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Una Quaresima di solidarietà. Il messaggio della Pastorale della Salute di Ragusa

In un periodo complesso e complicato, legato all’emergenza per il coronavirus, l’ufficio diocesano per la Pastorale della salute di Ragusa ha predisposto la quaresima di solidarietà con le fragilità. È in corso, infatti, il «tempo forte» che prepara alla Pasqua, culmine dell’Anno liturgico e della vita di ogni cristiano.

“Come dice san Paolo – spiega don Giorgio Occhipinti, direttore dell’ufficio diocesano – è «il momento favorevole» per compiere «un cammino di vera conversione» così da «affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male». Questo itinerario di quaranta giorni che conduce al Triduo pasquale, memoria della passione, morte e risurrezione del Signore, cuore del mistero di Salvezza, è un tempo di cambiamento interiore e di pentimento che «annuncia e realizza la possibilità di tornare al Signore con tutto il cuore e con tutta la vita». Nella liturgia si parla di “Quadragesima”, cioè di un tempo di quaranta giorni.

La Quaresima richiama alla mente i quaranta giorni di digiuno vissuti dal Signore nel deserto prima di intraprendere la sua missione pubblica”.
“La Quaresima – prosegue don Occhipinti – è un «accompagnare Gesù che sale a Gerusalemme, luogo del compimento del suo mistero di passione, morte e risurrezione e ricorda che la vita cristiana è una “via” da percorrere, consistente non tanto in una legge da osservare, ma nella persona stessa di Cristo, da incontrare, da accogliere, da seguire».

La Quaresima è un tempo propizio per aprire la porta ad ogni bisognoso e riconoscere in lui o in lei il volto di Cristo. Ognuno di noi ne incontra sul proprio cammino. Ogni vita che ci viene incontro è un dono e merita accoglienza, rispetto e amore.

Oggi più che mai siamo invitati ad essere presenti accanto a chi sperimenta le fragilità, senza pregiudizi, paure e soprattutto indifferenza. Diceva Tolstoj: «Non c’è sporcizia più grande di chi non vuole sporcarsi le mani con gli altri». Ed è un messaggio che facciamo nostro. A maggior ragione in questo momento storico”.