Si celebra oggi la dodicesima edizione della Giornata Mondiale del Diabete (GMD) in più di 160 Paesi. Questa campagna di informazione è promossa dalla International Diabetes Federation (IDF), una organizzazione internazionale che racchiude più di 200 Associazioni in rappresentanza dei malati di diabete, dei loro familiari e degli operatori sanitari.
In tutto il mondo si assiste ad un aumento delle persone affette da diabete; secondo l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite questa patologia, essendo una delle cause principali di morte prematura nel mondo, rappresenta un problema sociale e una minaccia costante alla salute del pianeta, non meno di AIDS, malaria o tubercolosi.
“Educazione e Prevenzione del Diabete”: questo il tema della GMD; cioè sensibilizzare tutte le figure coinvolte dalla patologia e la società, al fine di promuove politiche per la prevenzione e cura della malattia.
Qualche giorno fa in Senato è stato presentato l’Italian Barometer Diabetes Report 2012 (IBDR), un’indagine conoscitiva che ogni anno scatta una fotografia del nostro Paese su tutti gli aspetti che riguardano la malattia del diabete. Questo studio è stato prodotto dall’Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) dell’Università di Tor Vergata.
Dal Report si evince che la malattia colpisce di più le persone sedentarie, in sovrappeso o obese e con ridotto livello di educazione scolastica. L’ 8% di persone che non praticano nessuna attività fisica sono infatti colpite dalla patologia, contro solo l’1% degli sportivi. L’obesità aumenta il rischio di sviluppare il diabete superiore a 60 volte rispetto a chi si mantiene in forma. Il titolo di studio svolge un ruolo protettivo: tra i laureati la diffusione della malattia è di 5 volte inferiore rispetto a chi ha solo la licenza media.
Inoltre i dati mostrano come ad essere colpiti di più sono gli abitanti delle regioni del Sud Italia (dove sono in aumento i tassi di obesità e si pratica poco sport): 7,8% in Basilicata; 7,6% in Calabria contro il 3,6% di Lombardia, il 3,4% di Valle d’Aosta e Veneto. A Bolzano il 2,6%.
Nel nostro Paese sono presenti 2 milioni e 970 mila persone (il 4,9% della popolazione) che convivono con la patologia. “La lotta al diabete assorbe il 9% della spesa sanitaria italiana annuale” – spiega il prof. Renato Lauro, Presidente dell’Osservatorio e Rettore dell’ateneo romano – “pesando sulle casse statali per 9,22 miliardi di euro, 2.660€ per ogni paziente. Il che significa 1,05 milioni di euro all’ora. Anche se si tratta di uno dei dati più bassi d’Europa, come confermato recentemente dalla London School of Economics, rimane comunque una cifra importante. Soprattutto se consideriamo che entro il 2030 i malati aumenteranno del 23%”.
“Prevenzione” è la parola d’ordine, considerata la migliore arma per combattere una patologia che solo in Italia ogni anno provoca 27000 morti in pazienti tra i 20 e 79 anni di età.
Il sen. Antonio Tomassini, Presidente della XII Commissione Igiene e Sanità del Senato commenta: “Una dieta bilanciata, l’esercizio fisico e il controllo del peso riducono del 50% il rischio di essere colpiti dal disturbo. In questo modo si possono ottenere grandi risultati anche dal punto di vista economico, grazie ad iniziative la cui attuazione è fattibile perché poco costosa. Soprattutto se si considerano le spese derivanti dai ricoveri per complicanze. L’80% delle persone affette da diabete muore infatti a causa di problematiche cardiovascolari, da due a quattro volte più frequenti in chi soffre di questo disturbo metabolico. Inoltre, sono soprattutto le conseguenze più gravi come infarto, ictus, scompenso cardiaco e morte improvvisa ad interessare con maggior frequenza i diabetici, che si vedono ‘derubati’ in media di 5 – 10 anni di vita”.
Di fondamentale importanza è il controllo della patologia da attuare subito dopo la diagnosi. Il prof. Agostino Consoli, coordinatore del Report 2012 e Ordinario di Endocrinologia presso l’Università di Chieti spiega :“Un trattamento precoce e intensivo dei principali fattori di rischio come glicemia, ipertensione e colesterolo alto, riduce del 50% il rischio di gravi complicanze e di morte. Malgrado la gestione della malattia sia complicata, il modello di cura italiano è comunque particolarmente efficiente. L’assistenza diabetologica negli altri Paesi europei è infatti a carico soprattutto dei medici di famiglia. Da noi accade il contrario: è presente una rete diffusa di strutture specialistiche, in grado di fornire assistenza a oltre il 50% dei malati”. E’ dimostrato che un’assistenza mirata ad un paziente diabetico riduce del 15% ictus e infarti e del 47% le insufficienze renali gravi.
