Uno scrive, dieci copiano: l’attuale livello del giornalismo ragusano

Il caso di Marcello Crucetta, amatissimo gelataio ambulante di Modica, dato per morto due giorni fa e in realtà vivo e ben vegeto, ha confermato la bassa stima di cui purtroppo gode il giornalismo ibleo. Non ci riferiamo soltanto al pur grave infortunio della collega che ha scritto l’articolo. Gli errori sono sempre dietro l’angolo e, a volte, la foga di arrivare primi su una notizia fa dimenticare a qualcuno le basi della professione. Ma la leggerezza con la quale la falsa notizia è stata ripresa rappresenta un punto di difficile ritorno. 
Meno male che il buon Crucetta ha dimostrato di essere all’altezza del celebre scrittore Mark Twain , il quale coinvolto in un caso simile nel 1897, scrisse a un giornale: “Spiacente di deludervi, ma la notizia della mia morte è grossolanamente esagerata”. Tanto di cappello e buona vita, gentile Marcello!

Non è una valida giustificazione: tutti gli organi d’informazione sono pieni di morti in realtà vivi. Per esempio: pochi giorni fa le agenzie hanno battuto il decesso del famoso linguista, attivista e intellettuale statunitense Noam Chomsky, 95 anni, subito ripreso da autorevoli giornali on line italiani. La notizia è stata poi smentita dalla moglie, mentre la gran parte degli stessi siti d’informazione si è limitata a togliere i link relativi, come se nulla fosse successo e senza rispetto dei lettori. I social amplificano queste fake news, fino a renderle disgustose. Molti ricordano quanto successe nelle ore precedenti alla dipartita dell’attore Marcello Perracchio.

Senza andare tanto lontano, pensiamo al consigliere comunale di Vittoria Giuseppe Cannizzo, dato per morto diverse volte prima del decesso avvenuto a fine aprile, dopo un ricovero durate circa due settimane.

C’è anche un altro aspetto, non secondario, che fa emergere il modo di fare informazione, oggi, nel nostro territorio: il copiato tra colleghi. Chi non è addentro al mondo dell’informazione sappia che spesso s’innesca questa stortura: uno trova e scrive una notizia, usando gli strumenti della professione – fonti, pazienza, fatica, abilità, deontologia – e tanti altri copiano. Bastano pochi minuti e il furto è eseguito. Certo, c’è una differenza sostanziale e riguarda l’affidabilità del giornalista. Chi è avvezzo a spararla grossa non gode della reputazione tale da essere ripreso dalla A alla Z. 

Tra di noi, lo sappiamo da decenni, si celano autentici professionisti del “copia e incolla”. Un imbroglio perpetrato con la faccia di bronzo di cui fanno mostra senza provare un minimo briciolo di vergogna. Non solo: ci sono giornalisti (eufemismo) che spacciano link sui social, come se fossero produzione del loro intelletto. Potrebbero citare almeno la fonte, ma non lo fanno, altrimenti metà dei loro giornali risulterebbe opera di altri.
Ragusaoggi.it è sovente vittima di questo modo becero, e non è l’unico. In diversi anni abbiamo raccolto tantissime prove, tra le nostre risate di sfottò ai noti copiatori e i comprensibili musoni che accompagnano il sudore sprecato a vantaggio degli imbroglioni.  
“Copia e incolla”: quasi quasi ne facciamo il titolo di una nuova rubrica.       

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