I Piccoli Fratelli di Modica continuano il loro impegno a fianco dei diversamente abili e di chi fa più fatica a vivere con una vicinanza quotidiana che mette al centro le relazioni fraterne.
E’ il custodire le persone, l’aver cura di tutti, con amore, specialmente di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore, come ama dire papa Francesco!
Su questa scia, il prossimo 16 aprile alle 19:30 nel salone della chiesa del Sacro Cuore di Modica i Piccoli Fratelli festeggeranno i 25 anni di vita con un testimone della carità dei nostri giorni: don Virginio Colmegna che fu nominato dal cardinale Carlo Maria Martini, nel 1993, direttore della Caritas Ambrosiana.
Il titolo del convegno sarà UNA CITTA’ A MISURA DI SGUARDO, riprendendo il saluto del cardinale Martini alla sua diocesi alla fine del suo ministero: “La città stimola la politica al suo ruolo di promozione dei diversi, in modo particolare dei più umili fino a che possano raggiungere un’uguaglianza sostanziale. Questo non si realizza con un’equidistanza stratta, ma con scelte preferenziali storiche costose.”
Dal dicembre 2004 don Colmegna si dedica a tempo pieno alla fondazione Casa della carità di cui tuttora è presidente. La Casa della carità è una vera e propria Casa che ofre alle persone ospitalità gratuita e che si pone l’obiettivo di riconquistare l’autonomia degli ospiti.
Don Virginio ha in un suo recentissimo messaggio augurato una Pasqua che celebri la speranza di un mondo fraterno possibile, verso una felicità giusta per tutti, verso una chiesa povera e dei poveri. La Pasqua è per i piccoli di questo mondo, per i senza speranza, per chi è vittima di ingiustizie e guerre atroci. Una vita che vince sulla morte e che è per tutti.
Don Colmegna ha anche di recente rafforzato la sua battaglia per i diritti civili dei rom, spesso i più disprezzati e emarginati tra gli stranieri, promuovendo alternative sociali e di reinserimento lavorativo piuttosto che il semplicistico sgombero dei campi rom, col risultato di spostarli solo in un’altra periferia delle nostre città.
Con lo stile di papa Francesco e di don Virginio e di tanti pastori e uomini che testimoniano l’amore di Dio per tutti gli uomini, nessuno escluso, i Piccoli Fratelli augurano una Pasqua di condivisione e fraternità che continui nella quotidianità di rapporti di amicizia con i poveri…i piccoli fratelli
Don Virginio Colmegna è nato a Saronno (Va) il 1 agosto 1945.
Ordinato sacerdote il 28 giugno 1969, nel settembre dello stesso anno ha conseguito la licenza in teologia. Negli anni Ottanta ha promosso diverse cooperative e comunità di accoglienza, principalmente nel campo della sofferenza psichica e dei minori.
Nel 1982 è entrato nell’ufficio Vita sociale e Lavoro della Curia di Milano, in qualità di assistente diocesano del Movimento dei lavoratori di Azione Cattolica, ed è nominato vicepresidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (Cnca).
Il cardinale Carlo Maria Martini, nel 1993, lo ha designato direttore della Caritas Ambrosiana. Nel 1998 ha assunto la carica di presidente dell’Agenzia solidarietà per il lavoro (Agesol) impegnata nel reinserimento lavorativo dei detenuti.
Il 31 dicembre 2004 don Colmegna ha lasciato la direzione della Caritas Ambrosiana per dedicarsi a tempo pieno alla fondazione Casa della carità “Angelo Abriani” di cui tuttora è presidente.
Lo scorso 7 marzo, don Virginio Colmegna, alla fine di uno spettacolo al Teatro Strehler di Milano, ha offerto il pane a tutte le persone intervenute. Non un pane qualsiasi, ma il pane preparato dalle donne rom che, insieme alle loro famiglie sgomberate da insediamenti informali e grazie all’accompagnamento del CeAS e della Casa della carità, hanno compiuto negli ultimi anni dei percorsi di autonomia e inclusione sociale.
“È un cambiamento di prospettiva” – ha spiegato don Virginio – “Il pane non viene più donato, spesso in maniera assistenzialistica, a chi è in difficoltà, ma viene offerto da queste persone a tutta la cittadinanza nel contesto di un significativo evento culturale. É un grande segno di condivisione e di riscatto, un’occasione per sconfiggere la diffidenza e creare coesione, la dimostrazione che dalla marginalità si può uscire proponendo percorsi adeguati e combattendo ogni forma di discriminazione”.