Promotori della manifestazione il Comune di Ragusa – Assessorato alla Cultura
l’Università di Catania ,l’Archivio degli Iblei e l’Associazione Culturale Sicilia Punto L
Dopo il saluto dell’Assessore alla cultura, Stefania Campo, presenti tra il pubblico la sorella di Maria Occhipinti, Rosina e la figlia Marilena Licitra, nella prima sessione,
Le cronache e la storiografia, coordinata da Laura Barone,si sono avvincendati i relatori Rosario Mangiameli, Natale Musarra, Pippo Gurrieri che hanno permesso all’attentissimo uditorio di approfondire la conoscenza dell’antefatto, della geografia, dei protagonisti dei moti siciliani e ragusani contro la chiamata alle armi dell’autunno del 1944 per combattere i Nazifascisti nel Nord Italia.
A conclusione, il film di Giuseppe Firrincieli, Il “non si parte” tra memoria e presente. Interessante rassegna di interviste a persone anziane, all’epoca ragazzini, e a giovani che, purtroppo, quasi niente sanno di questo evento della nostra Storia.
Nella seconda sessione, Le memorie diverse, coordinata da Chiara Ottaviano , sono stati presentati gli interventi di Nunzio Lauretta per i fatti di Comiso e Vittoria, Giancarlo Poidomani per Scicli e Modica di Antonino Lauretta per Ispica, di Giovanni Di Natale per Monterosso Almo, di Giuseppe Cultrera per Chiaramonte Gulfi.
Marcella Burderi ha trattato il tema: “Un separatista a Modica, Corrado Paternò”
Uccio Barone ha concluso i lavori sottolineando che gli eventi del “non si parte” vanno ancora studiati e approfonditi. Se è ormai superata l’etichettatura di moti fascisti e separatisti con la quale il PCI nel dopoguerra tentò di liquidarli, è superficiale non voler considerare la partecipazione a questi moti di componenti diverse e anche opposte, e, quindi, anche di fascisti e di separatisti.
E’ impensabile ha sostenuto il Prof. Barone che nella Ragusa di Pennavaria, del “Fascismo ibleo primo a sorgere nella gloriosa terra di Sicilia…”, non ci fosse tra i promotori del non si parte una forte componente fascista.
In serata lo spettacolo/lettura “Una donna di Ragusa,Maria Occhipinti” di Loredana Cannata, che ha prestato magistralmente il suo corpo e la sua voce a Maria Occhipinti nel ripercorrere i momenti più tragici della sua esperienza al confino e al carcere, condivisa con la figlioletta nata a Ustica in condizione di grande disagio e reclusa anche lei, sino alla conclusione del primo anno di vita, alle Benedettine di Palermo.
A conclusione di questo evento non si può fare a meno di riflettere sul fatto che la generazione precedente alla nostra ha rimosso questi fatti per i lutti che hanno provocato, per il confino e il carcere che hanno colpito solo alcuni tra i promotori, per la paura ,durata sino agli anno ottanta, di rischiare, parlandone, “di dover ancora rendere conto alla Giustizia”.
La generazione dai 50 ai 75 anni, cioè la nostra (fedelmente rispecchiata dai relatori e dal pubblico presente in sala) ha voluto sapere e capire.
I giovani, purtroppo, non sanno quasi niente. Ma vogliono sapere? Non c’è da parte loro un rifiuto della memoria storica? (me lo chiedo, non lo affermo!)
Non diciamo che la colpa è della Scuola. La Scuola non può fare tutto, anche per mancanza di tempo e per la crisi che sta attraversando
Anche a noi la Scuola non ha detto niente di queste cose, anzi ai nostri tempi ci si fermava alla fine dell’Ottocento perché “era troppo presto per parlare obiettivamente degli eventi del XX secolo”(Testuali parole del mio professore di Storia!).