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Un giovane studente rischia la vita a Ibla per un frullato di frutta e per l’assenza della guardia medica. Ecco cosa è accaduto
31 Mag 2019 17:31
Il tempestivo e fortuito intervento di un medico che in quel momento era nei paraggi ha permesso di salvare la vita di un giovane studente universitario a Ragusa Ibla che avrebbe potuto invece rischiarla seriamente in assenza totale del presidio di guardia medica nel quartiere barocco, chiuso per motivi economici, e trasferito nel vicino Ospedale Maria Paternò Arezzo.
Il pomeriggio di martedì 28 maggio si sono vissuti a Ragusa Ibla attimi di paura a causa di un malore che ha colpito un giovane universitario residente nel quartiere barocco del capoluogo ibleo. La mancata presenza di un presidio medico all’interno del quartiere ha rischiato di far degenerare la situazione nonostante sia vicino l’ospedale Arezzo.
Il giovane, Gabriele d’Amico, originario della provincia di Catania ed iscritto alla facoltà di Lingue, dopo aver terminato il suo pranzo con un frullato alla frutta si è recato in facoltà per assistere ad una lezione. È stato proprio durante le ore accademiche che il giovane ha iniziato a non sentirsi bene avvertendo sintomi generici, come di un raffreddore.
Grazie al proprio istinto, lo studente ha deciso di andare a chiedere un primo aiuto in farmacia e successivamente al proprio vicino di casa che prontamente si è messo a disposizione per accompagnarlo in moto all’ospedale di Ragusa Superiore. Una vera e propria situazione di panico in quanto il giovane studente mostrava vari rigonfiamenti in volto e in altre zone del corpo con una difficoltà respiratoria che peggiorava con il passare del tempo. Fortunatamente, solo pochi metri dopo, il vicino di casa dello studente ha incontrato casualmente il Dottor Giannone che vista la situazione di pericolo ha prestato subito soccorso iniettando 4mg di cortisone intramuscolare.
Una situazione di pericolo che con la presenza del presidio medico si sarebbe risolta in pochi minuti ma che invece poteva trasformarsi in una tragedia. Un fatto di cronaca che riaccende l’attenzione sui presidi medici presenti sul territorio, troppe volte ingiustamente accusati di spendere risorse utilizzabili in altri modi ma che invece sono uno strumento indispensabile per garantire un primo soccorso a tutti ed in tutte le zone del nostro territorio.
Riportiamo per intero la lettera che Gabriele D’Amico ci ha mandato stamane:
“Carissimi tutti, Ci è voluto qualche giorno perché avessi il coraggio di scrivere quello che sto scrivendo, e per rendere pubblico l’episodio che mi è accaduto lo scorso 28 Maggio. Martedì pomeriggio: faccio una veloce merenda con un semplice frullato di frutta, e poi di corsa verso la lezione di piano. Durante la lezione comincio ad avvertire i sintomi di un forte raffreddore: lacrimazione agli occhi, bruciore alla gola e vari starnuti, ma non ho dato molto peso alla cosa fin quando il mio corpo non mi ha parlato. Una voce dentro di me mi ha detto “Gabriele qui qualcosa non va, sta succedendo qualcosa di brutto”.
L’istinto, e una buona dose di buon senso, mi hanno fatto andare di corsa in farmacia a premunirmi di cortisone, poiché comincio a rendermi conto di quello che stava succedendo. La farmacista, gentilissima e disponibilissima, non ha potuto fare altro che farmi levare la camicia per constatare che fosse veramente in corso una reazione allergica; ma in quel momento i sintomi erano più simili a quelli di un forte raffreddore. Prendo 2 mg di Bentelan e torno a casa. Nel giro di 20 minuti le mie condizioni peggiorano. Non so che fare, cerco di mantenere la calma. Ancora una volta mi fido del mio istinto e del mio buon senso, e decido di ascoltare la vocina nella mia testa che mi diceva “non devi stare da solo”.
Vado dal vicino di casa, per chiedergli se potesse farmi compagnia in attesa che i sintomi retrocedessero, ma lui decide che forse è meglio andare subito in Ospedale.
Non so se Dio esiste, io personalmente non credo molto in queste cose, ma il caso ha voluto che 50 metri dopo, in Corso 25 aprile un medico, che il vicino di casa conosceva, ci passasse davanti. Gli chiede aiuto e lui mi presta prontamente soccorso, iniettandomi altri 4 mg di cortisone intramuscolare. Nel frattempo, il mio corpo era interamente di color rosso fuoco, pieno di eritemi che bruciavano e prudevano, i miei occhi a malapena aperti e la faccia gonfia.
Dopo circa un’ora dalla somministrazione del cortisone, i sintomi cominciano a retrocedere. Scrivo questo messaggio perché martedì io, Gabriele D’Amico, studente di Mediazione Linguistica e Interculturale a Ragusa Ibla, se non avessi incontrato per caso quel medico a pochi passi da casa mia, probabilmente non sarei qui.
Non sarei qui a causa di un semplice frullato di frutta. Quel giorno ho capito che noi studenti siamo soli, isolati in un piccolo quartiere e dove non esiste un luogo in cui possiamo recarci per avere un primo tempestivo e rapido soccorso. Tutto quello che abbiamo è una farmacia.
Carissimo Sindaco Cassì, se leggerà questo messaggio, vorrei che immaginasse cosa hanno provato i miei genitori quando hanno avuto contezza di quanto accaduto. Provi a immaginare cosa avrebbe provato Lei, se fosse successo a suo figlio. Non lo dico con rabbia o indignazione, assolutamente. Lo dico da figlio, da studente, da cittadino ragusano ormai da 2 anni, da essere umano. Mi sono sentito solo e inerme. Impotente di fronte a un frullato che poteva spegnere la mia vita. Le chiedo perciò di provvedere al più presto alla riapertura della Guardia Medica qui a Ibla, per la quale noi studenti abbiamo già raccolto svariate firme, ma senza che notizia alcuna ci sia stata data. Non per capriccio, ma per bisogno”.
Gabriele D’Amico
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