Il movimento “Libertà e Giustizia” ha lanciato un appello accorato contro il pericolo di una svolta autoritaria operata dal Governo Renzi che starebbe, secondo i sottoscrittori dell’appello, progettando di “stravolgere la nostra Costituzione” facendola modificare da “un Parlamento esplicitamente delegittimato”, “per creare un sistema autoritario che da al Presidente del Consiglio poteri padronali”, con la prospettiva di un “monocameralismo e la semplificazione accentratrice dell’ordine amministrativo”.
Le accuse sono gravissime, il tono assolutamente accorato e la fonte molto autorevole, il gotha degli intellettuali della sinistra più colta.
Tutto questo sorprende e un po’, francamente, spiazza chi come me ha sempre guardato a questo gruppo di intellettuali con rispettosa ammirazione.
Il Governo ha inserito nel proprio sito istituzionale la bozza di riforma costituzionale già da tempo in modo che qualunque cittadino ne potesse prendere visione, quindi contrariamente a quanto accade per i provvedimenti economici che vedranno la loro concretizzazione con l’approvazione del DPF tra una quindicina di giorni, le critiche al piano di riforma costituzionale è doveroso che vengano fatte sul merito dei signoli articoli, non mediante un appello generico, benchè pesantissimo!
Quindi intanto al di la del merito mi sembra che quest’appello pecchi per eccessiva genericità, per una certa disinvoltura pregiudiziale nell’analisi politica.
Mi si dirà, come ha sostenuto Rodotà, che il sistema proporzionale è il più aderente al principio di rappresentanza democratica, si può anche agevolmente sostenere che il bicameralismo perfetto consente una più puntuale riflessione sui provvedimenti legislativi, che la ripartizione amministrativa in Regioni, Province e Comuni garantisce maggiori livelli di partecipazione democratica, e tutte queste argomentazioni sono state alla base delle scelte, per quel periodo corrette e impeccabili, che i nostri Padri Costituenti fecero nel dopoguerra, ma oggi nel calcolo dei costi/benefici connesso ad ogni architettura istituzionale siamo sicuri che il rapporto tra “priorità” e “controindicazione” che valeva nel dopoguerra non sia semplicemente ribaltato?
Nel dopoguerra venivamo da un regime totalitario, e c’era desiderio di rappresentanza delle varie espressioni politiche; durante il ventennio il potere esecutivo aveva compresso in modo intollerabile l’ “aula sorda e grigia” del Parlamento, la mobilità era ridotta e i presìdi amministrativi decentrati necessari: ma è ancora così, la nostra società ha ancora queste caratteristiche?
I cittadini percepiscono come prioritaria la “puntuale rappresentatività democratica” o la “stabilità di governo”?
Sono disposti a tollerare l’ozioso meccanismo della navetta parlamentare tra Camera e Senato che dilata i tempi di promulgazione delle leggi?
In momenti di scarsa tolleranza verso gli sprechi vivranno come una castrazione amministrativa la soppressione di un ente provinciale che oramai aveva competenze residuali, ma in compenso un apparato burocratico/politico molto ben strutturato?
Una riflessione va fatta anche sulla tenuta della democrazia in Italia!
Qualcuno può ancora pensare che il mantenimento dello status quo costituisca un balsamo per la democrazia?
E a quale ricetta diversa da queste riforme invece si pensa per potere smorzare la marea montante dell’astensionismo e dell’antipolitica?
Penso che se in questo progetto di riforma (che in omaggio alla trasparenza tutti da settimane possiamo vedere) sono presenti delle sbavature, o peggio degli elementi antidemocratici, degli intellettuali colti, preparati e illustri come i firmatari dell’appello di “Libertà e Giustizia” è doveroso che ne chiedano la modifica anche con un forte atto di denuncia come un pubblico appello, ma se a fronte di un articolato puntuale si lancia un’accusa tanto pesante quanto poco circostanziata, il dubbio che l’attacco guardi più che altro alle elezioni Europee (qualche firmatario si è esposto e o candidato nella “Lista Tsipras”) mi sembra più che giustificato …
La vicenda poi assume dei contorni abbastanza paradossali se a sottoscrivere l’appello sono Grillo e Casaleggio specialmente se si legge l’ultima frase: “Una democrazia plebiscitaria non è scritta nella nostra Costituzione e non è cosa che nessun cittadino che ha rispetto per la sua libertà politica e civile può desiderare” …
Quindi si assiste a Grillo che sottoscrive l’allarme per il PD che imbocca una deriva plebiscitaria, proprio lui, il teorico del vincolo di mandato, sottoscrive l’accusa a Renzi di “svolta autoritaria” … tutto questo ha francamente il sapore di uno scherzo …
ma che sbadato … oggi è il 1° aprile!