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Unict a Ragusa: inaugurato l’anno accademico 2024-2025, obiettivo mille iscritti. FOTO GALLERY

Una mattinata storica per Ragusa Ibla ha segnato l’inizio dell’anno accademico 2024-2025 dell’Università di Catania. Per la prima volta nella lunga storia del prestigioso ateneo catanese, una delle tre cerimonie inaugurali, previste per quest’anno, si è svolta nel cuore di Ibla, suggellando il ruolo sempre più centrale che la città iblea gioca nel contesto accademico siciliano.

La cerimonia, solenne e carica di simbolismo, ha avuto luogo presso l’auditorium “San Vincenzo Ferreri”, uno dei luoghi più suggestivi della città, circondato dal verde del Giardino Ibleo e incorniciato da uno dei panorami più pittoreschi del barocco siciliano. Qui, alla presenza delle più alte cariche accademiche, civili e religiose, è stato ufficialmente inaugurato l’anno accademico 2024-2025 dell’Università degli Studi di Catania, il 590esimo dalla fondazione del Siciliae Studium Generale, avvenuta nel lontano 1434.

Per Ragusa, questo evento rappresenta un traguardo straordinario, una consacrazione ufficiale del suo status di città universitaria, un ruolo che, negli anni, è andato progressivamente rafforzandosi grazie all’impegno congiunto dell’ateneo, del Comune e delle istituzioni locali.

Il rettore dell’Università di Catania, Francesco Priolo, ha aperto la cerimonia con un discorso che ha ripercorso la storia della presenza universitaria a Ragusa e tracciato le linee guida per il futuro. «Oggi, a quasi trent’anni di distanza dal primo insediamento universitario – ha esordito il rettore – Ragusa ospita ben cinque corsi di laurea dell’Università di Catania, con 793 iscritti, quasi il doppio dei 434 del 2018-2019. È il segno del nostro impegno tangibile sul territorio, un impegno che non è mai venuto meno e che oggi trova un nuovo slancio. Confido che in futuro, grazie a una maggiore differenziazione nell’offerta formativa, si possa registrare un ulteriore consistente aumento degli iscritti, superando ampiamente la soglia dei mille studenti».

L’inaugurazione di Ragusa è stata la seconda delle tre previste per l’anno accademico in corso. Dopo la cerimonia di apertura svoltasi al Teatro greco-romano di Catania, la scelta di Ibla ha voluto sottolineare l’importanza strategica delle sedi decentrate per l’ateneo, in particolare di quella ragusana, che rappresenta uno dei fiori all’occhiello della presenza universitaria nel territorio ibleo. Il corteo accademico, composto dal rettore, dalla prorettrice Francesca Longo, dal direttore generale Corrado Spinella, dai presidenti delle Strutture didattiche speciali di Ragusa Stefano Rapisarda e di Siracusa Carmelo Nigrelli, dai presidenti della Scuola Superiore di Catania Daniele Malfitana e della Scuola di Medicina Pietro Castellino, ha sfilato lungo le stradine storiche di Ibla, partendo dall’aula magna del complesso di Santa Teresa, fino a raggiungere l’auditorium San Vincenzo Ferreri.

Questo gesto, carico di significati simbolici, ha rappresentato l’occasione per rinnovare i gesti e i rituali accademici che, da quasi sei secoli, accompagnano il cammino dell’ateneo catanese, sempre più proiettato verso l’innovazione tecnologica e scientifica, senza mai dimenticare la sua vocazione alla crescita e alla promozione del sapere.

Nel suo discorso, Priolo ha voluto ripercorrere le tappe principali della presenza universitaria a Ragusa, ricordando il primo insediamento avvenuto con il corso di laurea in Scienze agrarie tropicali e subtropicali all’inizio degli anni ’90. «Ragusa ha sempre rappresentato per l’Università di Catania una sfida e una grande opportunità – ha affermato il rettore –. L’insediamento universitario a Ibla è cominciato con un solo corso di laurea, ma ha subito trovato il favore della popolazione locale, delle istituzioni e del tessuto produttivo del territorio. Oggi, a quasi trent’anni da quel primo passo, possiamo dire con orgoglio che abbiamo formato oltre 3.600 laureati, molti dei quali oggi ricoprono ruoli di rilievo nel panorama professionale e culturale non solo siciliano, ma anche nazionale e internazionale».

Il fiore all’occhiello dell’offerta formativa ragusana rimane l’indirizzo linguistico, con corsi incardinati nel Dipartimento di Scienze Umanistiche. Qui, l’insegnamento delle lingue europee si affianca a quello di lingue non europee come il giapponese, l’arabo e il cinese, che hanno reso la sede iblea una delle più attrattive per studenti provenienti da tutta Italia. Un’altra eccellenza che contraddistingue l’offerta formativa ragusana è l’insegnamento della Lingua dei Segni Italiana (LIS), una disciplina in cui l’ateneo catanese è pioniere a livello nazionale. «Questi corsi non sono solo una risposta alle richieste del mercato del lavoro – ha sottolineato Priolo –, ma rappresentano un impegno concreto verso l’inclusione sociale e la promozione di una cultura dell’accoglienza e dell’interculturalità».

Il rettore ha inoltre voluto ringraziare il Comune di Ragusa e il Consorzio Universitario Ibleo per il contributo determinante dato alla crescita della sede iblea, ricordando l’acquisizione della nuova sede della ex Scuola dello Sport, che si aggiunge a quelle storiche del Distretto e di Santa Teresa. Questo risultato è stato possibile anche grazie al sostegno della Banca Agricola Popolare di Ragusa, che continua a essere un partner strategico nelle politiche di sviluppo dell’ateneo.

Ma il futuro della sede ragusana passa anche attraverso nuove sfide. Priolo ha indicato due obiettivi prioritari per i prossimi anni: migliorare la mobilità studentesca tra la parte nuova della città e Ibla, dove si concentrano le sedi universitarie, e realizzare alloggi pubblici per studenti meritevoli con difficoltà economiche. In questa direzione si inserisce il progetto “Greentech”, un incubatore di imprese che nascerà a breve grazie a un finanziamento di oltre 10 milioni di euro, in collaborazione con il Comune e la Bapr. «Questo progetto – ha spiegato il rettore – darà ulteriore impulso alla ricerca e alla Terza Missione dei docenti che insegnano a Ragusa, creando nuove opportunità per i giovani imprenditori del territorio».

La cerimonia ha visto anche l’intervento del presidente della Struttura didattica speciale di Ragusa, Stefano Rapisarda, che ha sottolineato il valore simbolico di questa giornata: «Oggi, più che mai, ribadiamo che le sedi decentrate non sono ‘colonie’ dell’Ateneo catanese, ma parte integrante di un’unica istituzione. Siamo membra dello stesso corpo, e il rafforzamento di questo legame ci permette di costruire un futuro di crescita e sviluppo per tutto il territorio ibleo». Rapisarda ha inoltre ricordato il legame storico tra l’Università di Catania e la città di Ragusa, tradizionale luogo di formazione per gran parte della classe dirigente locale, e ha invitato gli studenti a vivere appieno l’esperienza universitaria, non solo come percorso di studio, ma come momento di crescita personale e sociale: «L’università non è solo un luogo dove si studia, ma una casa dove si vive, si fanno amicizie, si discute e si cresce insieme».

La giornata si è conclusa con un messaggio di speranza per il futuro: Ragusa, con la sua storia e il suo patrimonio culturale, è pronta a consolidare il suo ruolo di città universitaria, guardando con fiducia ai prossimi mille iscritti, e oltre.