Versalis. La terapia d’urto di Eni mette a rischio gli impianti di polietilene a Ragusa: allarme sulle produzioni locali. La denuncia dei sindacati

La strategia di Eni riguardo la sua controllata Versalis sta generando crescenti preoccupazioni per il futuro degli impianti di polietilene a Ragusa, con i sindacati territoriali di Filctem, Femca e Uiltec che denunciano un imminente fermo di produzione di 50 giorni previsto tra settembre e dicembre. Questo stop, giustificato da Versalis come un’azione per il “contenimento delle scorte di prodotti finiti”, coinvolgerà tutte e tre le linee di produzione di polietilene, creando incertezza tra i lavoratori e le loro famiglie. E’ quanto denunciato, appunto, dai sindacati.

Le dinamiche

Le dinamiche di mercato che hanno colpito il settore, come l’eccesso di capacità produttiva e la competizione da parte di produttori internazionali (Cina, Medio Oriente, Stati Uniti) che beneficiano di costi energetici e di materie prime inferiori, hanno penalizzato Versalis e il comparto chimico europeo. A questi fattori si aggiungono le nuove normative sull’uso dei materiali plastici e il cambiamento nelle preferenze dei consumatori verso prodotti più sostenibili.

I sindacati esprimono preoccupazione per l’assenza di interventi di manutenzione predittiva o programmata, pratiche solitamente adottate durante fermi produttivi in passato. Inoltre, la coincidenza tra questo blocco e l’annuncio di un nuovo assetto societario da parte di Eni solleva ulteriori dubbi. Secondo i sindacati, Eni sta già implementando una ristrutturazione industriale per Versalis senza aver presentato un piano industriale concreto alle parti sociali, lasciando in sospeso il ruolo degli impianti di Ragusa e il futuro del sito.

Versalis ha promesso in passato investimenti “green” per gli stabilimenti di Brindisi e Priolo-Ragusa, con l’obiettivo di integrare le produzioni chimiche tradizionali con la tecnologia di riciclo chimico Hoop®, ma i lavoratori denunciano ora blocchi produttivi, come quello del polietilene a bassa densità (LDPE) e della linea di copolimero Eva, senza chiari segnali di riconversione industriale. Questo scenario lascia dubbi sul futuro della chimica Eni in Sicilia, con forti ripercussioni potenziali sull’economia locale e sull’occupazione.

I sindacati richiedono trasparenza sui piani di Eni e sollecitano un dialogo per evitare che questo fermo produttivo si traduca in un disimpegno definitivo dal territorio, compromettendo il futuro occupazionale di centinaia di lavoratori e l’economia di Ragusa.

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