Attualità

Un messaggio pasquale per i malati in isolamento e i loro familiari

Un messaggio rivolto a tutti coloro che sono nella sofferenza e nell’isolamento a causa della malattia oltre che per i familiari che vivono momenti di profonda amarezza non potendo assistere né portare conforto ai propri cari ricoverati. Ma anche un messaggio per quanti ci hanno lasciato, spesso senza neppure un estremo saluto, affinché il Padre celeste li accolga nella sua infinita misericordia.

Questo il senso della trasmissione social fatta ieri, in occasione del Giovedì santo, dal direttore dell’ufficio diocesano per la Pastorale della salute, don Giorgio Occhipinti, anche nella qualità di assistente religioso in servizio all’ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa. “La sofferenza di non poter celebrare comunitariamente la Pasqua nella ricchezza e bellezza della sua liturgia, che si esprime nel popolo radunato – ha spiegato don Giorgio dalla cappella del nosocomio – testimonia la drammaticità di questo momento ma anche la consapevolezza che questo tempo segnato da tanta sofferenza ci purifica, accende desideri e gratitudine per ciò che troppo spesso diamo per scontato.

Quest’anno negli ospedali, nelle strutture sanitarie, nelle case di riposo e nelle nostre case ci ritroviamo come Gesù e i discepoli nel Cenacolo in una dimensione più intima, pur considerandoci nella comunione della Chiesa e vivendo per come potremo le celebrazioni trasmesse con i mezzi della comunicazione sociale. Nell’ascolto della Parola sosteremo nel Cenacolo, con la preghiera personale e familiare. In fiduciosa attesa e operoso amore: guardando con gratitudine e ammirazione a medici, infermieri, protezione civile, volontari, forze dell’ordine, lavoratori, rappresentanti delle istituzioni.

Nelle nostre famiglie sappiamo, come nella vita impariamo, a unire dolore e gioia. Certo però ora la prova assume una dimensione nuova, enorme, straziante, con aspetti inconsolabili”.
“Alla luce del mistero pasquale, allora – prosegue don Occhipinti – sarà necessario, entrare nel nucleo del grido di dolore di quanti sono stati contagiati e, soprattutto, di quanti hanno lasciato questa vita terrena. Ebbene, la Pasqua annuncia la vittoria della vita sulla morte, immettendo dentro la paura un cammino di speranza e di fiducia, accendendo nel cuore della notte una luce nuova e tenace.

Viviamo allora questa Settimana santa trovando spazi per la preghiera personale e familiare in casa, in una stanza di un reparto ospedaliero, in una struttura sanitaria o in una casa di riposo oltre a sentire la comunione con tutta la Chiesa e a seguire le celebrazioni attraverso i mezzi di comunicazione, televisione e social. Sono sicuro che il Signore non mancherà di consolarvi con il suo Spirito, per aprire il nostro cuore, pur nel dolore, alla gioia”. Il direttore dell’ufficio diocesano per la Pastorale della salute ha poi invocato l’aiuto del Signore per il personale sanitario impegnato a contrastare sul territorio e negli ospedali gli effetti devastanti della pandemia: “Voglio esprimere anche la più sentita gratitudine agli operatori sanitari, che in questi giorni, ci stanno offrendo un esempio luminoso di che cosa significa spendere la vita per gli altri e prendersi cura di chi è nella prova assumendo fino in fondo lo stile e lo spirito del buon samaritano”.