Il Circuito del mito è sotto inchiesta. Da un Progetto pretenzioso, interessante, che aveva dato tante speranze al mondo dello spettacolo, a una resa dei conti problematica per l’Assessorato e per gli organizzatori. Un altro spreco? Otto milioni di euro per metterlo in atto: la cifra è enorme ! Non entriamo in merito ai singoli budget della direzione artistica, e delle altre spese, sempre esorbitanti, se pensiamo che questi incarichi sono oltretutto dati in base a graduatorie cui accedono i pochi amici del politico di turno. Questo è grave, se pensiamo che chi fa cultura veramente per il e i territori, che le Compagnie locali professionali devono ricorrere a tutti gli espedienti per poter realizzare una stagione, rivolgendosi agli sponsor disponibili e sensibili al teatro, alla musica, alla danza.
Poter accedere al Circuito del Mito è stato sempre difficile per le Compagnie, per i registi, per gli attori:tutto è stato regolato secondo l’amicizia al politico di turno, la vicinanza al direttore artistico, secondo il sistema clientelare.
Non ci stupiscono gli otto milioni di euro messi a disposizione per il Circuito, per il turismo culturale, ma è stato il sistema deficitario, l’organizzazione, la mancanza di comunicazione territoriale, la programmazione dell’ultimo momento, che ha fatto sì chè nessuno conoscesse l’evento, a meno che non fosse stato pubblicizzato in tempo dall’Ente e dall’organizzazione del luogo che se ne occupava in prima persona, investendo un altro budget per quanto richiesto, come è successo nel 2011 con lo spettacolo di Taodanza a Kamarina, offerto come spettacolo, ma non come realizzazione, obbligando alla gratuità dell’evento per gli spettatori.
Un progetto, fra l’altro nato, per le aree archeologiche, che doveva fare rete, si è ridotto ad andare alle feste di paese, nelle piazze: non si può snaturare un Progetto.
Forse con 8 milioni di euro, si sarebbero potute realizzare più manifestazioni, più spazio alle Compagnie, agli artisti, ai registi di tutti i territori, e non solo quelli legati al politico di turno.
Crediamo che il fatto scandaloso non siano gli investimenti in cultura, in turismo culturale, in manifestazioni che valorizzino la nostra terra, ma tutto il resto: Il sistema va cambiato, e, come abbiamo detto tante volte, si potrebbero realizzare le cose, coinvolgendo gli operatori , le Associazioni, le Fondazioni di tutti i territori, senza cadere nelle maglie del singolo che decide, direttore o assessore di turno, ma nella collegialità di esperienza. di creatività.
Vorremmo una Regione che facesse proprie le utopie realizzabili secondo un sistema democratico di coinvolgimento dei territori, per evitare che una volta tutto non fosse concentrato solo a Trapani, o a Palermo, o a Messina, o a Catania.
La nostra terra ha tante storie, tante identità: rispettiamole.