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UN NONNO RAGUSANO È DOTTORE IN MEDICINA E CHIRURGIA ALL’UNIVERSITÀ DI PADOVA
24 Mar 2015 17:46
Quando il presidente della commissione di laurea, il prof. Davide Santo Ferrara, direttore di Medicina Legale, martedì scorso 17 marzo, nell’austera e antica Aula Magna di Medicina del palazzo del Bo, sede centrale dell’Università di Padova, ha proclamato il nostro concittadino Venerando Cintolo dottore in Medicina e Chirurgia con la votazione di 101/110, un applauso di parenti e amici, unito a quello della commissione, ha segnato la fine di un lunghissimo e singolare curriculum di studente universitario. A festeggiare la tanto attesa laurea del figlio è volata via da Ragusa anche l’anziana madre Angelina, accompagnata da alcuni familiari. Il neolaureato ha discusso la tesi “Utilità di semplici indicatori di fragilità come predittori precoci di outcome in pazienti anziani ospedalizzati”, di cui è stato relatore il prof. Luca Busetto, della Clinica Medica, e controrelatore il prof. Enzo Manzato, direttore della Scuola di specializzazione in Geriatria dell’Ateneo patavino.
Cintolo, Venerando per l’anagrafe e Gino per parenti e amici, nato a Ragusa nel ’47, dal ’71 vive a Marghera, dove è sposato con Paola, ha due figli ed è nonno di due nipotine e di un nipotino. Dopo 40 anni di insegnamento in istituti superiori di Mestre e Venezia, dal 2012 è in pensione. Ordinato dall’allora patriarca di Venezia card. Marco Cè, dal 1986 è diacono permanente nella diocesi veneziana e come giornalista collabora con il settimanale diocesano Gente Veneta e, in qualche occasione, anche con RagusaOggi.
Franco Portelli
Gino ci ha scritto
Una rilettura del mio lungo corso di studi universitari
Credo che sia necessaria una mia diretta e personale riflessione su questa mia “strana” esperienza di studente universitario, che altrimenti rischia di far stupire, anche in senso negativo, per la sua particolare lunghezza da record (6 anni di corso e 42 di fuori corso), oscurandone i motivi veri e il senso che man mano ha assunto. Questi 48 anni di studente universitario, visti dalla raggiunta meta della laurea, non lasciano spazio ad alcun trionfalismo, che comunque sarebbe estraneo al mio carattere e alla mia impostazione di vita.
All’inizio, ovviamente, non c’era alcuna intenzione né previsione di un lungo curriculum universitario.
Infatti nel 1966, dopo la maturità classica, conseguita al Liceo “Umberto I” di Ragusa, mi ero inizialmente iscritto in Lettere all’Università di Catania,perché mi piaceva insegnare e volevo rendermi presto autonomo economicamente dai miei genitori, che lavoravano faticosamente in campagna e avevano altri tre figli più piccoli da mantenere agli studi.
Trascorse però appena due settimane di frequenza e dopo un’astrusa lezione di Filosofia, entrò subito in crisi la mia vocazione all’insegnamento.
Cercai di capire, nella preghiera e meditazione, qual era la volontà del Signore e cosa era giusto fare.
Dopo qualche giorno ritornai a Ragusa e andai a trovare i miei genitori in campagna, per chiedere il loro consiglio, che fu positivo, sulla mia intenzione di passare a Medicina, la mia prima passione.
Questa scelta, che vedevo con spirito missionario di servizio alle persone malate (allora non si parlava ancora di diaconato permanente), comportava però maggiori spese, perché il corso di laurea era di 6 anni e richiedeva la frequenza delle lezioni e libri più costosi.
Pertanto di mia iniziativa mi misi a fare qualche lavoretto, come vendere enciclopedie o detersivi o commerciare formaggio ragusano, per alleggerire il peso economico sulla mia famiglia.
Nel 1971 mi trasferii come abitazione a Mestre e Marghera, alla ricerca di un lavoro più sicuro, che trovai nel campo delle vendite editoriali e delle promozioni assicurative, e come studente all’Università di Padova. Avevo anche presentato domande di supplenza per Scienze ed Educazione Fisica in alcune scuole mestrine, finché il 9 gennaio 1973 fui chiamato dall’Istituto Professionale Statale “Alessandro Volta” per una supplenza per tutto l’anno, per insegnare “Anatomia, Fisiologia e Patologia” agli studenti di Odontotecnica … una supplenza annuale, che poi sarebbe stata confermata anche negli anni successivi.
Su queste precarie basi economiche quello stesso anno con Paola, conosciuta a Marghera, mettemmo su famiglia. Dopo 10 anni di precariato entrai in ruolo e poi, dopo 22 anni al “Volta”, nel ’94 passai ad insegnare all’Istituto Tecnico Statale per Attività Sociali “Vendramin Corner” di Venezia sempre materie bio-sanitarie, tra cui Puericultura e Gerontologia, per dare agli studenti una preparazione professionale adeguata per lavorare in asili nido e in case di riposo. Nel 2012 sono andato in pensione.
Così man mano che si realizzava la sintesi tra il mio desiderio di insegnare e la mia passione per la Medicina, che era diventata l’oggetto del mio insegnamento, aumentavano gli impegni, anche per l’arrivo di due figli, per il cammino del diaconato e il lavoro come giornalista, e conseguentemente le difficoltà per gli studi universitari, mentre diminuivano tempo e motivazione per laurearmi. Infatti nel periodo che va dal 1981, quando frequentai le lezioni e sostenni l’esame di Chirurgia Cardiovascolare con il prof. Gallucci, il cardiochirurgo, morto poi tragicamente in un incidente stradale, che effettuò il primo trapianto di cuore in Italia, fino al 2006, nell’incertezza se continuare o meno, ho fatto solo un esame ogni otto anni per non decadere. Alla fine poi, con tanti dubbi sulla possibilità di farcela, ho ritenuto giusto concludere, anche perché vedevo, e vedo ancora, la possibilità di passare dal servizio ai giovani, nell’insegnamento per il lavoro sociale con gli anziani, al servizio diretto degli anziani malati, ora che sono anch’io pensionato e all’inizio della terza età. In questo stesso senso si inserisce anche la tesi sperimentale sull’anziano fragile, su cui incominciai a lavorare 4 anni fa.
Sono rimasto profondamente colpito dalle “più vive congratulazioni”, che il presidente prof. Santo Davide Ferrara mi ha espresso, durante la proclamazione, a nome di tutta la commissione di laurea, “per la tenacia e l’impegno e la rilevante perseveranza dimostrati nel conseguire questo importante obbiettivo”, perché in pochi minuti e in poche parole è stato compreso il senso vero di una storia personale lunga quasi mezzo secolo.
Gino Cintolo
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