UNO A ZERO E PALLA AL CENTRO

Negli ultimi tempi l’orgoglio di certi siciliani, non di tutti, certamente, è rimasto ferito. Gli ultimi scandali politici di cui si è avuta notizia, in giro per l’Italia, hanno di certo offuscato l’immagine di una Sicilia che veniva portata ad esempio del malaffare politico.

Solo il nuovo Presidente della Regione, dal suo insediamento, ha tentato di restituire alla Sicilia i meriti che le spettano, trovando ogni giorno qualche storiella da raccontarci a proposito di pannoloni per incontinenti, di fondi pubblici utilizzati impropriamente, di uccelli in locazione (o in leasing, non si sa), e altre amenità.

Ma pur con tutta la sua buona volontà non è riuscito a dissipare l’abbattimento di quanti si dispiacevano per l’immagine della Sicilia nel mondo.

Da noi solo piccole cose, altrove vacanze nei mari del Sud, feste di capodanno da favola, suite lussuose, investimenti in diamanti, colazioni da 800 euro a persona, tutto con i fondi dei rimborsi ai partiti, con cui si provvedeva anche ai bisogni spiccioli di biancheria intima e barattoli di Nutella (strano che non usassero il burro).

Fortunatamente, però, qualcuno pensa alla nostra terra. Attenzione, nulla di grandioso, di lussuoso, storie da poveri disgraziati, ma con quelle coloriture pirandelliane che fanno della nostra isola un nome, una marca , una garanzia.

Per quello che andiamo a raccontare, considerati anche i tempi di elezioni, non importa assolutamente in quale area politica e in quale partito siano accaduti i fatti, consapevoli che tutto il mondo è paese. Casomai, saranno ca…voli acidi quando se ne occuperà Grillo.

In un paese della provincia di Messina, da stamane, ci sono 156 (centocinquantasei) persone indagate, di cui 12 (amministratori ed esponenti politici, fra cui un ex vicesindaco) con misure cautelari, 7 agli arresti domiciliari e cinque con divieto di dimora, nell’ambito di una indagine su reati che vanno dall’associazione finalizzata alla commissione di falsi e reati elettorali, alla truffa in danno di enti pubblici; sarebbero state falsate le elezioni amministrative del 2001, favorendo diversi cambi di residenza per ottenere maggiori preferenze. Al centro dell’inchiesta, condotta dalla Procura di Patti, ci sono residenze spostate a seconda delle convenienze elettorali, corsi progettati per garantire consenso, frequentati da allievi e docenti fantasma, per i quali sono stati percepiti regolarmente i contributi, quasi quattrocentomila euro.

Sono finiti in manette e si trovano ai domiciliari un ex Vice Sindaco, già assessore ai Servizi Sociali, padre di una neoleletta deputata alle ultime elezioni, un consigliere Comunale e Presidente della Commissione Servizi Sociali, una consulente del lavoro, consigliere comunale di San Piero Patti ed ex assessore, un ex vice comandante della Polizia Municipale, un Ispettore della Polizia Municipale di Patti, la Presidente e una impiegata del Consorzio Sociale Insieme. Divieto di dimora per un Maresciallo della G. d. F. in servizio a Messina, consigliere comunale del Comune di Patti dal 2001, per un Maresciallo dell’Esercito in servizio a Messina, Consigliere Comunale del Comune di Patti dal 2006, obbligo di dimora per un Ispettore della Polizia Municipale di Patti, ex assessore del Comune di Oliveri; un impiegato di un Ente di Formazione, ex Consigliere Comunale del Comune di Patti dal 2006 al 2011 e un ex assessore del Comune di Montagnareale.

Secondo gli investigatori alcuni candidati politici alle ultime elezioni amministrative, con la complicità di vigili urbani, e con l’obiettivo di procurarsi consensi elettorali che altrimenti non avrebbero avuto, avrebbero indotto numerose persone residenti in comuni limitrofi a quello pattese, a trasferire fittiziamente le proprie residenze in Patti, per poi indirizzare in loro favore le preferenze di voto. Gli agenti del commissariato di Patti, che hanno condotto le indagini sotto la direzione della locale Procura, sono riusciti a documentare nel corso delle indagini un avvenuto voto di scambio, con la complicità di funzionari comunali, tra i candidati indagati ed alcuni elettori. Gli investigatori si sono poi imbattuti in due corsi per tecnico di sartoria e operatore sociosanitario, costati alla regione 376mila euro, che venivano svolti in maniera sommaria ma che ottenevano le certificazioni necessarie per accedere ai contributi.

Era da tempo che non c’erano storie di questo tipo, in gradi di portare la Sicilia agli onori delle cronache nazionali. E non mancheranno gli spunti per poter sollazzare i lettori con le amenità che già vengono fuori, come quella di un seggio, per le ultime primarie che servivano per stabilire le candidature alle ultime elezioni, organizzato direttamente nella casa del vice sindaco arrestato, fra l’altro padre della neo eletta deputata che, nell’occasione fu la più votata nelle stesse primarie.

Imperversano sulla stampa locale del messinese i commenti salaci e, addirittura le vignette, fra cui quella che avrebbe fatto scattare le indagini,  che dipingeva il vicesindaco arrestato come un novello Mosè che guidava un intero popolo a spostarsi attraverso il Mar Rosso e il deserto per portarle in terre più sicure (elettoralmente parlando…). Sembra che i voti siano stati venduti, come risulta anche da intercettazioni ambientali in cambio di una pizza, di una bolletta della luce, di banconote da 50 o 200 euro. Ci sono di mezzo promesse di un alloggio popolare o della cancellazione di una multa e persino la minaccia di licenziamento o il lavoretto affidato all’impresa, ma qui siamo già ad “alti livelli” di contrattazione. C’è un discorso tra uno degli arrestati e l’intermediario a proposito di una bolletta sky che il candidato ad amministrare la cosa pubblica si rifiutava di pagare al futuro elettore avendo già sborsato i soldi della bolletta della luce. A cornice della surreale vicenda, che vede anche la neo deputata destinataria di un avviso di garanzia, insieme al marito per un fittizio cambio di residenza, occorre anche dire che, nonostante le promesse e le bibliche transumanze da un comune all’altro, la cricca non riuscì nemmeno a vincere le elezioni, cosa questa che, forse, farà sorridere più dell’intreccio dei vari reati.

Esaurito il sollazzo, restano delle riflessioni da fare, sui brogli e sul voto di scambio, verrebbe da dire che di fronte a queste scelleratezze non si può dire che sia il sistema ad essere malato ma gli stessi elettori. Pare, addirittura, che il cambio di residenza, in alcuni territori, nei piccoli comuni, sia una usanza diffusa, nonostante sia un reato. Sono i cittadini, con la compiacenza, l’omertà, la complicità, a far sviluppare sistemi illegali e a provocare il saccheggio della cosa pubblica e dei territori. Sono i cittadini disonesti i colpevoli, non solo i politici. Quando cerchiamo i responsabili dello sfascio esistente, cerchiamoli anche fra di noi.