VENTICINQUESIMA GIORNATA DEL VOLONTARIATO

In Piazza Vittorio Emanuele erano tante le Associazioni di Volontariato che dal lontano 1985 fino ad oggi hanno operato per il bene di tutti nel nostro paesino. C’erano i volontari dell’ANPAS, o quelli della CARITAS, o ancora i volontari dei VIGILI DEL FUOCO, etc. Quando vediamo passare  un’ambulanza a sirene spiegate non riusciamo a immaginare  tutto il lavoro, la preparazione e la responsabilità che c’è dietro. Nessuno  di noi si è mai fermato a riflettere sul significato profondo dell’essere Volontario,del mettersi a completa disposizione di chiunque, con consapevolezza che si può andare incontro a rischi e situazioni  traumatiche . Quanto ad esempio vengono allertati dalla centrale,  partono  sempre  verso un obiettivo che non sanno mai come può realmente presentarsi. Capitano gli incidenti, le aggressioni, i lutti da gestire perché anche se non accade a qualcuno che si conosce è sempre un evento che segna,capitano i siero positivi, gli ubriachi e gli psicopatici.

Il volontariato è una delle dimensioni fondamentali della cittadinanza attiva e della democrazia, un’attività libera e gratuita svolta per ragioni private e personali, che possono essere di solidarietà, di giustizia sociale, di altruismo o di qualsiasi altra natura.  Essere volontari significa compiere una scelta che riempie di gioia. Non importa per quante ore in un giorno, in un mese, in un anno: donare se stessi agli altri è ogni volta una pagina nuova. La dedizione può essere rivolta a persone in difficoltà, alla tutela della natura e degli animali, alla conservazione del patrimonio artistico e culturale. Nasce dalla spontanea volontà della propria coscienza di fronte a problemi non risolti, o non affrontati, con evidenti difficoltà di gestione o mal gestiti da chi ne è effettivamente responsabile. 

Alcune persone vogliono vivere quest’esperienza da soli, confrontandosi unicamente con la propria coscienza in relazione alla specifica esperienza ‘di servizio’ vissuta; la maggioranza dei volontari invece predilige mettere a disposizione il proprio impegno presso associazioni, organizzazioni o iniziative collettive mirate suffragate a specifici obiettivi umanitari. In effetti, la condivisione in molti casi è ‘emozione’;  in una comunità che si rispetti, ogni persona è importante e ognuno può trovare il suo modo di vivere una relazione in base alla propria disponibilità di tempo ed energie. Non è necessario avere competenze particolari: la maggior parte delle mansioni richiedono solo predisposizione al lavoro di gruppo, al contatto con le persone e una buona dose di elasticità e disponibilità.

Tuttavia, ci sono attività in cui per essere utile è necessario e fondamentale possedere un titolo o delle conoscenze specifiche su un tema; piuttosto che una buona padronanza di una lingua straniera.  E’ una scelta di vita che non si ferma al solo turno di servizio ma prosegue anche al di fuori dello stesso, nell’ambiente familiare, di lavoro, scolastico, nel contesto sociale dove normalmente si interagisce. Naturalmente vi è una dote necessaria e inderogabile che deve possedere chi fa volontariato: la bontà, con adeguata sensibilità intesa come la propensione naturale a fare del bene e non intesa come ‘buonismo’ che è invece la capacità di fare azioni conformi a determinati principi morali. ‘Bontà con adeguata competenza’ di discernere il bene dal male, metaforicamente riferendosi alla conduzione di un’automobile: con la capacità di essere alla guida con correttezza, perché ‘bontà senza tale competenza’ rischierebbe di provocare, seppur involontariamente, altra sofferenza. Non  è quindi  un’alternativa a fare altro, un modo per impegnare un po’ di tempo libero, è un impegno che predilige la costanza rispetto all’occasionalità, un percorso di crescita e apprendimento; di cambiamento interiore. (Elisa Montagno)