta bellezza epica, quanta storia, quanto magia mitica, surreale!
Sui monti Nebrodi, infine, si può far visita alla Riserva regionale, fatta di montagne, piante selvatiche, e popolata da alcune specie rare come il ghiro e il falco della regina.
Nella città dello stretto era giunto Pascoli e così scriveva a Ludovico Fulchi, il 5 luglio 1910, decantando il soggiorno messinese
“Io [a Messina, n.d.a.] ci ho passato i cinque anni migliori, più operosi, più lieti, più raccolti, più raggianti di visioni, più sonanti d’armonie della mia vita”.