Ma cos’è il DIABETE? É una malattia cronica che si caratterizza per la presenza di iperglicemia, cioè elevati livelli di glucosio nel sangue dovuti ad alterazioni della quantità o della funzione di insulina. Il pancreas produce l’ormone insulina che consente al glucosio di penetrare nelle cellule ed essere utilizzo come fonte d’energia. Se questo meccanismo non funziona a dovere, il glucosio si accumula nel circolo sanguigno provocando la patologia.
Il diabete tipo 1 colpisce circa il 10% delle persone affette dalla malattia diabetica; generalmente insorge durante l’infanzia o l’adolescenza. Si assiste a un esordio acuto, spesso in relazione a un episodio febbrile, con sete (polidipsia), aumentata quantità di urine (poliuria), sensazione di stanchezza (astenia), perdita di peso, pelle secca, aumentata frequenza di infezioni. L’insulina è quasi assente a causa della distruzione delle cellule ß del pancreas che producono questo ormone: è quindi necessario che essa venga iniettata ogni giorno e per tutta la vita. Nel sangue sono presenti anticorpi diretti contro antigeni presenti a livello delle cellule che producono insulina, detti ICA, GAD, IA-2, IA-2ß (per questo motivo il diabete di tipo 1 viene considerato una malattia “autoimmune”, dovuta cioè a una reazione immunitaria diretta contro l’organismo stesso). Si pensa che una risposta immuninitaria verso comuni agenti infettivi possa causare una reazione anche verso le cellule del pancreas con la produzione di autoanticorpi. Oltre a questi fattori genetici possono essere implicati nell’insorgenza del tipo1 anche fattori ambientali (in particolare fattori dietetici). Il paziente può andare incontro a complicanze di tipo acuto quali il coma, dovuto all’accumulo di prodotti del metabolismo (chetoni).
Il diabete tipo 2 rappresenta circa il 90% dei casi di questa malattia che si manifesta dopo i 30-40 anni. Il pancreas è in grado di produrre insulina ma le cellule dell’organismo non riescono ad utilizzarla. Tra i fattori di rischio già citati c’è anche una forte componente ereditaria: il 40% dei diabetici di tipo 2 ha parenti di primo grado affetti dalla stessa malattia (familiarità). Sono frequenti le complicanze croniche che riguardano diversi organi e tessuti: retinopatia diabetica, nefropatia diabetica, malattie cardiovascolari, neuropatia diabetica .
Si parla di diabete gestazionale quando viene registrata per la prima volta iperglicemia in concomitanza con la gravidanza ( 4% dei casi). Nelle donne in gravidanza, il diabete può determinare conseguenze avverse sul feto, da malformazioni congenite a un elevato peso alla nascita, fino a un alto rischio di mortalità perinatale.
Secondo i dati contenuti nell’IBDR 2012 il numero di diabetici in Italia cresce con un tasso del 4% l’anno comportando un costo per il SSN di 300 milioni di euro l’anno. Il Report sottolinea l’urgenza di effettuare un Piano nazionale sul diabete per rendere più sostenibile il ‘sistema diabete’ non solo in termini economici ma soprattutto umani, garantendo ai cittadini una capillare informazione per arginare l’insorgenza di nuovi casi e una assistenza mirata ai malati per aumentarne la qualità della vita. Bisogna creare un registro nazionale delle persone con diabete; intensificare la prevenzione attraverso la promozione di stili di vita salutari; eliminare le differenze tra le diverse regioni (anche per quanto riguarda l’erogazione dei materiali per l’autocontrollo della glicemia e l’educazione terapeutica). Per il sen. Tomassini “questo documento richiama ad un coinvolgimento diretto della scuola e delle Regioni, affinché si adoperino da un lato a contrastare l’aumento dell’obesità, particolarmente quella in età infantile e tra i giovani, dall’altro a dare una soluzione adeguata al problema della somministrazione dei farmaci a scuola, che riguarda non solo il diabete ma anche altre patologie”.
