Sono sempre più frequenti e preoccupanti le notizie riguardanti nuovi virus e la loro espansione; quelli recenti, che hanno destato particolare inquetudine, sono il nuovo virus influenzale isolato in Cina e quello arrivato dal Medioriente in Europa che ha provocato gravi sintomi respiratori.
Al fine di scongiurare pandemie i laboratori di tutto il mondo, in questi casi in una vera lotta contro il tempo, cercano di sintetizzare un vaccino capace di difenderci da quante più varianti del virus nel minor tempo possibile, giorni o settimane, invece dei mesi necessari fino ad ora.
È stato pubblicato uno studio, diretto dal dr Gary Nabel del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, che fa ben sperare a riguardo. Sembra essere molto vicina la realizzazione del cosiddetto vaccino jolly, attivo contro i diversi ceppi del virus dell’influenza.
La ricerca, pubblicata su Nature, è stata realizzata nei laboratori dell’NIH (National Institutes of Health) del NIAID cioè il Centro americano per la ricerca sui vaccini in collaborazione con una casa farmaceutica a Cambridge.
Questo vaccino si è già rivelato essere efficace contro i virus influenzali del ceppo H1N1 e ciò fa ben sperare nell’apertura di una nuova strada verso la realizzazione di vaccini in grado di colpire virus influenzali emergenti e altri tipi di patogeni.
Un passo decisivo, verso la realizzazzione di un vaccino jolly, efficace contro virus imprevedibili e caratterizzati da estrema mutabilità come i virus influenzali, è stato quello di utilizzare le tecniche di nanotecnologia al posto delle tecniche tradizionali di ricerca. Le tappe necessarie per verificare la sicurezza sull’uomo richiederanno diversi mesi.
Grazie all’approccio “nano” i ricercatori hanno ottenuto un immunizzante più efficace dei vaccini attuali e capace di contrastare ceppi diversi del virus dell’influenza.
La ricerca è partita con l’analisi delle proteine presenti sulla superficie del virus, quelle che una volta riconosciute scatenano le difese da parte del nostro sistema immunitario.
Nello specifico è stata studiata la struttura dell’emoagglutinina (responsabile, insieme alla neuraminidasi, dell’adesione del virus alla cellula destinata ad essere infettata).
I ricercatori sono riusciti a legare all’emoagglutinina una nuova molecola ottenuta grazie alle tecniche di nanotecnologia, che ha aumentato la capacità del sistema immunitario di innescare una risposta. Quindi i tentativi si orientano verso la neutralizzazione di questa proteina.
I ricercatori, grazie alle tecniche di nanotecologia, hanno “smontato” l’emoagglutinina e l’hanno “legata” ad un’altra proteina, la ferritina, capace di auto-assemblarsi.
È stata così ottenuta una nanoparticella capace di auto-costruirsi ed assumere una particolare struttura ad “otto speroni” in grado di stimolare sia una risposta immunitaria dieci volte più potente di quelle attuali, sia la produzione di anticorpi contro due o più strutture dell’emoagglutinina, presenti in diversi ceppi, che si sono conservate nel tempo.
I virus influenzali si trasformano molto velocemente e per questo motivo i vaccini tradizionali hanno il problema della rapida perdita di efficacia, devono cioè essere rinnovati ad ogni stagione.
Il vaccino jolly risponderebbe anche ad un altro requisito fondamentale: la sicurezza.
Questa deriva dal fatto che per la sua sintesi viene utilizzata la ricombinazione di due “pacchetti” genici, uno per l’emoagglutinina, l’altro per la ferritina.
I vaccini tradizionali invece vengono ottenuti coltivando i virus in colture cellulari o uova.
«Il vaccino funziona contro ceppi diversi dell’influenza ed è un passo avanti per arrivare a
un’immunizzazione universale» spiega Gianni Rezza, direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità. Ogni anno l’influenza colpisce in Italia 6 milioni di persone.
Su Science Translational Medicine è stata descritta un’altra tecnica di biologia molecolare messa a punto da Craig Venter, uno dei protagonisti del Progetto Genoma Umano, e dai ricercatori di una casa farmaceutica. In 4 giorni e 4 ore sono riusciti a creare un vaccino partendo da zero. Dal momento in cui il virus è stato isolato e sequenziato, i ricercatori si son fatti inviare presso il loro laboratorio, non il virus fisicamente, ma in tempo reale la sequenza dei nucleotidi del virus. Da questa hanno sintetizzato ex-novo il genoma virale, lo hanno inserito in cellule di coltura ed isolato le proteine prodotte per sintetizzare il vaccino. Tutto in tempi record, importante poichè al fine di scongiurare possibili pandemie il fattore tempo fa la differenza.
Diversi gruppi di ricerca in tutto il mondo attualmente, ricorrendo a tecniche di ibridazione, stanno cercando di mettere a punto vaccini contro altri patogeni e virus quali quello dell’herpes e dell’HIV.
L’entusiasmo è tanto nel mondo scientifico per le prospettive che si stanno aprendo grazie alle nuove tecniche, ma nello stesso tempo la cautela è d’obbligo per le insidie che il virus cela per sua stessa natura. Infatti il dr Nabel spiega: «E’ come schiacciare tra le mani un palloncino. Premi da una parte e spunta dall’altra. I virus sono molto “intelligenti” e sotto pressione trovano nuovi modi per sfuggire al pericolo».
La cosa certa è che oggi le speranze di combattere i virus sono decisamente superiori e la creazione di un vaccino “universale” contro l’influenza è un traguardo possibile che la scienza può prefiggersi.