Viaggiare in tempi di pandemia? Non è stato facile. Neanche per chi aveva tutto il diritto di poter rientrare. Questa è la testimonianza di una giovane di Ragusa, una nostra lettrice che, al termine del suo contratto di lavoro, ha deciso di rientrare. E’ la testimonianza di chi, nonostante tutto, è riuscito a tornare a casa. Ma il viaggio è stato tutt’altro che semplice.
“Sono trascorsi già 6 giorni dal mio arrivo a Ragusa, ma volevo raccontarvi la storia del mio viaggio di ritorno dalle Marche alla Sicilia in piena pandemia.
Ho 31 anni e mi sono trasferita a Pesaro per lavoro. Dopo qualche mese dal mio arrivo è stato imposto il lockdown a causa del Coronavirus. Alla scadenza del mio contratto lavorativo ho deciso di non rinnovare e rientrare in Sicilia. Ho pianificato il viaggio di rientro nei minimi dettagli contattando sia il numero verde COVID-19 della Regione Marche che quello della Regione Sicilia per avere tutte le informazioni necessarie. Mi autorizzano perché la mia motivazione (causa scadenza del contratto) rientra nelle categorie dichiarate dal decreto ministeriale autorizzate agli spostamenti per far rientro nel proprio domicilio quindi nella mia regione.
Prenoto il treno Pesaro-Roma e successivamente l’aereo Roma Fiumicino- Catania, perché come mi avevano riferito telefonicamente era l’unico modo per arrivare in Sicilia.
Giorno 30 aprile parto dalla stazione ferroviaria di Pesaro diretta dapprima a Falconara Marittima per poi fare il cambio e arrivare a Roma Termini alle 23 circa. Il treno parte da Pesaro in orario alle 18.35. Oblitero il biglietto e il controllore mi indica anche il binario da prendere una volta arrivata in stazione. Arrivo a Falconara Marittima alle 19.22 trovo una stazione totalmente deserta, raggiungo velocemente il binario 1 ma nei monitor non trovo la comunicazione del treno in arrivo.
Attendo 10 minuti poi vado alla ricerca di qualche dipendente Trenitalia per avere informazioni. Riesco a chiedere ad un dipendente che stava andando via e con un un atteggiamento veramente scortese mi dice che non ci sono più treni per Roma, non ci sono autobus e non si può arrivare nella capitale. Sono stati attimi di panico perché mi sono sentita totalmente persa. Non potevo tornare indietro e non potevo raggiungere Roma. L’unica soluzione era prendere un taxi. Ho pagato la tratta Falconara-Roma Termini 350euro. Abbiamo impiegato 3h10m. Arrivati a Termini avevo prenotato una stanza in un hotel perché il volo era alle 9.00 del mattino. Giorno 1 maggio mi dirigo verso la stazione Termini per prendere il treno o il bus per raggiungere Fiumicino. Alle 6.00 del mattino la stazione era totalmente deserta e non c’era nessun collegamento per l’aeroporto. Anche in questo caso la soluzione è stata quella di chiamare un taxi, 48 euro la tratta. Arrivata a Fiumicino ho fatto tutti i controlli aeroportuali, sanitari e di polizia. Il volo è stato in orario e alle 10.10 ero già atterrata a Catania.
Il giorno precedente avevo contattato l’azienda di trasporti che opera il collegamento Catania Fontanarossa- Ragusa chiedendo informazioni sulle tratte. Mi riferiscono che ci sono solo due linee attive una delle 10.10 e una delle 16.10. Chiedo come sia possibile che non ci sia un collegamento con gli unici due aerei che arrivano nello scalo catanese ma rispondono in maniera vaga e chiudono la telefonata. Ovviamente perdo l’autobus delle 10.10 e attendo 6h quello delle 16.10. Sono stata al sole, senza poter mangiare perché all’aeroporto era tutto chiuso. Erano attivi solamente i servizi igienici e le macchinette automatiche con bibite e snack dolci. Finalmente alle 16.10 riesco a prendere il bus per Ragusa. Arrivo alle 18. Quindi esattamente 24h dopo la mia partenza. È stato un viaggio veramente estenuante, e soprattutto in piena crisi dovuta dall’emergenza sanitaria mia è costato 560euro. Mi chiedo se non avessi avuto la disponibilità economica per affrontare questi imprevisti come mi sarebbe finita?”