La storia dimenticata di Vincenzo Ferlante, soprannominato “Pirricchio”. Un giovane morto a 28 anni nel 1921, in quell’Italia degli anni calienti seguiti alla vittoria nella Prima guerra mondiale e che da lì a poco avrebbe consegnato le sue sorti al regime totalitario fascista.
La storia di Pirricchio, finora sepolta nel dimenticatoio, è stata riportata in luce dal giornalista acatese Emanuele Ferrera, che ha dato alle stampe il libro “Romanzo acatese. Cronache e storie iniziando da Pirricchio”.
Ferrera, per quasi quarant’anni corrispondente de la Sicilia e del Giornale di Sicilia (oggi collaboratore di alcune testate on line) ha raccontato nel suo libro quarant’anni di cronache locali acatesi, ricostruendo varie vicende politiche, di cronaca e di vita quotidiana. Nelle sue cronache non è stata narrata la storia di Pirricchio, tramandata solo nei ricordi popolari. Ma il fìuto del cronista lo ha portato a spulciare documenti storici e amministrativi (compreso gli archivi dei tribunali e quelli del cimitero) per cercare di trovare delle notizie storiche attendibili. Ne ha trovate poche, perché la storia del giovane è stata subito sepolta e dimenticata, ma sono bastate a tracciare almeno un quadro storico di riferimento per far si che non venisse dimenticata la storia di un giovane di cui nessuno conosce nemmeno il volto (non esiste una sua foto). Ad Acate, Ferrera non ha trovato neppure dei suoi parenti, nemmeno tra coloro che portano il suo cognome.
Ma egli può essere definito, senza timori, uno delle giovani vittime della violenza politica che alimentava quegli anni difficili. E ciò nonostante, dopo la sua morte, non vi furono reazioni né vendette. Tutto se,mbrò tornare nell’oblio.
Pirricchio era tornato dalla guerra, aveva combattuto tra gli “Arditi”. Al suo ritorno aveva abbracciato l’ideologia fascista che già in quegli anni si faceva strada nel paese. E proprio a causa della sua idea politica trovò la morte.
Il suo nome potrebbe essere derivato dal suo carattere esuberante e irruento, oppure dalla bassa statura.
L’episodio che gli costò la vita si verificò il 15 maggio 1921, nel giorno seguito alle elezioni politiche che decretarono l’ingresso in Parlamento di 35 fascisti, ma dove popolari, liberali e socialisti continuavano a mantenere una netta supremazia.
Pirricchio cominciò a imbrattare le pareti del municipio intimando al sindaco dell’epoca di arrendersi. Venne raggiunto da un colpo di moschetto esploso dalla villa comunale. Portato a casa morì nel corso della notte. Di lui non si conosce il luogo della sepoltura anche se nel cimitero locale è stato certamente sepolto. A certificare il decesso per una ferita di arma da fuoco, oltre ai testimoni, furono la guardia municipale Francesco Di Geronimo e il suo capo Francesco Albani.
Il libro di Emanuele Ferrera è stato presentato nei giorni scorsi ad Acate dal giornalista Concetto Iozzia, già redattore de Il Giornale di Sicilia e responsabile della redazione ragusana, di cui Ferrera è stato collaboratore. Ne ha parlato anche don Mario Cascone, parroco di Acate e giornalista egli pure.
Nel libro trovano poi spazio le cronache degli ultimi 40 anni, raccontate attraverso gli articoli di cronaca di Ferrera per i quotidiani regionali: uno spaccato della storia politica e sociale di grande interesse, che restituisce storie ed avvenimenti di un paesino spesso rimasto fuori dalle grandi cronache.
Emanuele Ferrera è giornalista e studioso appassionato di storia locale. “Ferrera – scrive Concetto Iozzia – ha fatto luce su avvenimenti che hanno segnato la storia di Acate, come il terremoto del 1693, o le vicende legate alla guerra. Nel lavoro del giornalista c’è posto anche per le curiosità, come quella della sirena che “annuncia” a se stessa l’inizio di un turno di lavoro fantasma e una immaginaria pausa per il pranzo a operai che sono svaniti insieme al sogno dell’industria. Il suo è “un libro da custodire e da “scoprire” giorno per giorno, come un prezioso almanacco che racchiude storie e sentimenti. E permettetemi un “peccato” di orgoglio: molte delle storie di Romanzo Acatese sono state pubblicate dal Giornale di Sicilia durante i miei 22 anni da responsabile delle pagine ragusane del glorioso quotidiano”.
“Il Romanzo Acatese di Emanuele Ferrera – afferma don Mario Cascone – si sofferma poi su alcune realtà dell’antico Biscari, riesumando storie dei secoli e dei decenni passati, che hanno ancora qualcosa da dire nel tempo presente. Noi purtroppo viviamo in una cultura in cui non si radica più nulla, tutto scorre (“panta rei”) e spesso si appiattisce su un eterno presente ripetitivo, che ci priva di guardare in avanti. Dove non si coltiva la memoria storia del passato, infatti, è difficile che si possa costruire un futuro. Per tale motivo gli articoli di natura storica, che Ferrera ha inserito nel suo volume, sono importanti, in quanto ci dicono che Acate non nasce dal nulla, ma ha un suo passato glorioso e vivace, su cui si basa la sua vita presente”.