Da questa indagine conoscitiva emerge che la Sicilia (circa 287 mila diabetici) ha una prevalenza dell’obesità infantile e del diabete superiore rispetto alla media nazionale. Il tasso di mortalità per diabete è aumentato per i maschi comfermandosi come peggior dato in Italia. I ricoveri standardizzati si sono ridotti a livello della media nazionale mentre sono aumentati i tassi di ospedalizzazione per diabete non controllato, diabete con complicanze ed amputazioni. Qui inoltre si consuma una quantità di farmaci antidiabetici superiore alla media nazionale. Comunque la Sicilia rientra, sempre secondo questo Report, tra quelle regioni in cui esistono programmi di successo che affrontano il diabete in modi innovativi ed efficaci. Un’analisi condotta da una rete di Servizi di diabetologia siciliani ha dimostrato che nel territorio sono stati effettuati processi potenzialmente mirati di misurazione, valutazione e miglioramento della qualità della cura che ha prodotto in 5 anni tangibili cambiamenti favorevoli. Si stima che se applicate all’intera popolazione italiana con diabete, questi tipi di interventi consentirebbero di far guadagnare in 15 anni quasi 1,5 milioni di anni di vita, di risparmiare oltre 3 miliardi di euro e di ridurre significativamente le complicanze più gravi.
Il professor Umberto Valentini, presidente di Diabete Italia conclude : “Visto che il diabete è un vero e proprio paradigma delle malattie croniche, può dunque fungere da modello per affrontare la sfida più attuale per la sanità, quella della cura e dell’assistenza della cronicità”.
Oltre all’ottimismo che si respira nelle pagine del Report, con proposte che hanno la potenzialità di promuovere un profondo cambiamento culturale nell’organizzazione sanitaria del nostro Paese, un’altra buona notizia arriva dalla Scienze.
Sulla rivista Biomaterials Science, ricercatori della Sunderland University hanno annunciato di aver messo a punto uno spray nasale (ancora testato solo su un modello di ratto diabetico), che permetterebbe a chi soffre di diabete (soprattutto di tipo 1) di poter interrompere le iniezioni di insulina. Il nuovo preparato è inalabile e rilascia l’insulina nel flusso sanguigno attraverso i capillari delle cavità nasali. I test hanno dimostrato che uno spruzzo del preparato spray ha ridotto i livelli di glucosio nel sangue dei ratti per circa 24 ore, a fronte delle 9 ore di una iniezione di insulina tradizionale. Riscaldatosi alla temperatura corporea all’interno del naso lo spray nasale si trasforma in un gel che aderisce alle pareti della mucosa. Ciò rende la somministrazione più efficace facendo stazionare più a lungo nella cavità nasale l’insulina che a sua volta viene rilasciata in maggior quantità, per più tempo e assorbita più velocemente attraverso le mucose nasali grazie ad un composto a base di N-trimetil cloruro di chitosano.
Il dottor Hamde Nazar, docente di Farmacia presso l’università inglese, ha detto: “I nostri dati evidenziano le potenzialità della formulazione, che potrebbe essere assunta una volta al giorno per via nasale. Questo processo potrebbe essere utile in quanto ridurrebbe il numero di iniezioni che i pazienti devono ricevere. Alcune persone sono costrette a ricevere fino a cinque iniezioni al giorno. Questo nuovo spray potrebbe sostituire alcune di queste iniezioni. Ridurre il numero di iniezioni di insulina potrebbe significativamente migliorare la qualità della vita di molti pazienti diabetici. Le iniezioni tengono sotto controllo i livelli di glucosio, ma le ferite provocate dall’ago possono essere un fastidioso inconveniente per le persone con diabete. Uno spray nasale può essere un trattamento alternativo molto più attraente e indolore”.
La Giornata Mondiale del Diabete si articola in appuntamenti di rilievo regionale o nazionale e in centinaia di eventi a livello locale: ‘glicemie in piazza’, incontri di informazione ecc.
MISURAZIONE DELLA GLICEMIA
14 nov | 08.30-13.00 Comiso, PTA Ospedale Regina Margherita
17 nov | 09.00-13.00 Santa Croce Camerina, Via C. Colombo 79/A
14 nov | 08.30-13.00 Vittoria, Centro di diabetologia Via dell’Acate, 2