UNA TARGA DEDICATA A BUFALINO. MA A MODICA, NON A COMISO

Leggo sul nostro RagusaOggi che al Magistrale ”Verga” di Modica è stata affissa una lapide “in ricordo di Gesualdo Bufalino che insegnò lettere in quell’istituto nel biennio 1949-1951”.

Che bella iniziativa. Che grande idea. Come al solito i modicani ci mostriamo, almeno in questo, troppo furbi, troppo superiori, troppo avanti. Quantomeno rispetto agli odiati cugini eternamente rei di ladrocinio (chi conosce la storia del 1926-1927 intende).

Questa della lapide in ricordo del grandissimo scrittore comisano non ha precedenti. Se si pensa che ancora oggi i ragusani masticano amaro per il fatto che noi modicani da anni, da decenni, facciamo affari d’oro anche sul nostro “oro nero”, non certo il petrolio (quello ce l’anno loro, vero, ma se lo sono fatti fregare nel 1953 dagli americani e adesso anche dagli italiani), bensì il cioccolato (che furbata questa del cioccolato, del quale bisognerebbe parlare come caso emblematico di business perfettamente pensato e costruito da un paio di uomini intelliggenti). Ma anche e soprattutto del business (non certo milionario, ma sempre meglio del nulla) legato al premio Nobel per la Letteratura del 1959, quel Salvatore Quasimodo messinese (nel senso che la sua era una famiglia originariamente ed evidentemente messinese) nato a Modica nel 1902 e vissuto in quella via Posterla modicana per circa tre mesi, quando poi il padre, ferroviere, lo portò, in fasce, in provincia di Messina. Eppure su quella nascita in via Posterla abbiamo costruito un circuito, un via vai di gente, un business, insomma.

E adesso questa lapide al Magistrale “Verga” nel quale Gesualdo Bufalino insegnò per “ben” due anni scolastici. Troppo furbi: adesso ci sarà una lapide di marmo (qualche centinaio di euro di impegno) per ricordare il grande comisano (che a parte gli anni di guerra e di sanatorio, e quei due anni a Modica, visse per tutta la sua vita a Comiso) e la sua permanenza nella Capitale della Contea, che si può facilmente inserire tra questi due anni scarsi dell’insegnamento al Verga e qualche altra sporadica passeggiata.

Che poi i nostri cugini da ottanta anni residenti nel capoluogo di Provincia siano più ricchi, è anche vero, siano più bravi nella gestione delle cose economiche, è senz’altro vero, siano più precisi di noi in fatto di gestione aziendale e spirito imprenditoriale è vero pure ma, fatemelo gridare, noi modicani siamo troppo sperti. E tra una barretta di cioccolato, una salita a casa Quasimodo dove’è tutto finto, e adesso al Verga per omaggiare un professore che giovanissimo venne a fare lezione per due anni scolastici alle nostre ragazze oggi nonne, facciamo i nostri piccoli affari.

Dimenticavo: al Verga, presente il nostro sindaco Antonello e una truppa di professori che hanno presenziato alla manifestazione di scopertura della lapide marmorea, è stato detto che “furono proprio le memorie di quegli anni che ispirarono il romanzo ‘Argo il Cieco ovvero i sogni della memoria’ che videro la Modica di quegli anni come sfondo di una storia di amori e di tradimenti e dal quale il regista Beppe Cino realizzò il film interamente girato in città”.

E adesso vediamo se i ragusani sapranno mettere lapidi a Ibla per ricordare Pietro Germi, Marcello Mastroianni per limitarci agli scomparsi (ci sarebbero, ma sono ancora vivi e non è di gusto apporre lapidi a loro nome, Andrea Camilleri, Stefania Sandrelli, i fratelli Taviani et cetera et cetera).